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Riceviamo e pubblichiamo una nota sottoscritta da un esteso gruppo di dottori Agronomi e Forestali della provincia di Brindisi inerente la scottante problematica del Complesso del Disseccamento Rapido degli Olivi (Co.Di.RO.).

Creato il 26 aprile 2015 da Antoniobruno5
Riceviamo e pubblichiamo una nota sottoscritta da un esteso gruppo di dottori Agronomi e Forestali della provincia di Brindisi inerente la scottante problematica del Complesso del Disseccamento Rapido degli Olivi (Co.Di.RO.).
Riceviamo e pubblichiamo una nota sottoscritta da un esteso gruppo di dottori Agronomi e Forestali della provincia di Brindisi inerente la scottante problematica del Complesso del Disseccamento Rapido degli Olivi (Co.Di.RO.).
E’ profonda la preoccupazione per la rapida diffusione del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CO.Di.RO) nella provincia di Lecce e i recenti focolai di infezione riscontrati nel brindisino, in agro di Oria.  Per natura e dimensioni il fenomeno rischia di compromettere non solo un comparto strategico dell’agricoltura regionale, ed il suo relativo indotto, ma anche di cancellare definitivamente un paesaggio agrario unico al mondo e di incomparabile bellezza, con i conseguenti drammatici impatti sul territorio e più in generale sulla sua economia. 
Quali Dottori Agronomi e Forestali, pur riconoscendo il valore e l’impegno profuso dai ricercatori nella lotta a questo parassita, non possiamo esimerci dal rilevare che le strategie poste in essere per il contenimento dell’emergenza, in osservanza alle indicazioni dettate dall’Unione Europea, sono essenzialmente incentrate sull’eradicazione delle piante infette o con manifestazione di sintomi, nonchè sul controllo chimico/agronomico dell’insetto vettore. Ne deriva una limitata efficacia delle predette misure anche in virtù dell’ampia estensione delle aree interessate dal batterio, del gran numero di piante ospiti dell’insetto vettore (Philaenus spumarius L.) e delle sue caratteristiche biologiche, nonché per il lungo periodo di incubazione del batterio (Xylella fastidiosa) la cui patogenicità non è stata ancora dimostrata.
Se il rispetto degli impegni assunti in ambito europeo (sottoscrizione dei protocolli EPPO) e il senso di responsabilità nei confronti di altri territori richiedono da un lato la totale osservanza delle misure in attuazione (Piano Silletti), per altro verso ragionevolezza e cautela suggeriscono di sottoporre queste stesse a un attento “riesame”, al fine di verificarne l’efficacia e la rispondenza agli obiettivi attesi. Tanto in ragione delle condizioni di intervento quali quelle descritte, che ne pregiudicano l’adeguatezza e gli effetti previsti, producendo impatti non accettabili sul piano costi/benefici. Ma soprattutto nell’incertezza dei numeri e di una ricerca che, ancora limitata per quanto concerne il ceppo del batterio e il suo rapporto con l’ospite specifico (l’olivo), non ha ad oggi dimostrato che a far morire gli alberi sia solo la Xylella e tantomeno ne conferma la patogenicità. Come ribadito recentemente dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare), non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che comprovi l’indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido degli ulivi osservata in Puglia.
Si ritiene altresì che l’abbandono di vecchie pratiche colturali, il progressivo impoverimento della fertilità biologica dei suoli - dovuta anche, in alcune aree, all’abuso di diserbanti chimici - e la sussistenza di fattori di stress abiotici possano rappresentare una concausa nella manifestazione del Co.Di.RO, determinando condizioni di diffusa sofferenza vegetativa delle piante che ne riducono le capacità naturali di difesa a fronte di agenti patogeni. Per migliorare la reattività delle piante si ritengono utili, seppur non esaustive, le indicazioni di intervento a carattere agronomico inserite nelle Linee Guida della Regione Puglia e riprese nel Piano del Commissario Delegato. Utili appaiono le regolari potature, le spollonature ed una corretta gestione della fertilità del suolo, adottando tecniche migliorative e conservative della sostanza organica che escludano l’impiego di diserbanti chimici. Utile potrebbe essere, come recentemente proposto dalla Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio), ottenere l’autorizzazione all’uso di tutte le sostanze attive previste dalla normativa europea di agricoltura biologica (Regg. CE 834/07 e 889/08 e s.m. e i.) per il contenimento del vettore specifico del batterio sull’olivo e sulle altre specie ospiti del vettore.
Tutto ciò premesso, atteso che le strategie poste in atto presentano carattere contenitivo e non risolutivo - come oggi da più parti riconosciuto - non consentendo l'eradicazione del batterio ma rallentandone al più la diffusione, e considerati altresì i conseguenti pesanti impatti ambientali, economici e sociali, riteniamo  necessario ed improcrastinabile l’avvio di un importante programma di ricerca e di sperimentazione, a carattere internazionale, sostenuto con adeguate risorse dall’U.E. e dal governo nazionale, utile ad attivare e concretizzare un approccio di studio a carattere interdisciplinare.
Si ritiene, per quanto indicato, che la ricerca possa e debba essere indirizzata non solo verso l’individuazione di mezzi di controllo diretti dei presunti patogeni del Co.Di.RO, ma anche verso una migliore conoscenza dei fattori di stress e degli squilibri derivanti, nell’ambito di una visione olistica, ispirata ai principi dell’agroecologia, estesa al rapporto ospite–patogeni–ambiente. L’individuazione di piante resistenti rappresenta un ulteriore percorso obbligato. 
In questa prospettiva appare prezioso il contributo che la figura dell’Agronomo e Forestale, capillarmente presente sul territorio, può offrire non solo in quanto “depositaria” di competenze ed esperienze di campo specifiche ed esclusive, ma anche per l’utile ruolo di coniugazione che può garantire tra il mondo della ricerca e quello contadino, con i suoi antichi e insostituibili “saperi”.
In attesa di conoscere gli esiti delle prove di patogenicità e nelle more di indicazioni utili rivenienti dalla ricerca e dalla sperimentazione, riteniamo che l’eradicazione delle piante infette dovrebbe essere sospesa e temporaneamente sostituita, nelle zone cuscinetto e nella fascia di eradicazione, con energiche sfrondature della chioma che, riducendo drasticamente l’apparato fogliare infetto, contribuirebbero per un verso a contenere la fonte di inoculo e per altro a salvaguardare il patrimonio olivicolo e paesaggistico nella sua complessità. Analoga proposta è stata peraltro già avanzata da diverse organizzazioni olivicole.
Per le restanti aree infette, è ormai consapevolezza comune che prevedere oggi l’abbattimento delle piante colpite sarebbe un’impresa irrealizzabile e distruttiva, oltre che inutile: tali zone possono costituire un laboratorio all’aperto utile per eseguire osservazioni, fare sperimentazioni e ricerca. Va in questa direzione la recente proposta di realizzare in provincia di Lecce un parco scientifico della biodiversità olivicola, “Un Getsemani in Salento”, comprendente le numerosissime varietà di olivo esistenti al mondo. Per il resto riteniamo che nella zona di profilassi debbano essere osservate le prescrizioni previste dal Piano del Commissario delegato.
L’agricoltura pugliese deve oggi imparare a “convivere” con il batterio Xylella fastidiosa. In futuro, complice la globalizzazione e la difficoltà di controllare il trasferimento di piante potenzialmente infette, potrebbero presentarsi altre nuove patologie. Nel merito è opportuno che il Governo centrale e la UE intensifichino i controlli fitosanitari sulle merci e materiale vegetale in ingresso nei paesi UE, poiché è ormai acclarato che tali scambi commerciali sono la principale fonte del contagio da Xilella nel territorio salentino dove giungono, da ogni parte del mondo, enormi quantità di piante ornamentali e da frutto che spesso sfuggono ai controlli.
L’esperienza subita e la sua drammaticità ci inducono a ritenere che sia necessaria una rivisitazione delle politiche comunitarie, nazionali e regionali, perché possa concretamente svilupparsi un nuovo modello di fare agricoltura, più sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.La comunità agricola salentina rivendica oggi un diritto inalienabile: quello della sopravvivenza del proprio paesaggio agrario, della propria storia, della propria cultura.
Da Agronomi e Forestali, quali tecnici del settore, ribadendo il nostro intendimento a contribuire attivamente per l’affermazione di tale diritto, ci rivolgiamo alle Istituzioni e alla rappresentanza politica locale affinché sollecitino la Regione Puglia, il Governo nazionale e l’Unione Europea a riesaminare le strategie poste in essere e ad attivare, con urgenza e senza ulteriori indugi, un concreto programma di ricerca e sperimentazione in campo che si ritiene essere l’unica strategia percorribile per conservare e consegnare alle future generazioni un patrimonio millenario di 60 milioni di alberi di olivo.
F.to:Agr. J. Giandomenico Argentieri – Dott. Agr. Piero Chirarelli - Dott. Agr. Gianfranco Ciola - Dott. Agr. Francesco De Carlo Chimienti - Dott. Agr. Alberto Mele - Dott. Agr. Teodoro Membola - Dott. Agr. Vito Mileti - Dott. Agr. Oronzo Milone - Dott. Agr. Marco Mitrotta - Dott. Agr. Angelo Moro - Dott. Agr. Vincenzo Pugliese - Dott. For. Anna Sacco - Dott. Agr. Genoveffa Solvimene - Dott. Agr. Felice Suma - Dott. Agr. Michele Trotti - Dott. For. Angelo Zurlo.
Fonte: http://www.brindisireport.it/cronaca/xylella-inutile-e-dannoso-abbattere-gli-ulivi-infetti-va-cambiato-l-approccio.html

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