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Ricordanze - Come una tigre

Da Giulietta88
Ricordanze - Come una tigre
Mentre guardavo fuori dal finestrino ancora non mi rendevo conto di quello che sarebbe successo dopo qualche ora, ma soprattutto delle conseguenze che avrebbe scatenato nella mia vita quella giornata così uggiosa.
Non avevo aspettative perché era la prima volta che affrontavo una gara di quella portata, una gara con me stessa, e non ero affatto sicura di quello che stavo per fare.
Ricordo che quando entrai in quella palestra tutto sembrava enorme, o forse ero io ad essere troppo piccola per poter vedere il mondo nella maniera più adatta.
Una marea di persone affollavano le gradinate e un esercito di bambini si stava preparando per quella che sarebbe stata un'interminabile giornata. Presi la mia borsa e mi recai nello spogliatoio.
Indossare il kimono è sempre stata una cosa che mi piaceva da morire fin dalla prima volta che lo misi. Allacciarlo con cura, sistemare le pieghe delle maniche e mettere la cintura nel modo giusto per poi stringere il nodo con forza. Tutte piccole operazioni che mi preparavano a quello che veniva dopo, una sorta di rituale come garanzia per un buon allenamento.
Un guerriero deve essere sempre in ordine, sempre sicuro di sé quando affronta un ostacolo.
Cominciai ad agitarmi quando mi mescolai alla folla di bambini e ragazzi che intasavano ogni angolo di quella palestra e facevo pure fatica a respirare visto il tanfo che proveniva da centinaia di piedi scalzi che continuavano a zampettare da tutte le parti.
Dopo il saluto venimmo divisi in categorie e in ordine di cintura ma nonostante avessi solo undici anni e fossi ancora un' insignificante cintura bianca riuscii a gareggiare solamente quattro ore dopo il mio arrivo. Un'attesa che mi parve infinita, tant'è che quando giunse il mio momento ero già stanca. Ero quasi arrivata a pensare che non ne valesse la pena, che stavo sprecando il mio tempo, finché non accadde qualcosa che mi fece cambiare rapidamente idea.
La mia prova consisteva in un unico e semplice kata, una riproduzione "a vuoto" di tecniche, una sorta di coreografia marziale. Il mio nemico era invisibile e io dovevo convincere i giudici che in realtà lo avevo ben presente davanti ai miei occhi e che con le mie mosse perfette e potenti lo avrei sbaragliato senza timore.
Chiamarono il mio nome e sentii subito le vene espandersi, il cuore batteva all'impazzata e avevo paura che qualcuno potesse notare il color pomodoro della mia faccia inondata di calore.
La situazione era abbastanza umiliante da un certo punto di vista. Tre persone sono li per giudicarti, per dirti quanto fai schifo di fronte a migliaia di genitori che ti guardano e sperano che tu possa sbagliare per far vincere il proprio figlioletto.
Mi misi al centro del tatami, mi inchinai per fare il saluto e istintivamente chiusi gli occhi.
Sentivo una confusione tremenda e temevo che non mi sarei mai concentrata con tutto quel rumore. Svuotai la mente, immaginai di essere sola e cercai di tirare fuori più energia possibile.
Nel preciso istante in cui mi sentii veramente pronta partii come un razzo. Le gambe e le braccia già sapevano qual era il loro compito e ad ogni passo le mie grida mi aiutavano nello sforzo e mi facevano sentire viva come mai mi era capitato prima di allora.
Le mie mani erano bollenti e percepivo lungo tutto il corpo una scarica elettrica che mi teneva in piedi nonostante fossi fisicamente ed emotivamente distrutta.
Eravamo in trenta nella mia categoria e dovetti aspettare che tutti gareggiassero. Solo otto sarebbero passati alla seconda fase della gara e il mio nome venne chiamato inaspettatamente. Ci fecero ripetere la prova e di nuovo sentii quella forza che spuntava da non so dove.
Chiedevo a me stessa come fosse possibile che il mio corpo così piccolo e apparentemente fragile potesse produrre una tale energia. Era come se dentro di me ci fosse una tigre sempre pronta ad attaccare la sua preda. 
Alla fine i giudici ci misero in fila e nominarono i vincitori di quella competizione.
"Al terzo posto si è classificata.. Giulia Giarola".
Bastarono queste poche parole per farmi uscire un vomito di calore che mi sciolse le vene del viso e le orecchie in un istante si incendiarono. Incredula feci un passo in avanti, mi girai un attimo verso il mio maestro per capire se stesse accadendo tutto per davvero e lui mi sorrise, non un semplice sorriso, ma uno di quelli che ti fanno capire che una persona è veramente fiera e orgogliosa di te. Stavo quasi per scoppiare a piangere di gioia e a stento riuscii a trattenermi.
Andai verso i giudici che mi strinsero le mani e chinai leggermente il capo per farmi indossare la medaglia di bronzo. Seguirono un'infinità di baci e abbracci e la felicità che provai in quel momento non è paragonabile a nulla, perché fu un evento che mi cambiò totalmente la vita e stravolse le mie convinzioni.
Da quel giorno capii che potevo avere tutto quello che volevo se mi fossi impegnata, capii quanto valore avesse quell'incredibile forza che avvertivo fin dentro la mia anima, capii di essere un guerriero, capii di essere una persona vincente. Quella fu la prima di una lunga serie di vittorie che non potrò mai dimenticare. Sono veramente fiera dei miei ricordi...


Dalle Ricordanze di Giulia




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