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ridefinendo il cinismo: cronistoria delle deiezioni antropiche

Creato il 02 giugno 2010 da Nefarkafka666

Nel marasma pacchiano della grande azienda uno degli eventi più frequenti è senza dubbio la cosiddetta riorganizzazione.

La riorganizzazione non nasce da esigenze concrete e non è un mezzo articolato e ponderato per stare al passo con le nuove istanze imposte dalla modernità e  dalle nuove esigenze di un mercato sempre più ampio e globale.

Prima di tutto al termine assetto viene preferito inderogabilmente quello di assesment probabilmente perché con tutte le sibilanti che contiene, il suono stimola molto la diuresi e una sana minzione è basilare soprattutto se la grande azienda in questione produce vernici poliuretaniche dove l’ammoniaca che si estrae dall’urina è un elemento essenziale per la miscela di un prodotto di qualità.

Ma cosa cambia nella sostanza? Dopo attenta ed approfondita analisi i maggiori esperti del settore si sono divisi tra la tesi secondo la quale il nuovo impianto non cambia un beneamato cazzo e quella secondo cui tange solo marginalmente questa gran coppola di minchia.

Mettendo sotto la lente del microscopio le innovazioni apportate dal responsabile di produzione (un brillante cinquantenne dipendente dal viagra e dalla lacca per capelli) si notano subito alcuni particolari. Il primo è il più importante ed inquietante: il microscopio è quello trovato nella scatola del piccolo chimico e per giunta gli obiettivi sono sporchi di nutella. Il secondo è che tecnicamente ognuno fa le stesse identiche cose che faceva prima ma adesso le svolge nella loro traduzione in un inglese maccheronico e francamente molto triste. Da questo momento il vecchio capoturno che sputazzava plutonio arricchito di catarro da MS diventa shiftmanager. Il ragioniere del secondo piano che sotto il militare aveva prestato servizio in infermeria guadagnandosi l’ambita qualifica di responsabile della cassetta del pronto soccorso (chiusa da quindici anni e probabilmente contenente una confezione di cerotti di Paperino e le carcasse di dio solo sa quanti scarafaggi mummificati) diventa safety officer.

Gli operai che con le loro belle tutine multicolore in base al reparto di appartenenza diventano production operators.

Insomma qualche ingenuo potrebbe chiedersi che senso abbia fare le stesse cose di prima nominandole in modo diverso. Se qualcuno si ponesse tale domanda dimostrerebbe sicuramente molto realismo e perspicacia ma anche molta ingenuità.

Si da il caso che tali innovazioni linguistiche avvengano sempre a ridosso di uno degli eventi che da sempre fanno tremare i polsi e gli sfinteri dei piani alti della grande azienda: la visita ispettiva. Ad ispezionare l’azienda sono i clienti che ciclicamente si palesano per controllare come vengono riempiti i secchi di latta il cui contenuto dovrebbe finire sulle carene di imbarcazioni e gommoni. Mossi dalla curiosità di sapere quale è l’agente antivegetativo che si è rivelato così efficace, di tanto in tanto appaiono individui dall’abito impeccabile e dall’alito muschiato. Ovviamente l’amministratore delegato farà ricorso a tutta la sua faconda vena retorica per non rivelare che l’ingrediente magico è appunto il virulento sputacchio del capoturno e tesserà abilmente le lodi degli esperti che nei laboratori lavorano ogni giorno per fornire un prodotto sempre più competitivo ed efficace.

Comincerà quindi ad illustrare l’ambiente “altamente dinamico”, il costante “orientamento al cliente”, “l’alto livello del servizio di consulenza interna” e cosa mai può esserci di più tonitruante di qualche vocabolo inglese messo lì a casaccio?

Vuoi mettere? Una cosa è dire “Questa è la mensa dove gli operai mangiano alle 13.30” e un’altra è dire “Venga! Le mostro la cafeteria dove gli addetti alla produzione fanno il lunch break!”

Ovviamente si sorvola su alcuni passaggi. Come proporre rimanendo invariata l’efficacia comunicativa l’espressione “E questo è il cesso dove solitamente vado a cagare alle 14.45?”


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