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Ridimensionamento “pensioni d’oro e d’argento”, tra allarmi e sospiri di sollievo

Creato il 20 agosto 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino Ridimensionamento “pensioni d’oro e d’argento”, tra allarmi e sospiri di sollievo - 20 agosto 2014

InpsDi Mario Marrandino. Come “promesso” da Carlo Cottarelli poco dopo il suo insediamento: sarà necessario “toccare le pensioni d’oro e d’argento” calcolate con il vecchio metodo retributivo.

Si elucubra su un “prelievo di solidarietà” sulla differenza tra l’assegno pensionistico (acquisito in base a quanto stabilito dalla legislazione prima del 1996, con la riforma Dini) e l’importo teorico (che si sarebbe acquisito applicando il metodo contributivo che oggi conosciamo). Utilizzando questo stratagemma, ipoteticamente, potrebbero iniziare a fare capolino dei primi veri e propri sviluppi che sbloccheranno la questione esodandi e la cassa integrazione in deroga; si calcola circa un miliardo l’anno destinato a sopperire proprio questo tipo di inconvenienti. Si vocifera anche, per un sistema di pesi e contrappesi, al calo delle pensioni auree, spetterà un rialzo di quelle minime, ma non cantiamo vittoria troppo presto.

Nonostante tutto, nessun intervento sul fronte dell’età pensionabile, che resterà quella prevista dalla legge Fornero anche perché un cambiamento del genere potrebbe inacidire Bruxelles.

La prossima legge di Stabilità, attesa entro il 20 ottobre, prevederà un pacchetto pensioni che è già stato sottoposto alle simulazioni dei tecnici dell’Inps e della Ragioneria dello Stato. Due sono gli obiettivi principali: eliminare strutturalmente il fenomeno degli “esodati”, o, più in generale, la questione del lavoratore che perde in età matura il lavoro e con il rischio di restare senza pensione e/o senza stipendio per periodi più o meno lunghi; introdurre un principio di solidarietà, anche generazionale.

Ovviamente si sono aperte le critiche in merito a quest’argomento, anche all’interno dello stesso esecutivo: alle dichiarazione del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, al Corriere della sera, così risponde il viceministro dell’Economia, Enrico Morando: “Il contributo di solidarietà sulle pensioni alte mi sembra un argomento che lascerei per un’altra fase”. Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti: “Un contributo di solidarietà può e deve essere chiesto sull’eventuale differenza tra il livello di pensione che viene percepito e quello che viceversa spetterebbe sulla base della capitalizzazione dei contributi versati”.

L’allarme scatta però nei portafogli dei maxi dirigenti d’azienda, che sono coloro che ricevono le pensioni più succulente, ma anche tra i sindacati, che vedrebbero penalizzata quella parte significativa dei propri iscritti, scampata alla riforma Dini.

Per sopperire la questione “esodati”, si prevede che a coloro che avrebbero difficoltà a trovare una nuova occupazione, vada dopo i due anni di indennità (l’Aspi), un assegno di circa 750 euro al mese per il periodo necessario a maturare i requisiti per la pensione di vecchiaia. Raggiunta l’età pensionabile e quindi avente la possibilità di acquisire la pensione, l’ormai ex lavoratore restituirà a rate quello che è di fatto un anticipo della pensione. La perdita sarebbe intorno al 5-6 per cento dell’assegno mensile.

Contributo di solidarietà si elabora anche il raffreddamento dei meccanismi di adeguamento automatico delle pensioni al costo della vita. Citando Repubblica: “l’ipotesi più probabile è che si introducano delle fasce di reddito meno sensibili alle dinamiche inflazionistiche con il crescere dell’importo”.

Nella legge di Stabilità potrebbe essere introdotto un atteso tetto alle pensioni calcolate con metodo contributivo. In mancanza di un limite, infatti, oggi conosciamo diverse situazioni che sono ampiamente criticate: alcune categorie di lavoratori possono andare in quiescenza con oltre 70 anni di età (professori universitari, magistrati), riescono a maturare un assegno pensionistico pari al 100 per cento, ma anche oltre, dell’ultima retribuzione.


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