La fame, l'analfabetismo, la stessa disoccupazione non sono la peggiore sventura per l'uomo.
La peggiore sventura è sentirsi considerati un niente, al punto che persino le proprie sofferenze vengono ignorate.
La cosa peggiore è il disprezzo degli stessi nostri concittadini, poiché è il disprezzo che esclude da ogni diritto, che fa sì che il mondo ignori ciò che siamo, che impedisce d'essere riconosciuti degni e capaci di responsabilità.
La più grande disgrazia dell'estrema povertà è di essere come un morto vivente per tutta la vita.
Joseph Wresinski (da "Rifiutare la miseria" ed.Jaca Book-prefazione di L.Bruni)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
ndr.) L'opera a completamento del testo è dell'artista albanese Georgio Gjergj Kola