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Riflessioncina

Da Benben73

Tazza in rosa

Oggi, dopo il turbinìo della mattina appena iniziata (Chi sono? Dove sono? Che ore sono?), dopo la sistemazione dei vari ordini, un messaggio ad un’amica che mi sta a cuore; dopo essermi lasciata a morire lungo il corridoio e in cucina e in ogni stanza per l’ansia di un nuovo progetto, sono finalmente riuscita a mettere il naso fuori casa e a ragionare un poco. Cioè, ho provato a respirare e a togliermi un pò di peso: quel robo strano e grigio – molto simile alla polvere – che s’infratta sempre nei pressi dell’anima. L’unica modo per eliminarlo e debellarlo, fino alla prossima formazione, ha un solo nome: mamma – altro che swiffer!

Con la faccenda degli ordini, la necessità di creare e avere a disposizione materiale, ovviamente il più eterogeneo possibile, ho digitato, mentre guidavo, la combinazione e l’anima è rigurgitata fuori in auto, riempiendo tutto l’abitacolo, incuneandosi persino nei vani porta oggetti e nel baule.

Non lo so… mah… cioè… boh… ho provato a smantellare ‘sto peso, confessandole di come mi senta aliena in questo mondo. Sono fortunata, molto. Quando si è trattato di decidere cosa fare della mia vita – blablablabla – la mia famiglia mi ha ascoltata e non mi ha imposto nulla. Anzi, mi ha aiutata a intraprendere una strana molto, molto ardua, stretta e piena di curve. In fondo, quella scelta, in un certo senso è stata obbligata. Però, su questa mia strada così… elfica?… mi trovo – giuro – a non capire certi meccanismi o a non volerli accettare. Cerco di non lamentarmi mai. No. Vabeh, dai, mi lamento il giusto essendo un donnino. Le donne, da che mondo e mondo, sono geneticamente predisposte a lamentarsi, ma a parte la manicure non curata, la voglia di concedersi qualche trucco in più, non mi lamento mai. Ho smesso di farlo quando la vita si è manifestata in tutta la sua crudezza. E penso sia sempre pronta a farlo, magari non con me, ma con altri (basta leggere i giornali, guardare la televisione o andare dal medico) e, allora, ho deciso di non lamentarmi, perchè sono fortunata. Sì, nonostante le mille mancanze, sono proprio fortunata. Sono fortunata pure davanti e su questa strada in salita e non riesco – giuro che non riesco – a capire come si possa stare senza uno scampolo di sogno. I sogni non devono essere necessariamente utopie. Il sogno di passare una serata tranquilla con lui, il sogno di riuscire a rendere felici i bimbi con i Teddy o accontentare le richieste o, ancora, il sogno – piccolo piccolo – di realizzare qualche accessorio strambo e colorato.

I sogni possono essere milioni, immensi e piccoli. Il sogno di lavorare, di sentirsi realizzati e di sorridere sempre. Ehhhgggià…questi sono bei sogni. Non sono solo speranze. Personalmente mi sento fortunata – già l’ho detto – perchè nel mio piccolo mondo nuvoloso e gomitoloso mi sento realizzata eppure, sogno, ancora di fare di quest’isola qualcosa di più. E non ho fretta. Lascio che le difficoltà enormi mi travolgano ma va bene così. In fondo, le difficoltà non mi strapperanno mai quello che sono, anche se – lo ammetto – mi fanno sentire molto, ma molto aliena.

Ecco… così, giusto per riflettere a quattr’occhi e tastiera sotto le dita. Però le campane del mezzodì mi hanno distratta. Devo andare.

Benben <3"><3"><3


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