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Riflessioni matrimoniali

Creato il 07 agosto 2011 da Lanoisette

Colgo l'occasione del polverone suscitato dalle nozze tedesche dell'On. Paola Concia con la sua compagna (a proposito, molti e sentiti auguri) per esplicitare, in breve, come la penso.
Doverosa premessa: dal punto di vista normativo ed etico, i miei riferimenti sono, molto semplicemente, due aricoli della Costituzione:
Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 29: La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio.
Il matrimonio è ordinato sull'eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.

Ciò detto,
1) Matrimonio anche per le persone dello stesso sesso: assolutamente sì. L'Art.29 non specifica che il matrimonio debba essere tra persone di sesso diverso, né che esso debba avere fini procreativi (e, a ben vedere e a voler fare polemica, neppure che i coniugi debbano essere solamente due), anche perché tale distinzione confliggerebbe con la parità tra cittadini sancita dall'Art.3. Se poi gli ordinamenti delle diverse confessioni religiose prevedono cose diverse, fatti loro, lo Stato deve garantire l'uguaglianza dei diritti.
2) Riconoscimento delle unioni di fatto: sì, ma solo in parte, ovvero per quanto concerne, ad esempio, il riconoscimento dei diritti del partner quando si tratta di assistenza morale e sanitaria; se si si vuole il pacchetto completo (eredità e affini), c'è il matrimonio civile. Il fatto di mantenere tale un legame "privato" può essere comunque una scelta della coppia.
3) Divorzio breve: necessario corollario per rendere efficaci i punti 1) e 2). Soprattutto se la separazione è consensuale, è folle che ci vogliano anni per poter ottenere nuovamente lo stato libero e dunque contrarre un nuovo matrimonio. Quando la coppia scoppia, scoppia e basta: sei mesi, un anno al massimo, mi paiono più che sufficienti per ricucire il ricucibile o far arricchire gli avvocati. I più fortunati o gli amanti delle minestre riscaldate potranno sempre risposarsi col coniuge di prima.


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