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Riflessioni semi-serie e forse no di una mattina nel traffico.

Creato il 07 marzo 2015 da Achiara84 @madamaAly

I semafori rossi, a volte, sono il modo migliore per guardarsi intorno.

Perché sono una pausa obbligatoria nella vita frenetica. Perché in fondo tu sei lì, nella tua macchina, e non puoi far altro che aspettare. Anche se hai fretta, anche se non ti fermi mai.

E allora cosa di meglio di un semaforo rosso?

Nella mia città son tornati i lavavetri ai semafori, e le persone che chiedono la carità.

E a me spaventano un po’. Perché è successo, in passato, che aprissero gli sportelli delle auto e picchiassero i poveri malcapitati che non volevano o non potevano dargli neanche 20 centesimi.

Capita anche di trovare, nel traffico, quello che non si arrende proprio a dover aspettare, e sbuffa, si guarda intorno, guarda il semaforo, manda un messaggio al cellulare, batte le dita sul volante. E quando finalmente il semaforo diventa verde, schiaccia il clacson e l’acceleratore quasi in contemporanea.

E nonostante tutta la mia fretta, a volte avrei voglia di non ripartire subito, di farlo aspettare, di fargli capire che quel piccolo microsecondo di differenza non gli cambia nulla, anzi, forse lo aiuta a respirare.

Nel traffico c’è anche il furbo, quello che si mette nella corsia più libera per poi fare lo slalom tra le macchine perché era la corsia sbagliata e il semaforo gli impedisce di correre.

Al semaforo c’è anche quello che decide di fare una esplorazione approfondita delle sue narici, incurante di trovarsi in un’auto dai vetri trasparenti e di essere in realtà, in mezzo a non poche persone.

Quello mi fa sempre ridere in realtà, perché spesso ha lo sguardo fisso, o rivolto verso il semaforo, e non si preoccupa dell’auto accanto a lui, o davanti, ai cui occupanti è chiarissimo cosa stia facendo.

E nel traffico ci sono sempre i bambini. Magari col grembiulino che aspettano di andare a scuola.

Bambini che un tempo facevano le smorfie agli altri automobilisti, o guardavano fuori ancora assonnati, o aspettavano un sorriso.

E che ora sono con lo sguardo fisso su uno schermo, tablet o altro che sia. Perché così “non disturbano e stanno tranquilli”.

Forse.

Ma a me piacevano i bambini che mi facevano le linguacce attraverso un vetro. Che rispondevano al mio sorriso. E mi mandavano baci.

Il traffico. Ci passiamo giornate intere.

Lo vediamo quasi come una cosa normale, un attributo immancabile delle nostre vite.

Lo scotto da pagare per vivere nel mondo moderno.

Ma a volte mi viene da pensare che ci cambi. Ci renda diversi, vivere in un ambiente perennemente veloce, di corsa, che non si riesce neanche ad aspettare che il semaforo cambi colore.

Riflessioni semi-serie e forse no di una mattina nel traffico.

non riesce neanche ad aspettare che il semaforo cambi colore.


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