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Riflessioni sul Multiverso

Creato il 19 novembre 2013 da Hodyjean

Una volta pensavamo che il nostro mondo fosse il solo mondo; pensavamo che il sole fosse l’unico sole; poi, dopo aver impiegato 150000 anni per capire cosa fosse una galassia, decidemmo che la nostra galassia dovesse essere l’unica galassia. In tutti e tre questi casi, abbiamo scoperto che non potevamo sbagliarci più di così. E’ davvero così irragionevole supporre che il nostro universo non sia l’unico? Infatti, visti gli errori commessi in passato (il nostro tasso di fallimento è del 100%), non sarebbe leggermente irrazionale affermare il contrario?

Abbiamo una lunga filosofia di pensiero, che affermava che l’orizzonte era il confine, il limite del mondo; invece, ogni orizzonte che abbiamo mai raggiunto (fisicamente o con l’intelletto), ha sempre rivelato un altro orizzonte. Solo perché non possiamo vedere al di là della montagna, non significa che là non ci sia niente. Perché non dovrebbero esserci altri universi? Perché, eccezion fatta per motivazioni religiose, ciò dovrebbe essere impensabile? Quando mai abbiamo trovato qualcosa, di cui esistesse solo un unico esemplare? Non c’è nessuna prova diretta dell’esistenza di altri universi, ma non dovremmo nemmeno aspettarci di trovarne! (Anche se alcuni fisici sospettano di aver trovato qualche indizio nella geometria dell’universo primordiale, oppure nell’analisi delle onde gravitazionali, l’esistenza delle quali potrebbe essere scoperta sperimentalmente tra non molto, o nel fatto che la gravità stessa sia così debole, se paragonata alle altre 3 forze fondamentali). Non potresti mai, nemmeno in linea teorica essere in grado di confermare direttamente l’esistenza di altri universi, ma potremmo inferire la loro esistenza, capendo meglio ciò che deve essere successo qui, in questo universo, in quell’istante prima che “fosse la luce”. Al momento questa è una domanda a cui non si può dare risposta, ma è una domanda che potrebbe avere la capacità di rispondere alla più antica questione filosofica: “perché siamo qui”. Se il nostro universo è l’unico che potrà mai esserci, allora l’esistenza della vita qui potrebbe essere una coincidenza fastidiosa, una condizione da cui non potremmo mai fuggire. Ma se ci fossero altri universi, con altre leggi, altri comportamenti, allora, ad ogni universo che nasce, l’emergere della vita di qualsiasi tipo diventa sempre più probabile. E con un numero sufficientemente grande di universi, la formazione di un universo con le leggi congeniali alla nascita della vita diventa quasi inevitabile. Abbiamo bisogno solo di una fonte di energia, di ripetizioni e di variazioni.

E se ci fosse davvero un Multiverso? Dove la regressio ad infinitum è fermata da leggi che semplicemente non non possiamo immaginare, diverse geometrie, dimensioni, magari altre forze, energie a noi sconosciute, spazi ultradensi che danno vita ad altri universi, come se gonfiassero delle bolle in uno spazio multidimensionale. Per quanto ne sappiamo, entro questo orizzonte i Big Bang sono comuni quanto lo

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sono  i fulmini durante un temporale; forse gli indizi stanno nella somiglianza tra il nostro universo e i buchi neri, magari sono bolle dentro altre bolle. Non è che penso di saperlo, è che sono certo del contrario; e so con la stessa precisione che nessun altro lo sa, perché nessuno può saperlo; non abbiamo la minima idea di cosa possa essere possibile in quel mare di universi. Senza ulteriori dati tutte le speculazioni, inclusa la mia, riguardo l’esistenza (o la non esistenza) di un Multiverso non hanno né capo né coda sia in termini scientifici, sia filosofici. Però, se davvero sei un libero pensatore, puoi provare a indossare quell’idea come un paio di occhiali, giusto per vedere come appare la realtà sotto quel punto di vista, per vedere se tutto ha un po’ più senso. 

Allora immaginiamo una situazione ipotetica, nella quale gli universi possono formarsi in modo naturale, separati gli uni dagli altri da distanze spaziali o dimensionali, oppure in un tempo lineare così smisurato, che solo il più squilibrato dei matematici potrebbe immaginare. Immaginiamo come potrebbe essere quella realtà, in un universo di quelli in cui la vita come noi la conosciamo è solo una possibilità.

In principio era il buio; poi la rottura spontanea di simmetria: le quattro forze si separano; poi era l’elettromagnetismo e solo dopo questo momento poté “essere la luce”, una parte della quale si sarebbe condensata per diventare quark e gluoni, che poi formarono protoni ed elettroni. Tutto questo è avvenuto in meno di un milionesimo del primo secondo di vita del nostro ipotetico universo, nei 3 minuti successivi l’espansione dello spazio fa calare la densità di energia fino a raggiungere la “fresca” temperatura di un miliardo di Kelvin, le particelle non possono ancora unirsi per formare il primo vero atomo; dovrà passare ancora circa mezzo milione di anni, perché ciò accada.

Ora facciamo un salto in avanti di 9 miliardi di anni, quando le nubi di gas saranno da tempo collassate per formare le galassie e dopo che diverse generazioni di stelle saranno vissute e morte. Andiamo su un pianeta, formatosi dalla polvere che circondava una stella, un pianeta sul quale le forze naturali hanno avuto il tempo di agire, sistemando senza tregua le particelle in ogni arrangiamento possibile, legando, costruendo, spezzando, ricombinando le parti, mutando sempre, finché, dopo un altro mezzo miliardo di anni, si forma la prima molecola autoreplicante o meglio la vita. Dall’energlia agli atomi, dagli atomi agli esseri, a loro volta fatti di atomi, fatti di energia.

Dopo 4oo milioni di anni di costanti mutazioni, emerge l’intelligenza e questi esseri d’energia, intrigati da ciò che vedono, voglio capire da dove provengono: guardano i loro corpi e vedono imperfezione, guardano il loro mondo e vedono energia, ripetizione, variazione, schemi, complessità: sicuramente la firma di un Creatore! Vanno quindi alla ricerca di déi, ma trovano solamente le loro stesse parole, quindi guardano più a fondo e vedono caos, e poi schemi all’interno del caos, schemi provenienti dal caos, lo vedono ovunque: nelle onde sonore, nelle onde di compressione, nelle vibrazioni, nelle oscillazioni, nella luce, nella gravità, nell’elettricità, nella fisica, nella chimica, nella biologia. Ovunque le forze incontrano l’armonia, emergono le forme, schemi d’ordine nel caos, onde in fase che esitano un istante prima di tornare al caos da cui sono emerse; poi guardano più a fondo e trovano numeri sotto il caos, trovano leggi semplici ovunque.

Gli esseri d’energia hanno scoperto che i numeri sono la chiave per capire l’universo, “ma- si chiedono- perché mai dovrebbe essere così?” Poi scoprono che vivono in un universo quantizzato, in cui la materia e le forze possono esistere solo come unità di egual grandezza, che possono quindi essere calcolate e

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predette fino all’undicesima cifra decimale: le equazioni si bilanciano davvero, il loro universo è razionale! E tra tutte le cose di cui potevano essere composti, scoprono che sono fatti dalla più pura forma di energia, stabilizzata in uno stato di emergente armonia fisica e concludono che essi devono esistere proprio come gli schemi nel caos matematico. Sono ancora solo animali, sono ancora solo elementi chimici, ma prima di tutto ciò essi erano un accecante lampo di luce. Interpretando loro conoscenza al meglio delle loro possibilità, concludono che esistono semplicemente perché la loro esistenza è possibile.

Ora la domanda è questa: cosa ti fa credere che non stai vivendo in quell’universo proprio ora? Come faresti a esserne sicuro? Nessun esperimento, nessuna osservazione, che potresti fare qui, sembrerebbe differente . Non saresti capace di distinguere l’universo che ho descritto da quello in cui stai vivendo, perché ogni esperimento che faresti qui, non farebbe altro che confermare che sei composto da energia armonica e che vivi in un universo semplice. Se pensi che tutto questo sia una di quelle frottole New Age, allora tu devi mostrarmi dove posso trovare un’E che non sia uguale a un mc2, o un’ma che non implichi una esattamente proporzionale e misurabile. E se questo non assomiglia all’universo che il tuo dio ha creato, allora è lecito dire che pare che non sia stato il tuo dio a fare questo universo. Non significa che un’intelligenza non sia stata coinvolta (diciamo nel momento della rottura di simmetria), significa solo che stai quasi certamente dando importanza alla cosa sbagliata; se tutto ciò che è successo dal lampo iniziale è spiegabile attraverso un miliardo di piccoli scalini naturali, perché mai postulare un gigantesco salto soprannaturale al principio di tutto? Mai niente nella scienza ti dirà che non c’era un creatore (l’ipotesi del Multiverso potrebbe rispondere anche alla domanda “da dove arriva il creatore?”), ma forse dobbiamo abbandonare la promessa dell’immortalità per sentirci veramente vivi qui e ora, per dare valore gli uni agli altri ora, per apprezzare veramente ciò che abbiamo. Probabilmente ciò fa parte della crescita, o almeno ne faceva parte, prima che la gente si mettesse a fare promesse che niente e nessuno avrebbe potuto mantenere. Magari in futuro non scombussoleremo sin dall’inizio le menti dei nostri bambini, dicendo loro che dei miti sono la verità; magari racconteremo loro altre storie fantastiche, che parleranno di come muri

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apparentemente indistruttibili possono sgretolarsi nel giro una notte o di come una volta, con il mondo intero che stava a guardare, un uomo cinese con la sua borsa della spesa diventò per pochi attimi più di un essere umano. Perché vivere con la costante vergogna, come un peccatore caduto, come un indegno, come un essere umano di seconda classe; perché mai anche solo provare a credere in una tale storia, quando invece con pochi libri potresti imparare abbastanza sull’universo, da poterti guardareogni mattina allo specchio e sapere che il tuo albero genealogico risale sù fino alla luce stessa. E tutto ciò che devi fare per vederla è lasciar cadere gli antiquati tabù religiosi.
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Naturalista Digitale

 

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