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Riforma ad alta tensione

Creato il 01 dicembre 2010 da Lalternativa

Ancora proteste in molte università italiane all’indomani dell’approvazione del ddl sulla riforma dell’università. Ma il dibattito politico si è spostato sull’iter al Senato del provvedimento e sui rischi di una mancata approvazione definitiva della legge.

Domani (2 dicembre) i capigruppo si riuniranno a palazzo Madama per decidere il nuovo calendario dei lavori, ma i tempi sono molto stretti per inserire la riforma prima del voto di fiducia del 14. E dal Pd arriva un altolà: “Se pensano, infrangendo il regolamento, di mettere all’ordine del giorno la riforma dell’Università prima del 14 dicembre facciamo saltare l’accordo di calendario sulla Legge di Stabilità”, ha detto il capogruppo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro. “Sarebbe un brutto affare per loro – ha aggiunto – perché Berlusconi si troverebbe a chiedere la fiducia in Senato con la legge di stabilità non approvata”.

A temere i contraccolpi sono soprattutto i rettori (“rischiamo la morte per asfissia” dicono e si sono mossi singolarmente in tanti) che, pur con alcuni distinguo, attendono l’approvazione della legge per sbloccare i concorsi per ordinari e associati e per i ricercatori e per avere il fondo premiale 2011/2013 che in parte mitigherebbe i tagli della manovra estiva.

Il presidente della Crui, Enrico Decleva chiede che “la partita non venga persa a tavolino” e fa un appello anche all’opposizione. Anche per il ministro Gelmini “é urgente l’approvazione della riforma dell’università, e per questo è urgente la calendarizzazione al Senato, altrimenti sono a rischio concorsi e finanziamenti”.

Da Viale Trastevere si paventano “pesanti conseguenze per il sistema universitario” se il ddl Gelmini non dovesse ricevere il via libera definitivo o non essere calendarizzato. Un ulteriore invito ai senatori arriva dal presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia: “la riforma deve seguire un percorso veloce e diventare subito legge”.

D’altra parte il mese di dicembre è veramente “stretto: il 6 e il 7 c’é l’esame della legge di stabilità, che dovrebbe avere il via libera il 9 in quanto l’8 dicembre è un giorno festivo. Una delle ipotesi potrebbe vedere l’aula di Palazzo Madama aperta proprio il giorno dell’Immacolata, in modo che al ddl università siano riservati giovedì 9 e venerdì 10 dicembre. Anche perché lunedì 13 in Senato ci sarà il discorso di Silvio Berlusconi, prima del voto del 14.

Al dibattito politico si aggiunge la protesta di studenti, ricercatori e precari che, pur se minore di ieri, non accenna a diminuire da Nord a Sud: Torino, Palermo, Cagliari, Napoli, Bologna, Firenze, Reggio Calabria sono soltanto alcune delle città dove gli studenti, negli atenei o ancora sui tetti e nelle stazioni hanno portato avanti le manifestazioni, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione fino al 14 dicembre.

“La maggioranza e il Governo – spiegano gli studenti – ha deciso di non cogliere i segnali che venivano dalle università, portando il testo al voto con un atto di arroganza, anche a seguito del parere negativo della commissione bilancio se la Gelmini pensa di fermare la protesta degli studenti, avremo il piacere di smentirla. La maggioranza degli studenti, anche quelli con la media del 30, continueranno a manifestare, fino al voto del ddl al Senato. Abbiamo fiducia nella natura umana: speriamo il centro destra rinsavisca e decida di arrestare l’iter parlamentare, prima si trovino le risorse, poi si facciano le riforme. Intanto proseguono le mobilitazioni”.

Sul fronte dei rettori, invece, oltre ai singoli interventi di sollecitazione all’approvazione, il Presidente della Conferenza dei Rettori, Enrico Decleva, ha espresso “soddisfazione” per l’approvazione alla Camera del Ddl: “Attendiamo in ogni caso con fiducia che il Senato vari definitivamente il provvedimento.

Fermo restando che esso è solo un punto di partenza. Starà alla responsabilità di tutti, forze politiche e componenti universitarie, fare in modo che la sua complessa attuazione sia avviata al più presto e avvenga in condizioni idonee, nell’interesse dell’istituzione e del rilancio effettivo del suo ruolo insostituibile nella vita del Paese”, conclude Decleva.


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