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Riformista, chiusura rimandata ma scoppia il “caso Macaluso”: il direttore verso l’addio

Da Kobayashi @K0bayashi

Riformista, chiusura rimandata. L’assemblea dei soci con all’ordine del giorno la liquidazione della cooperativa del quotidiano diretto da Emanuele Macaluso e, di conseguenza, la chiusura definitiva del giornale, è stata posticipata di una settimana rispetto all’originale convocazione prevista per venerdì 16 marzo per favorire eventuali  manifestazioni di interesse nei confronti della testata. Il nuovo appuntamento è stato fissato a giovedì prossimo, il 22 marzo.

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Tra le due date, oltretutto, potrebbero finalmente diradarsi le incertezze sul fondo per l’editoria. Martedì 20 marzo il sottosegretario della presidenza del consiglio con delega all’editoria Paolo Peluffo dovrebbe infatti illustrare in commissione Cultura alla Camera dei deputati i nuovi criteri per la ripartizione dei fondi pubblici per il settore e ufficializzare quindi l’aumento del fondo stesso a quota 120 milioni di euro (almeno per quest’anno, poi si vedrà). Secondo i calcoli del comitato di redazione al Riformista potrebbero spettare un milione e 800mila euro, una vera e propria boccata d’ossigeno per il quotidiano bianco-arancione.

7 giorni preziosi, per redazione e cooperativa editoriale, per fare chiarezza su alcuni punti oscuri della recente gestione della testata. “Ora Macaluso riapra un tavolo di confronto con il comitato di redazione senza scadenze“, ha immediatamente tuonato il combattivo cdr. La ricetta di quest’ultimo non è cambiata: tavolo di confronto tra cdr e assemblea dei soci e sostanziale stand-by almeno fino allo stanziamento della cifra destinata da palazzo Chigi al Riformista.

Auspichiamo – hanno scritto in una nota De Angelis e Tristano, giornalisti-soci componenti del comitato di redazione – che fino all’ultimo minuto utile si faccia ogni tentativo per arrivare a soluzioni positive. Per questo confidiamo che ci sia spirito costruttivo nel cercare eventuali soci senza preclusioni e che venga esposta con chiarezza la pesante situazione economica in cui versa il giornale, su cui abbiamo sollevato interrogativi che attendono ancora risposta.

Ma lo strappo tra cdr e Macaluso sembra oramai insanabile, tanto che il direttore ha pubblicato un articolo dai toni inequivocabili, “Commiato ai lettori“, annunciando il suo prossimo addio:

Scrivo questa nota con molta amarezza dato che in momenti così difficili per me – e dopo il tentativo di salvare Il Riformista, investendo anche il mio modesto prestigio – c’è stato un redattore che ha responsabilità come componente del comitato di redazione il quale ha cercato di infangare la mia stessa onorabilità. Parlo del signor Alessandro De Angelis, che con una raffica di interviste e dichiarazioni ha qualificato il mio operato come “antisindacale”, padronale, “peggio di Marchionne” e ha insinuato (al Giornale del Cavaliere) che nasconderei “la verità sul default” e che sto “tentando tutto per vendere questo giornale”.

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Le infamie di una persona si possono anche rintuzzare, ma il De Angelis rappresenta la redazione ed è per questo che scrivo. Nei confronti di tutti i giornalisti che lavorano al Riformista ho sempre mostrato rispetto e stima come meritano. Ed è per questo che oggi sottolineo un’eccezione. Da più di settant’anni, in situazioni e momenti diversi, con incarichi diversi, ho combattuto sempre con il mondo del lavoro e la sinistra. Mai nessuno, nemmeno i nemici che ho combattuto, aveva osato mettere in dubbio la mia onestà, la mia correttezza e la mia buona fede anche nei momenti in cui commettevo errori.

Sentirmi dire oggi le cose che ho riferito, qualche giorno prima che compia 88 anni, da una persona che lavora nel giornale a cui ho cercato di dedicare le mie residuali energie scrivendo ogni giorno, anche quando sono stato in ospedale, è un’offesa che non posso tollerare. Non ritiro oggi la mia firma dalla direzione del giornale per non ostacolare possibili interventi che possano salvare il salvabile del giornale. Tuttavia in questo clima non posso più scrivere una riga in un foglio in cui la mia firma si possa mischiare con quella del signor De Angelis. Mi dispiace concludere così questa breve, ma per me significativa avventura in questo quotidiano.


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