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Riina junior: tutti ne parlano, nessuno lo vuole.

Creato il 06 ottobre 2011 da Yourpluscommunication

Riina junior: tutti ne parlano, nessuno lo vuole.Otto anni e dieci mesi fa era un uomo libero. Un criminale su piazza e piazzato bene a dire il vero. Giuseppe Salvatore Riina, oggi 34 anni, allora non è un delinquente qualsiasi è il figlio minore del capo dei capi: u zu Totò.

Qualche giorno fa, finito di scontare la sua pena per associazione mafiosa al carcere di Voghera, è tornato ad essere un uomo libero e, stando alle sue parole, con tanta voglia di lavorare onestamente.

E’ cambiato. Beh certo il carcere cambia chiunque lo visiti. A volte in meglio, a volte in peggio. E di certo l’“aggravante” della parentela (e che parentela) con “Cosa nostra” non aiuta a dar credito a ciò che dice né a donargli la fiducia che, come per il resto dei detenuti, dovrebbe avere.

Riina era atteso a Padova per un lavoro in una Onlus dopo che, il magistrato di Pavia aveva approvato il provvedimento di sorveglianza che gli avrebbe permesso di arrivare in Veneto. Ma quando il 2 ottobre Salvatore ha lasciato Voghera, è dovuto salire in aereo e tornare a Corleone.

Il provvedimento del magistrato, infatti, aveva suscitato non poche polemiche e la sollevazione della Lega Nord del Veneto.
Il presidente del Veneto Luca Zaia, ha tra le altre cose ricordato come il «Il Veneto ha già dato il suo tributo sui delinquenti importati da fuori e non intende darne ancora».

La paura, infatti è che il passato ritorni. Un passato neanche troppo lontano se si pensa a come delinquenti, piccoli e grandi boss hanno, per anni tenuto sotto scacco quella regione e, intrapreso rapporti di “collaborazione” con la mala del posto.

Insomma, insegnavano il mestiere ai nuovi “arruolati”; con la violenza, i soprusi e la sopraffazione tenevano in pugno la popolazione e, non per ultimo, stringevano partnership con gli imprenditori del crimine come Felice Maniero (oggi in libertà dopo aver venduto nomi e cose alla giustizia in nome della sua liberazione: un collaboratore di giustizia)

«I veneti – ha detto Zaia – si sono sempre espressi contro questa odiosa formula di soggiorno per pregiudicati. Promuovere azioni come queste -ha continuato- significa porre ulteriori micce verso la disgregazione in quanto verrebbe vissuta come l’ennesima occupazione».

Come dimenticare o non ricordare tanto male?

Riina junior: tutti ne parlano, nessuno lo vuole.
Bene. Il provvedimento è stato sospeso e notificata invece la norma di prevenzione emessa nel 2002 dal tribunale di Palermo. Così “Salvuccio” terzo genito di Totò, torna a casa.

Ma a Corleone il sindaco Antonino Iannazzo dice «Riina? Persona non gradita- e aggiunge – Credo che la presenza a Corleone di Giuseppe Salvatore Riina sia pericolosa per la comunità».

Al di là delle polemiche più o meno giuste, se fosse stata un’altra persona, di certo inferiori o inesistenti sarebbero state le discussioni.

Nessuno annuncia che “pinco pallo” torna in libertà. Ma su “Salvuccio” era d’obbligo un’uscita in grande stile con tv e giornali al seguito, in rispetto al padre almeno.

Iannazzo, poi, continua dicendo: «Non abbiamo registrato da parte sua alcuna dichiarazione di dissociarsi da Cosa Nostra o di essersi pentito delle azioni per le quali è stato condannato. Pertanto non è Corleone il luogo dove lui possa sperimentare un’ipotetica volontà di cambiamento».

Cambiamento, tra le altre, che stenta a sostenersi quando arrivano le parole del pentito Luigi Rizza che, ad un giorno esatto dall’uscita di Salvatore, riferisce come proprio il piccolo Riina, in carcere, stava progettando un attentato nei confronti dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, attuale segretario del Pdl, a causa dell’inasprimento del 41 bis.

Riina junior: tutti ne parlano, nessuno lo vuole.
E Salvatore? La prende con filosofia. Confuso e felice per la ritrovata libertà afferma: «Nessuno mi vuole, ma ho pagato e voglio lavorare»

Insomma filosofia a parte, di Salvatore ne parlano tutti ma nessuno lo vuole.

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera Salvuccio risponde:

«La Costituzione prevede non il recupero, ma il reinserimento degli ex detenuti. È stata Francesca Casarotto, il mio avvocato, a stabilire contatti con i dirigenti della Onlus di Padova. Non debbo andarci perché i leghisti e il governatore Zaia non vogliono? Beh, ditemi dove andare. Io nemmeno a Corleone volevo tornare».

Mettendo da parte i pregiudizi, non ha tutti i torti nemmeno quando successivamente afferma: «io non faccio niente per restare qui. Sarei andato direttamente e volentieri a Padova se non mi avessero detto che avevo l’obbligo di firmare qui al commissariato. E visto che è un obbligo io lo rispetto, lo osservo. Ma ci sarà la libertà di vivere e lavorare da qualche parte. Non mi vogliono qui, non mi vogliono lì, al Sud, al Nord… Non è questo lo spirito della Costituzione, bisognerebbe ricordare a sindaci e governatori».

Effettivamente, non è questo. E lui, figlio del capo dei capi, adesso si sente un figlio di nessuno: «se mi daranno il permesso, vorrei rivedere mio padre. E andare a trovare in carcere mio fratello Giovanni. Io lo chiederò, secondo le regole».

Già, secondo le regole

Marina Angelo

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