Magazine Cultura

Rimedi miracolosi per donne da ingravidare e per uomini da risollevare

Creato il 27 aprile 2011 da Cultura Salentina
dddasdas

Frontespizio de "Secreti Diversi et Miracolosi" (Venezia, 1565)

In tutte le culture antiche, ma anche sino al secolo scorso, la fecondità femminile e la virilità maschile incarnano il principio di sopravvivenza delle comunità. Così come la ricchezza, anche la filiazione è motivo di orgoglio e di onore per la famiglia poiché permette la continuazione della stirpe e il mantenimento del patrimonio. La posizione sociale assunta dalla famiglia cresce in proporzione al patrimonio detenuto, tanto che il suo ammontare diviene anche elemento nobilitante, e pertanto accumulare e accrescere le proprie sostanze significa coprirsi di onore. La filiazione, dunque, permettendo la trasmissione ereditaria del patrimonio, è da considerarsi come una vera e propria garanzia posta sull’onore familiare acquisito di generazione in generazione. In un certo senso, l’interpretazione letterale della Sacra Scrittura concorre a convalidare la “superiorità” dell’uomo rispetto alla donna, diceva san Paolo Apostolo «Le donne siano soggette ai loro mariti, come al Signore, perché l’uomo è capo della donna, come Cristo è capo della Chiesa» (Ef 5, 22-23), e pertanto per la società del tempo non è difficile trasferire la “dottrina” in ogni sua espressione culturale. La degenerazione dei canoni di questa cultura, con il conseguente irrigidimento delle relazioni tra i diversi membri della famiglia patriarcale, legalizzate anche dalla cultura giuridica del tempo, porta l’intera società ad essere plasmata secondo i canoni dell’onore e del rispetto. Elementi, questi ultimi, tipici della cultura meridionale e non specifici così come erroneamente si ritengono. Anche in tema di procreazione, la mancata fecondazione o la nascita di figlie femmine è da addebitarsi alla donna poiché ritenuta incapace di ricevere il “dono dell’uomo” o troppo debole per generare discendenza maschile. La virilità dell’uomo, pertanto, non è mai messa in discussione poiché risulta inaccettabile l’idea della “debolezza” di un sesso ritenuto “infallibile” perché dominante.

La stessa cultura medica considera, in caso di difficoltà procreative, la donna quale soggetto da curare e difatti ciò traspare anche in un testo di “medicina” del XVI sec., scritto dal famoso anatomista italiano Gabriele Falloppio (1523-1562) e dal titolo “Secreti diversi et miracolosi” (Venezia, 1565). L’accentuato senso del pudore in tema di sessualità non impedisce ai medici, tuttavia, tempo la “sperimentazione” di rimedi utili alla “guarigione organica” sia della donna e sia dell’uomo, ben inteso quando per esso la disfunzione è visibilmente constatabile. A questo punto è doverosa una precisazione. E’ improprio, nel Cinquecento, parlare di medicina e di sperimentazione poiché nel contesto delle idee di questo secolo è impossibile distinguere il complesso delle scienze dalla riflessione speculativa e magico-astrologica. Magia e medicina, alchimia e scienze naturali e, addirittura, astrologia e astronomia operano in una sorta di simbiosi che lega le une alle altre in modo inestricabile e ben lontane son ancora le investigazioni chimiche, basate sul metodo scientifico, dell’irlandese Robert Boyle (1627-1691). Per tali motivi, il medico del Cinquecento è accostabile più alla figura dell’alchimista e le terapie sono quegli elisir miracolosi che, col contributo del progresso scientifico, si dimostrano e, persino, tossici.

Ancora oggi sopravvivono credenze legate a quest’antica cultura medica intrisa di magia e, infatti, di fronte ad una donna gravida le anziane hanno sempre cura di propinare qualche consiglio o di predire il sesso del nascituro. Una pancia a punta significa che la madre ha in grembo un figlio maschio così come se l’attaccatura dei capelli sul collo dell’ultimo nato è a punta. Gli elementi di questa cultura antica suscitano ilarità perché letti al di fuori di quel contesto storico e sociale nel quale maturano ma se si scava nella tradizione si troverà l’associazione, in questo caso della “punta”, con quella cultura fallica tipica delle credenze pagane che tanto segnano il Salento arcaico. Non diversa è la sorpresa se i ricercano le origini di quel metodo del pendolo che, posto sulla pancia della donna, profetizza la nascita di una bambina in caso di oscillazione circolare o di maschietto se il movimento ondulatorio e orizzontale. Anche in questo caso troviamo un riscontro storico tra il cerchio e i culti della fertilità legati alla Dea Madre. E’ da considerarsi nel campo della “medicina simpatica”, invece il consiglio di non far accavallare le gambe a una donna gravida poiché, con il restringimento della vulva, il nascituro rischierebbe il soffocamento per mancanza d’aria. Della stessa categoria è il “buon consiglio” di mettere a testa in giù il neonato e, tenendolo per le caviglie, battere con le mani sulle piante dei piedi affinché possa crescere in altezza.

Gli accorgimenti del medico-alchimista, a differenza di quelli puramente magico-religiosi sopra esposti, si differenziano per l’utilizzo di rimedi “miracolosi” studiati ad hoc. Anche questi, seppur formulati da studiosi come il Falloppio, sono particolarmente bizzarri ma bisogna sempre tener presente che in Italia, durante il Rinascimento, malgrado l’affermazione delle scienze naturali e della medicina sotto il principio generale del revisionismo critico, continua a sopravvivere la cosiddetta medicina simplex  (medicina dei semplici) per la quale ogni rimedio curativo è da ricercarsi in natura.

Nel liber secretorum del Falloppio è descritta la preparazione di quello che può considerarsi l’antenata della “pillola blu” poiché capace di far mutare un uomo in modo che non sembrerà più quello che era prima. Esso è un unguento da spalmare all’occorrenza sul membro maschile in modo da farlo diventare forte. Questo medicamento si prepara pestando delle api e delle vespe che, seccate al sole, si devono ridurre in polvere. Al composto ottenuto bisogna aggiunger acqua e il tutto versarlo in un’ampolla di vetro. Dopo averlo fatto riposare per un po’ di tempo il medicamento è pronto. Anche testicoli doloranti o particolarmente gonfi trovano guarigione in un rimedio portentoso che consiste nell’ungere, rispettivamente il testicolo sinistro e quello destro, con del sangue estratto a sua volta dai testicoli destro e sinistro di un maiale. Tra i vari rimedi secreti et miracolosi si ritrovano due elisir a base di vino utili a favorire la fecondazione della donna. Il primo si ottiene miscelando un’oncia di cannella con due di zedoària e felce ellenica. Al composto così ottenuto, si aggiungono altre due once di zucchero e di castoreo, ossia la secrezione prodotta dai follicoli posti vicino all’inguine del castoro. Il tutto deve poi impastarsi con miele e mescolarlo al vino in modo da ottenere la bevanda da somministrare alla donna. Il secondo elisir è, invece, un intruglio ottenuto mescolando vischio di quercia e vino il quale deve esser bevuto dalla donna prima di usare con l’huomo. Sono propagandati come infallibili anche i metodi di fecondazione utili a generare prole maschile o femminile. Si tratta di un semplice accorgimento che la donna tiene dopo il rapporto e cioè quello di restare ferma per un’ora sul fianco destro “per il maschio” o su quello sinistro “per la femmina”. Dopodiché, l’uomo tocca il collo della donna e se questo è più caldo rispetto al resto del corpo, significa che la fecondazione è avvenuta. I dolori al seno sono, invece, curati con un unguento, da spalmare sopra di esso, preparato impastando aceto e sterco di ratti stemperati in acqua piovana.

La lettura di queste “ricette” del XVI sec. non è interessante per ciò che concerne le bislacche pratiche mediche operate in passato quanto invece per la messe di elementi dai quali è possibile desumere la cultura di una società e la sua sapienza.  Le origini arcaiche di queste usanze dimostrano come l’uomo, sin dall’antichità, si sia sempre interessato alla tutela della sua salute ricorrendo, a seconda dei tempi, a pratiche magiche e poi empiriche. Esse sopravvivono ancora nel folklore, seppur ridimensionate dall’analisi razionale, ma ciò non ci autorizza a classificarle come retaggi culturali ridicoli da destinare all’oblio poiché rappresentano un pezzo importante della storia umana e della scienza.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine