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Rinnovamento del calcio italiano: come a dire “parole al vento”!

Creato il 18 agosto 2014 da Giannig77

Non ho commentato nulla a caldo sulla nomina del “vecchio” Tavecchio (e non prendetela come offesa, non intendo sia vecchio anagraficamente, per me potrebbe avere anche 80 anni ma con idee innovative, ma purtroppo lo è dal punto di vista appunto delle proposte e degli intenti) e solo oggi vado a condividere un po’ di riflessioni (amare, ahimè).
In un mio recente post sull’argomento, scrivevo che siamo arrivati a un punto zero… è vero, si legge da più parti ma a questo punto credo servano regole rigide per favorire il rinnovamento, laddove il buon senso di chi dovrebbe contribuire a svoltare, da sé proprio non ci arriva. Eppure, confrontandomi con amici, appassionati sportivi, gente più o meno competente di ogni sorta e colore calcistico, le soluzioni, anche le più svariate vengono messe sul piatto e ammetto di aver sentito diverse ipotesi credibili e – udite, udite – fattibili. E allora, se Tizio, Caio, Sempronio, che possono essere impiegati, insegnanti, operai, meccanici, ingegneri, disoccupati, gelatai, falegnami ecc, sono in grado di formulare soluzioni concrete, plausibili, possibile che chi di dovere, gente con acclarata esperienza sul campo, in teoria competente e attenta a ogni fenomeno, proprio non riesca a far sì che il calcio italiano si possa sollevare dalle sabbie mobili, magari investendo davvero sui giovani e programmando (parola ai più sconosciuta) per il futuro in modo oculato. Tanto è un buon periodo che le figuracce in ambito europeo e mondiale le collezioniamo comunque, allora che ci mettiamo l’animo in pace per… diciamo, un lustro, può andare bene?… ma almeno si getterebbero le basi per tornare grandi, come hanno fatto i tanto decantati tedeschi, ma anche i francesi in tempi meno recenti.
Invece sono solo parole al vento, purtroppo, e lo dimostrano i fatti. Vale a dire lo scarso coraggio degli allenatori, che concedono poche chance anche a quelli più interessanti e talentuosi e non perdonano loro il primo errore; ma sbagliano soprattutto quei dirigenti che non vedono l’ora di monetizzare. Il mercato non lo possiamo fare noi giornalisti e tifosi appassionati, ovvero coloro che vorrebbero le novità in campo, una ventata d’aria fresca in modo che a giovarne fosse tutto il movimento. Ciò che vedo invece è che – butto esempi a caso, ma il discorso può valere anche per le altre – la Roma sta cercando a destra e a manca di piazzare al miglior offerente due talenti assoluti del nostro calcio: Destro e Florenzi, classe ’91 entrambi e tra i pochi a quell’età già affermati e su cui veramente puntare a grandi livelli. La Juve invece, a corto di punte (dopo aver venduto Quaglia e Vucinic in rosa ha solo i titolari Llorente e Tevez e le riserve Giovinco e l’infortunato Morata) ha lasciato a cuor leggero ancora in prestito i promettenti Berardi, Zaza e Gabbiadini, dopo aver lasciato partire senza rimpianti l’ultimo capocannoniere del campionato Immobile che – sono pronto a scommettere – magari non farà i numeri di Lewandovski ma di certo esploderà anche in Bundesliga. Davvero uno di questi giovani attaccanti italiani non avrebbe potuto fare esperienza alla casa madre bianconera? Sono sinceramente perplesso, ma lo sono anche riguardo a quelle squadre di media/bassa levatura che invece di lanciare i loro migliori prodotti o al limite provare a scovare qualche buon atleta in B o Lega Pro – dove pullulano le promesse dei vivai – preferiscono affidarsi a improbabili nomi esotici che andranno quasi sicuramente a rimpolpare le fila dei bidoni giunti in Italia negli ultimi 5 anni. Insomma, la vedo dura per il calcio italiano: più che un anno di transizione mi pare che andremo incontro a un anno molto buio.


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