Magazine Medicina

Rinoplastica, nuova tecnica con innesti

Creato il 21 ottobre 2012 da Mariodini @profmdini

La rinoplastica è il terzo intervento più richiesto nella fascia di età 18-30 anni dopo la mastoplastica additiva e la liposuzione ma soprattutto è l’operazione più antica nella storia della chirurgia plastica. Già a partire dal XV secolo se ne ha notizia  a Catania e a Bologna a metà del ’500 si iniziarono ad operare nasi di persone ferite al volto, colpite da sifilide o vittime di amputazioni.

Ancora oggi la tecnica ricostruttiva dei chirurghi italiani è in uso col nome di ‘lembo italiano’. Si tratta di un intervento delicato e complesso tecnicamente in quanto la forma del naso nuovo dovrà essere inserita armonicamente nella fisionomia del viso.

Le tecniche per rimodellare il naso non solo devono garantire un risultato estetico ottimale ma rispettare la delicata funzionalità di un apparato complesso e raffinato.

Le tecniche vengono ricondotte a due grandi categorie di rinoplastica: a ‘cielo aperto‘ (meglio conosciuta come “rinoplastica open”) e ‘chiuse’ (o anche chiamate ‘endonasali’), ma anche in questa branca chirurgica ci sono novità estremamente interessanti che stanno progressivamente prendendo piede.

La più importante, attuale e in sviluppo è l’utilizzo di ‘innesti’ ossia parti di cartilagine e/o osso dello stesso paziente (quindi autologhi) che vengono trapiantati nel naso per creare delle zone di appoggio e di resistenza o colmare perdite di tessuto e ripristinare una ‘impalcatura’ sottocutanea, ad esempio nel caso di lesioni traumatiche.

Gli innesti rendono il risultato migliore dal punto di vista estetico, più duraturo nel tempo e migliora gli aspetti funzionali legati alla respirazione.

Il chirurgo durante l’intervento preleva la quantità di cartilagine necessaria dallo stesso paziente: ci sono infatti riserve nella zona posteriore il padiglione auricolare dove basta una incisione di pochi millimetri, oppure dalla regione sternale dove si trova un buon deposito di cartilagine costale, infine dall’osso della cresta iliaca. Va detto che ne viene prelevata una quantità minima che poi viene rimodellata, cesellata con strumenti raffinatissimi per adattarla alla zona di destinazione.

L’innesto può servire a modellare un naso troppo insellato, dare proiezione a un punta, raddrizzarla se asimmetrica o a sostenerla nel tempo quando vi sia bisogno di accorciare un naso, allungare un naso troppo corto, ridare simmetria alla piramide nasale quando ci sia una deviazione del setto, rimodellare un naso post-traumatico o che sia deformato congenitamente.

La cartilagine comunque non è soggetta a rigetto e non induce reazioni allergiche
, inoltre non avendo irrorazione sanguigna mantiene intatte le proprie caratteristiche ed è soggetta ad un riassorbimento molto limitato nel tempo.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :