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Rinvio del Derby della Lanterna: Caressa (Sky) attacca molto duramente, i tifosi rispondono. Voi che ne pensate?

Creato il 01 febbraio 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

A seguito della decisione di procedere al rinvio del Derby della Lanterna da domenica alle 12.30 a lunedì alle 20.45, il Responsabile di Sky Sport, Fabio Caressa, si è lanciato in un durissimo attacco contro la decisione.

Questi alcuni passaggi del suo intervento:

Si è detto che i derby non si possono giocare di sera, perchè è più pericoloso per l'ordine pubblico. Invece, stavolta, un derby viene spostato alla sera per venire incontro alle esigenze dei tifosi. Ma i tifosi non avevano protestato, erano gli ultrà che avevano protestato, quindi si difendono le ragioni degli ultrà.

La fiera non è nel quartiere di Marassi, non può influire. Il problema di ordine pubblico è stato sollevato quando le curve hanno detto, ricattando: noi allo stadio non ci andiamo, state attenti se fate il derby alle 12.30.

Allora visto che la decisione è stata presa dal Prefetto la domanda più importante è: vorreste un rappresentante dello Stato che si arrende?

La nostra opinione sul tema la conoscete, ve l'abbiamo espressa la scorsa settimana, prima che la decisione venisse presa.

Qui però ci interessa fare una cosa diversa: abbiamo girato un po' il web, su siti di tifosi rossoblu e blucerchiati (non ultras, semplici tifosi) e ci fa piacere condividere con voi due riflessioni, una per sponda, che forse dovrebbero farci riflettere tutti.

Caressa e Sky in prima battuta.

Sponda Genoa: da "Il Muro dei Grifoni"

"Mi riferisco all'attacco di Sky verso la tifoseria del Genoa (ignorando che la protesta accomunava significative rappresentanze di quella della Samp) ad opera di Fabio Caressa e poi attraverso un servizio dove non sono mancati accenni ai fatti di Genoa Siena. Un attacco di una violenza verbale inaudita che ha coinvolto anche istituzioni quali il prefetto di Genova a dire di Sky piegate alle ragioni della protesta di 50 persone (gli ultras).

Ora gentili signori, secondo la vostra rappresentazione il calcio è un prodotto – e del resto è comprensibile dal vostro punto di vista-, ma è un prodotto in cui vendete – soprattutto quando si parla di squadre di medio bassa classifica – non solo l'evento sportivo – i 22 in mutande sul campo-, ma vendete la rappresentazione di un confronto, una simulazione di una battaglia per la conquista del territorio, di cui sono parte anche l'atmosfera dello stadio e le tifoserie (le loro coreografie, i loro cori, la loro storia, i loro insulti e sfottò, anche le loro paturnie).

Posso immaginare che siate del tutto indifferenti al valore sociale di una partita di calcio in una città in crisi come Genova dove si fa fatica a trovare qualcosa in cui riconoscersi, e che porta mediamente 40.000 – 50.000 persone al Ferraris considerando le due tifoserie.

E allora mi chiedo: come potete pensare che il tifoso che va alla partita sia solo un inutile orpello verosimilmente sostituibile da figuranti? E' parte di quello spettacolo, il tifoso da stadio è il primo destinatario dello spettacolo (volendo chiamarlo così) che riprendente con le vostre telecamere e che trasformate in un prodotto televisivo da vendere nel mondo -un qualcosa di diverso da quello che la partita è in principio.

Come si possono ignorare le ragioni dei tifosi da stadio? Sappiate che le 12:30 anche per me non è un orario gradito, tradizione a parte.

Certo ci sarà un problema di rappresentatività di quelli che agitano la protesta rispetto alla totalità dei tifosi. Ma anche se non mi sento necessariamente rappresentato e solo in parte ho condiviso le ragioni e le forme della protesta, sarò sempre più vicino a chi quella protesta ha avviato piuttosto a chi per ragioni solo commerciali ha censurato il comportamento dei tifosi e considera il calcio (tifosi compresi) come un prodotto commerciale. Il tifoso non è un prodotto commerciale -è semmai cliente di un sistema che finanzia pagando il biglietto se va allo stadio, e l'abbonamento se guarda la partita in televisione-.

E per il cliente, se così ci considerate, -anche se non ha sempre ragione- ci vuole rispetto.

Caro Caressa una partita di calcio è un evento che si svolge in prima battuta per il piacere di chi va allo stadio e le ragioni di chi va allo stadio vengono prima di tutto. La voce di chi va allo stadio deve essere ascoltata e considerata con ragionevolezza.

E adesso come dice Muro SdG voglio l'elenco delle emittenti che avrebbero trasmesso la partita alle 12:30, l'elenco dei 200 paesi, e i dati di ascolto dell'ultimo anno nei 200 paesi.

E pace se lunedì sera andremo in concomitanza con Chelsea – City e con Palermo – Empoli e qualche thailendese non si sintonizzerà sul Ferraris. Si perderà sicuramente qualcosa, che forse non avrebbe neppure capito, ma che voi sicuramente non siete in grado di spiegargli. "

Sponda Sampdoria: da RealSamp.it

"Scrivo questa lettera aperta a Caressa e a tutti quelli che hanno pensato che il suo intervento fosse corretto o ragionevole. La scrivo pur sapendo che non verrà letta dall'interessato perché l'esperienza mi insegna che chi ha un bel pulpito da cui sproloquiare la sua incompleta e tendenziosa ricostruzione dei fatti, difficilmente si sporca le mani per discutere con qualcuno che la pensa diversamente. Però ci vogliamo credere ancora in questa correttezza deontologica, e sperare che la discussione sia aperta e non preconcetta.

Pochi minuti fa ho visto l'intervento di Caressa su internet, riguardante il derby di Genova, e mi sono immediatamente sentito chiamato in causa per diverse ragioni: la prima e la più ovvia è perché sono stato tra i primi a proporre, solo per parte mia e a titolo del tutto personale, di disertare le gradinate, e lo ho fatto con questo articolo. Il secondo motivo è che con un amico genoano ho aperto un gruppo su facebook che ha subito raccolto molte adesioni, ancora prima che uscisse un qualsiasi comunicato di chicchessia: né della tifoseria organizzata, né degli ultras come dice Caressa. La terza e non meno importante causa è per chiarire un enorme equivoco di fondo: se è vero come è vero che con l'articolo e il gruppo su facebook sono stato tra i primi a sollevare il problema del Derby (e peraltro lasciatemi dire: ne sono orgoglioso e lo racconterò ai miei figli), è altrettanto vero che IO non sono un Ultras. Non che abbia niente contro gli Ultras, anzi, però io non lo sono. Sono un musicista e suonando spesso nei week end non ho modo di fare molte trasferte, sono abbonato da 20 anni, sì, so tutti i cori, sì, soffro per la mia squadra, sì, ma non sono un Ultras. Sono semplicemente un vero tifoso. Un vero tifoso che rispetta e conosce il valore della tifoseria organizzata, ma che non ha nella sua storia quel tipo di militanza.

Mi rivolgo pertanto a Caressa per chiarire che dice una cosa falsa quando ci racconta che sono stati gli Ultras e non i tifosi a protestare contro il Derby alle 12.30. Io non sono un Ultras. La Federclubs è la federazione dei club blucerchiati ed è qualcosa di molto diverso dal mondo ultras, spesso in disaccordo, eppure il comunicato della Federclubs è uscito ben prima di quello degli Ultras Tito Cucchiaroni. E sono solo due esempi.

Quindi ci sono due possibilità, caro Caressa: o la sua ricostruzione dei fatti è volutamente maliziosa e tendenziosa, oppure c'è un problema di inquinamento semantico nelle parole che lei usa; chiama Ultras i semplici tifosi che vanno allo stadio, e chiama tifosi i consumatori che pagano la sua emittente televisiva per guardare una partita in poltrona. Però non è così, in lingua italiana. Gli Ultras sono una cosa precisa per fortuna. La protesta nasce da una serie di persone, e io sono tra queste, che sicuramente ha un'idea di tifo diversa da lei e dalla sua emittente, però non ha a che fare con il mondo ultrà. Se facciamo passare il concetto che ogni persona che continua a preferire andare allo stadio e coltivare il tifo come una tradizione di famiglia è un ultrà facciamo un'operazione di assimilazione scorretta. Mi lasci poi dire, che questo spiega molto bene il male di cui soffriamo oggi: la creazione ad arte di un capro espiatorio per segnalare tutti i mali del calcio. Pochi giorni fa è stato l'anniversario della morte di Vincenzo Spagnolo morto accoltellato prima di un Genoa-Milan. Spesso questo tragico fatto viene portato ad esempio di un'escalation di violenza negli stadi ad opera dei gruppi ultrà. Molto spesso non si ricorda che in realtà chi ha ucciso Vincenzo Spagnolo non era parte di tifoserie organizzate, era estraneo al mondo ultrà propriamente detto, e non era una persona che faceva molte trasferte. Però la violenza è degli ultrà, gli ultrà sono quelli che vanno allo stadio, quelli che vanno allo stadio sono tutti ultrà e quindi i tifosi buoni sono solo quelli che pagano e se la guardano in tv. Mi scusi tanto Caressa, ma questa interpretazione estensiva e faziosa del concetto, fa veramente schifo.

Lei parla di interessi economici. Lei dice, che ci converrebbe stare zitti, e essere felici del prime-time asiatico. Dal suo pulpito ci dice che se vogliamo i soldi per i campioni dobbiamo accettare le regole del mercato. O mangi la minestra o ti butti dalla finestra, in pratica. Forse questo è quello che crede lei. Io di fatto da quando ci sono le Pay TV in italia vedo un impoverimento totale del tasso tecnico che prima ha colpito le squadre medie (quando mai rivedremo uno scudetto a Genova o a Verona? Quando vedremo un Vicenza furoreggiare in coppa?), rendendo il campionato italiano uno dei tanti con 3 squadre più un paio di occasionali challanger, prendersi tutto e ammazzare ogni competizione. Poi, quando le grandi società-squalo hanno esaurito la vena, si sono impoverite pure loro e ormai da anni abbiamo squadre che faticano in Europa; e le milanesi che galleggiano a metà classifica sono una novità di quest'anno.

Se devo commentare questo ventennio di di Calcio e Pay TV dal punto di vista dei risultati, non penso che i bilanci siano proprio ottimi. Quando la mia squadra ha vinto il suo primo e ultimo scudetto era un periodo in cui la Coppa Italia era tutta in chiaro e la Rai la oscurava nella zona dove si teneva la partita per incentivare le persone ad andare allo stadio. Quindi non venga a dire a me come si diventa competitivi, perché su questo abbiamo idee molto diverse e francamente i dati a supporto delle sue dichiarazioni non mi sono molto chiari. Non mi ha convinto.

La cosa più divertente poi è la lezione di topografia cittadina: caro Caressa, lasci perdere.

Sono genovese e non solo, sono della Val Bisagno. Vivo 3 km a nord dello stadio e lavoro 1 km a sud dello stadio e mi creda, conosco molto bene quella zona. Il quartiere di San Fruttuoso (non solo Fruttuoso come dice lei), è un quartiere che separa longitudinalmente Marassi dalla Stazione Brignole, e collega il levante con la vallata dello stadio. La Fiera di S.Agata, coinvolge anche l'oltre-sponda fino a Borgo Incrociati, un quartiere antico situato alle spalle della stazione. Chiunque vada allo stadio fatta eccezione per chi arriva dalla Val Bisagno DEVE attraversare quella zona per arrivare al Luigi Ferraris. Non ha alternativa. La zona di Marassi e S.Fruttuoso rientra nella stessa delegazione “Municipio III, Bassa Val Bisagno”, e ha degli appositi ZTL nella zona circostante allo stadio che già come è noto creano molti problemi agli abitanti della zona a causa degli spazi di cui lo stadio abbisogna. Spesso gli abitanti della zona dello stadio dovendo spostare la macchina la mettono nei quartieri circostanti di Staglieno e S.Fruttuoso, potendo usufruire di una preferenza come residenti. Difficile durante un derby, quando tutto il tifo cittadino orbita nella zona, e ancor più quando c'è una delle più importanti fiere cittadine, non crede?

Ultimo passaggio lo dedico a quando lei dice che gli Ultras avrebbero “minacciato” il prefetto. Non è mai successo. Alcuni tifosi, alcuni gruppi ultras, e una buona parte della cittadinanza si è solo limitata a invitare le persone a disertare le gradinate, con il preciso intento di dimostrare come senza le nostre coreografie e la nostra passione il Derby, sarebbe stato solo Genoa-Sampdoria: una partita di due squadre di classifica medio-bassa. Nessuno ha minacciato nessuno, non è questo lo stile Genova. Ci siamo limitati a fare blocco e a difendere i nostri valori, che evidentemente sono diversi dai suoi, e che interpretiamo a modo nostro. D'altro canto noi non siamo pagati da nessuno per esprimere le nostre opinioni (in quel caso sarebbero nostre o di chi paga?) quindi non è difficile credere all'autenticità della nostra protesta. Basta leggere un secondo, documentarsi, provare a capire.

Se lo Stato si è sentito in scacco è solo colpa dello Stato. Se la Lega ha fatto una scelta così poco ragionevole da indurre noi a protestare e lo Stato a fare qualcosa, allora è colpa della Lega. Se, come credo, gli interessi economici di poche squadre, hanno fatto sì che il calcio diventasse un fenomeno sempre più televisivo e che pertanto la sua emittente sia oggi di fatto socia di maggioranza di tutto quello che è Serie A, come personalmente credo, allora prendetevi le responsabilità delle vostre scelte. Vi abbiamo messo in crisi soltanto annunciando che non saremmo entrati allo stadio ma saremmo stati intorno allo stadio, fate un po' voi…

Poco importa se poi Lei si prodiga in due righe a definire “legittima” la sua protesta, perché onestamente, lo sapevamo da principio che fosse legittima. La sua analisi poco sensata, poco chiara, poco a conoscenza dei fatti, e molto pretestuosa non si risciacqua con una gentile concessione di questo tipo.

La verità, caro Caressa, è che la sua uscita a gamba tesa, suona molto più come un comunicato stampa di una lobby mal celata, che come un pezzo di giornalismo. E spero che di questo qualcuno le chieda conto."

Ecco, questi alcuni degli argomenti della tifoseria "normale". Quella che va allo stadio.

E se stiamo insistendo così tanto sul punto non è per fomentare chissà quale ribellione contro "il calcio moderno", ma perché avendo avuto modo di approfondire l'argomento ci stiamo accorgendo di come, al grande pubblico, venga spesso raccontata solo una parte della verità. Quella che fa comodo.


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