Oggi è venerdì sette marzo 2014, avremo tutto il week end davanti per provare con giudizio e volontà, a dare una ripassata ad alcuni verbi della lingua Italiana troppo sovente da noi dimenticati. Mi sono accorta da diverso tempo, che non ricordiamo e nemmeno applichiamo quasi più il verbo “comprendere”. Alla lettera è la capacità di capire, o meglio comprendere con la ragione o il raziocinio, un contenuto conoscitivo. Di rado usiamo un altro verbo a me molto caro, “giustificare”, prendo ad esempio quando a scuola, eravamo impreparati e gli insegnanti (non tutti..) davano la possibilità di giustificarsi, cioè scusarci a voce o per iscritto, da parte del genitore, che scriveva la mitica giustificazione sul diario. Di solito la motivazione era”prego scusare mia figlia Schianchi fabian per l’indisposizione di ieri”. La parola indisposizione, voleva dire tutto e niente, ma gli insegnanti di ieri, nel caso di noi femmine la intuivano come l’aver il ciclo mestruale. Ci comprendevano, si mettevano nei nostri panni e pannoloni, credevano al motivo e, se eravamo impreparati in una determinata materia, portavano la dimenticata pazienza, purchè venissero sempre spiegate le cause. Questo atto di perdono e di giustifica, non esiste più nei nostri animi, il perdono e le scuse non albergano più in noi, uccidiamo per uno stereo troppo alto, se stiamo dormendo dentro ad un camper. i nervi sono troppo tesi, l’ansia e gli attacchi di panico sono aumentati a dismisura, lo confermano i milioni di psico farmaci venduti. Le nostre mandibole sono troppo serrate, le dermatiti visibili, le gastriti aumentano assieme alle ulcere perforate o no; i brufoli non più giovanili, la forfora, l’alito cattivo, l’obesità, l’anoressia, i tic nervosi, sono tutti segnali di disagi e malesseri psico-somatici, tipici di una società odierna malsana e malgestita da persone che si sono fatte risuccchaire dentro al vortice della superiorità. L’ìmperativo è: io sono perfetto. sono altero e supponente, io non sbaglio mai, di conseguenza nemmeno i miei figli, mia moglie, svolgo il mi oruolo in modo esemplare, non rubo, non faccio del nero, pago sino all’ultimo centesimo le tasse, non bestemmio, vado a Messa. Io esisto e sono: tu spostati e fatti più in là, senò ti prendo a calci. Bontà dell’insegnante era di ascoltare attentamente le scuse e la motivazione, comprendendo l’alunno/a ed invitandolo a prepararsi meglio, per i giorni seguenti. Possiamo notare per ora che i due verbi dimenticati ed obsoleti”comprendere e giustificare” vanno a braccetto. Il terzo e quarto verbo che vorrei ripassare sono “ascoltare senza giudicare“, azioni molto trascurate da tanti. Ricordate quando eravamo piccini e facevamo una marachella? Avevamo paura di venire scoperti, di essere puniti e promettevamo di non farlo più. I genitori più all’avanguardia come metodi di insegnamento infantile, non si limitavano alla punizione meramente esemplificativa, ma andavano a fondo dei fatti avvenuti. Parlavano con il figliolo, prendendolo il disparte, cercando di non spaventarlo, ma interrogandolo sulle motivazioni che lo avevano portato in quella direzione. Un altro verbo messo spessissimo in pratica dagli adulti è quello di “emettere sentenze senza sapere” ad occhi chiusi, per partito preso, perchè gli altri, cioè noi gliela abbiamo venduta così. Conosciamo molto bene tutti i tempi e le coniugazioni delle altrui azioni, usando i verbi difficili, quelli ostici da imparare “criticare” ed infine “evitare” di conoscere la verità. Che non sta mai nel mezzo, che non è mezza grigia; la verità in genere è una ed una sola, come la matematica non è un’opinione. Mi chiedo tristemente se quando alcuni adulti guardano e giudicano senza conoscere l’esatta sequenza dei fatti, perché in tutta limpida serenità non usano il verbo “domandare”? Domandare significa cercare la verità, informarsi, chiedere, ascoltare in silenzio, pensando che potrebbe esserci un’altra soluzione, meno complicata, mettendoci in una piccola posizione dentro ad un cantuccio,possibilmente cercando di capire, anche ciò che non vorremmo, anche le parole che fanno male. E’ veramente triste dover ammettere, che troppi giudicano, criticano, accusano, suppongono, offendono, evitano altri loro simili, per quale motivo? Penso per paura ed orgoglio forte, perchè come ho ribadito prima, credono, anzi sono fortemente convinti! di avere sempre e comunque ragione, la colpa è brutta e sporca, cattiva ed odiosa, la colpa non insegna, ma è una brutta malattia che nessuno vuole mai. Invece di colpe siamo saturi, ne facciamo uscire da ogni nostro poro, ce la si legge sulla fronte, non riusciamo ad evitarla, ma ciò non basta. Ci proviamo, tutti insieme, qualche volta ad ammettere, che le situazioni non sono sempre come appaiono a prima vista? Lo so che non è facile, non è indolore, dobbiamo scendere dal nostro piedistallo dove tutto è perfetto e tutto luccica, occorre guardare l’altro come se ci si guardasse ad uno specchio, scorgendo ogni piccolo segno che ci può portare ad individuare un determinato tipo di comportamento piuttosto che un altro. Il fare “spallucce” fingendo amicizia, non porta a nulla, è infantilile, quasi da asilo nido; girarsi dall’altra parte per non vedere aumenta le distanze ed amplifica i problemi, invece occorrerebbe troncare ogni possibile via di dubbio semplicemente e banalmente parlando. Noi esseri umani, presuntuosi e saccenti, noi che abbiamo sempre le verità in tasca e non metteremmo mai in discussione il nostro pensiero, perché non rivediamo il nostro vocabolario? Ho e abbiamo tanto da “imparare”, se ho sbagliato correggetemi, aiutatemi a comprendere dove e se, per non rifarlo più. Ho bisogno di spiegazioni chiare? Fornitemi i mezzi per capire, sono qui, io non scappo e decido di prendermi le mie responsabilità. Questi verbi amati da me all’infinito, ammettiamo di averli persi per la strada, ammettiamo di averli trascurati appositamente, ma ora ripassiamoli perbene: dal tempo presente, passando dal trapassato remoto, arrivando all’imperfetto come siamo noi, per finire al futuro. Se li usassimo molto di più ci aiuterebbero nei dialoghi di coppia, tra amici, al lavoro, per la strada, con altri genitori come noi, con i commessi dei negozi, con i bancari, ci si ucciderebbe anche solo con lo sguardo molto meno! Credo che valga la pena “comprendere”, “parlare apertamente” “sorridere”, “spiegare” il motivo di tanta acredine, i livori, le rabbie, i silenzi, le parole non dette, le supposizioni, i pensieri nefasti in genere, noi (e per noi intendo soprattutto le donne) tendiamo ad ingigantirli se non conosciamo la storia e i fatti. Non sono sicura che tutti noi abbiamo compreso e siamo andati a fondo delle cose, non saremmo ora e qui in questi momenti bui, dove ancora ci chiediamo che cosa sta succedendo. Se volete provare a ripassare con me i verbi, io sarò la prima a prendere carta, penna e calamaio mettendomi di buona volontà per “conoscere”. L’ultimo verbo che mi viene in mente, ma non ultimo per importanza è il seguente “sperare”da non confondere con “trascurare”.
Ognuno di voi, faccia l’uso ed i pensieri che crede su questo post, per me molto importante e fonte di grande riflessione interiore. Buon venerdì a tutti Voi!