Magazine Cultura

Riprendersi è possibile

Creato il 19 maggio 2013 da Nonzittitelarte

Se chi gestisce ha le capacità, i risultati si vedono ed anche in breve tempo. Leggete qui di seguito.

 

Teatri lirici, il Verdi di Trieste 5.o in Italia

Grazie all’iperproduzione, nella nuova classifica di Classic Voice lascia la penultima piazza: 13 titoli d’opera. Ma restano scarsi il pubblico e le alzate di sipario

di Fabio Dorigo

«Libiamo, libiamo ne’ lieti calici, che la bellezza infiora». Nell’anno verdiano il Teatro Verdi di Trieste può brindare sulle note della Traviata. La rivista specializzata Classic Voice premia il teatro lirico triestino che dal penultimo posto del 2012 balza al quinto subito dietro l’Opera di Roma, il Regio di Torino, la Fenice di Venezia e la Scala di Milano. Una rinascita di cui va fiero Claudio Orazi, l’ex commissario promosso a sovrintendente. «Siamo quinti come l’Udinese» esulta uno del gruppo Facebook “Viva il Verdi di Trieste”. Un paragone rischioso da queste parti. «Il San Carlo segue a ruota» commenta un altro appassionato tifoso del Verdi. Il teatro lirico partenopeo era secondo nel 2012. «Il prossimo anno ci giochiamo la Uefa». Orazi come Francesco Guidolin. La cura del sovrintendente appare miracolosa dopo quella quasi letale di Antonio Calenda (il direttore del Rossetti, sovrintendente prima del commissariamento, è riuscito nell’impresa di svecchiare il teatro alleggerendolo di parecchi abbonati). Nel caso di Classic Voice il teatro lirico triestino è stata aiutato dalla rivista che quest’anno ha cambiato i criteri di valutazione adottando l’anno solare (non più le stagioni) e abbandonando il punteggio medio per il medagliere olimpico. Più semplice, ma più ingannevole.

Trieste scala la classifica in virtù della sua iperproduttività. Fa una certa impressione vedere il Verdi eguagliare la Scala di Milano nelle nuove produzioni 2013: undici che valgono la medaglia d’oro (6 nuove produzioni e 5 coproduzioni). Un dato che fa ancora più impressione se si pensa che nel 2011-12 le nuove produzioni erano state solo due. Alla medaglia d’oro si aggiunge quella di bronzo per i titoli d’opera 2013: addirittura 13. Due in meno di Scala e Fenice e uno in meno di Roma. Una vera esplosione: i titoli della stagione 2010-11 erano 8 e quelli del 2011-12 solo 6. Produzione raddoppiata in tempi di crisi. I 13 titoli non risultano dal cartellone fermo per ora a 6 (compresa la Tosca d’antiquariato in scena in questi giorni per la 19.ma volta a Trieste). E tra questi c’è solamente una produzione nuova di zecca: La clemenza di Tito di Mozart mai vista prima d’ora a Trieste. L’iperproduttività del Verdi è attestata dal cartellone autunnale (ancora top secret) che vede, oltre a titoli verdiani come il Nabucco e l’Attila, l’unico Wagner del bicentenario, un giovanile Das Liebesverbot (proveniente da Lipsia) che sarà anche il titolo inaugurale della stagione 2013-14. Si arriva a 11 produzioni nuove di zecca mettendo in conto (cosa che gli altri teatri lirici non fanno) anche spettacoli minori come il melologo Intorno a Medea di Jiri Antonin Benda andato in scena alla Tripcovich prevalentemente (3 recite su 5) in orario scolastico (10.30). Così come le versioni scolastiche dei titoli mozartiani Le nozze di Figaro e il Flauto Magico che saranno in cartellone alla Tripcovich in autunno. A far numero c’è anche l’opera contemporanea “Infinity” commissionata al cantautore Franco Battiato prima del riferimento euripideo (Le Troiane) al Parlamento italiano che gli è costato il posto di assessore in Sicilia.

Senza nulla togliere al quinto posto del Verdi, la situazione cambia parecchio se si analizzano le alzate di sipario: 161 quelle di Trieste con 13 opere contro le contro le 283 del Regio Torino (con 11 opere) e le 183 di Bologna (con 8 opere). Notte fonda, insomma. Non va meglio con il pubblico pagante: 70.553 presenze nel 2012, la metà di Torino, Napoli e Venezia. Il Verdi è superato persino da Cagliari (79.213), Genova (93.741) e Palermo (90.063). Trieste, del resto, risulta (dati 2012) tra i teatri più costosi nel rapporto tra alzate di sipario e costo del lavoro: 117mila euro contro i 39mila della Fenice che è la più economica. Il Verdi è anche il teatro che vanta tra i più bassi contributi dei privati: 600mila euro conto gli oltre 3 milioni di Venezia e Torino.

Il Verdi è l’unico teatro ad aver messo in scena il Corsaro nell’anno verdiano, opera che debuttò al Teatro Grande di Trieste nel 1848. Verdi, che non amava troppo quest’opera, disertò la prima. Il Corsaro di quest’anno ha avuto un’ulteriore particolarità: il maestro concertatore e direttore Gianluigi Gelmetti ha fatto anche la regia e il progetto luci. In tempo di crisi Trieste potrebbe fare scuola.

FONTE: Il Piccolo

condividi con Facebook
Condividi su Facebook.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :