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Risorse Umane in Olanda

Creato il 23 gennaio 2012 da Fugadeitalenti

“L’Olanda è una società in cui il fatto di essere straniera viene a volte considerato quasi come un vantaggio, una skill in più che puoi vantare, rispetto ai “locali”. L’inizio ad Amsterdam è stato quasi come un secondo svezzamento, per me: da subito sono diventata l’unica responsabile del mio lavoro, pochissimo controllo e tantissima fiducia nelle mie capacità. Tantissima autonomia a livello di orari, lavoro da casa, eccetera. Soprattutto, molta importanza assegnata ai risultati. Venivo trattata da adulta, in una relazione tra due mondi adulti”.

Storie da un altro mondo, verrebbe da pensare, leggendo il diario che Silvia Arnaboldi, 31enne Talent Development Senior Facilitator, ci invia dall’Olanda. Silvia vi è arrivata dopo una laurea in Sociologia a Milano, al termine della quale ha preso in considerazione due opzioni: il dottorato in università, o un impiego nel settore privato. Ha scartato la prima… scoraggiata dal pensiero di un lavoro a 800 euro al mese, che le avrebbe imposto un secondo impiego, per potersi mantenere. Contemporaneamente, viene assunta con un contratto co.co.pro. da una società di selezione milanese, con uno stipendio che non supera mai i mille euro.

Stanca di questa vita lavorativa senza prospettive, Silvia opta nel giugno del 2006 per seguire il suo ragazzo in Olanda: ad Amsterdam trova una “città molto vivibile, sicura, a misura d’uomo, dove vai con la bibicletta dappertutto, culturalmente viva e molto aperta agli stranieri“. Nonostante l’inglese non perfetto, in poche settimane riceve tre offerte di lavoro, una delle quali la conduce alla sua attuale multinazionale.

In pochi anni Silvia scala la gerarchia all’interno del settore HR, ricoprendo ruoli diversi. Soprattutto, impara a conoscere -nel tempo- un mondo del lavoro molto differente rispetto al nostro, dove il primo valore è il “rispetto” della professionalità del dipendente.

Ora guarda con interesse a un possibile ritorno lavorativo in Italia, in gran parte per motivi affettivi: tuttavia, le sue ultime ricerche nel Belpaese l’hanno portata a confrontarsi nuovamente con un mondo cristallizzato. Dove nulla è cambiato. Linguaggio molto formale nelle risposte (che raramente arrivano), l’atteggiamento di chi ti fa sentire “fortunato” a lavorare per un’azienda tricolore, gli stipendi parametrati in base all’anzianità e non alle competenze. Silvia conclude: “il modo in cui la risorsa umana viene trattata in Italia non è sempre basato sul concetto che le persone siano la “risorsa” più importante dell’azienda“.

All’inizio della puntata vi proponiamo l’intervista esclusiva con il Ministro degli Esteri Giulio Terzi, col quale affrontiamo il tema della quantificazione dell’espatrio -ogni anno- di decine di migliaia di giovani talenti dal Belpaese. Quale perdita per il sistema-Italia? Quali azioni, da parte del Governo, per contrastare il fenomeno?

Ospite della trasmissione è Stefano Scabbio, amministratore delegato di ManPower Group Italia e Iberia. Con lui commentiamo la storia di Silvia, e cerchiamo di comprendere quali logiche sbagliate ostacolino una reale selezione per merito e competenze nel Belpaese.

Nella rubrica “Spazio Emigranti” affrontiamo il tema della fuga “temporanea” dall’Italia. Ai nostri microfoni Riccardo Caserini, autore del libro e del blog “Anno Sabbatico”.

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Intanto siete tutti invitati a compilare il “Manifesto 2012 dei Giovani Talenti”:

Inviaci la tua proposta, per rendere l’Italia un Paese di “Circolazione dei Talenti”:
1) sei un giovane professionista “under 40″ all’estero? Indicaci UN motivo che ti porterebbe a tornare
2) sei un giovane professionista “under 40″ in Italia? Indicaci UN motivo che ti aiuterebbe a restare

Inviate le vostre proposte, specificando il Paese di residenza, a: [email protected]

SEI UN GIOVANE “UNDER 40″ ESPATRIATO ALL’ESTERO? VUOI RACCONTARCI LA TUA STORIA? Per contattare la trasmissione: [email protected]

Alla prossima puntata: sabato 28 gennaio, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!



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