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Risvegli di Primavera.

Creato il 16 luglio 2014 da Philomela997 @Philomela997

I Monologhi di Sana – Rubrica

 

I cani di paglia non sanno difendersi dalle avversità e non reagiscono alle offese. Essi subiscono supinamente il loro destino. Talvolta però, i cani di paglia prendono fuoco!

(Dalla locandina di Cane di Paglia – regia di S. Peckinpah, 1971)

(…)I sit in and dwell on faces past
Like memories seem to fade
No colour left but black and white
And soon will all turn grey
But may these shadows rise to walk again
With lessons truly learnt
When the blossom flowers in each our hearts
Shall beat a new found flame (…)

‘Cause we find ourselves in the same old mess
Singin’ drunken lullabies(…)

(Drunken lullabies – Flogging Molly)

L’orizzonte mi si splanca splendido,

bellissimo, pieno di colori.

Non ricordavo tutta questa meraviglia,

nei campi che mille volte ho visto scorrere via dal mio finestrino.

E poi rifletto: è la mia prima volta che torno da donna libera.

L’ultima ero solo un accenno della donna che sono ora.

Avevo appena scoperto la meraviglia della ribellione,

avevo ancora gli occhi pieni di sogno.

Ed è solo scivolando languida sul mio mucchio di chilometri,

conoscendo anime nuove, ritrovandone altre perdute da tempo

che risorge il sole della mia identità.

Capisco che questa vita, che ho provato a scegliere,

non fa per me.

Mi intristisce, mi ingrigisce.

Che non appartengo davvero a nessun luogo, perchè nessun luogo appartiene davvero a me.

Non sono fatta per stare rinchiusa, per amare un solo cuore.

Fisso i sorrisi, quei “lei è fatta così”.

Sì, sono fatta così.

E loro mi amano così, per le mie dicotomie, le mie fughe, le mie ricerche.

Mentre fisso l’orizzonte infinito penso a un altro pezzo di me, di cui sento la mancanza…la distanza.

E mi chiedo perchè per tanto tempo mi sono costretta a scegliere, perchè non entrambi i pezzi?

Perchè nella mia testa concepivo solo un’appartenenza totale?

Non so bene cosa rispondermi.

Però sono felice.

Riempio i polmoni d’aria nuova.

Una volta dissi a qualcuno “Io vado sicura nel mondo perchè so che tu ti preoccupi per me, di quello che mi succede”.

Che scema.

Avevo così tante persone che si preoccupavano per me, e non me ne ero mai accorta.

E ora lo rivorrei indietro, quel pezzetto di me, per raccontargli delle mie felicità.

Per raccontargli della senzalegge che sono diventata.

Della donna che viaggia, che sogna.

Della donna che ha salvato.

Che adesso la mia pelle sa di sole e brezza del mare, di bosco, di baci, di felicità, di rhum e vaniglia.

Che ci sono cose che scopriamo mancarci solo quando le perdiamo.

Che dopo certi incontri niente resta uguale a prima.

E mi dico che forse, forse ora è troppo tardi.

Ma vorrei davvero, davvero raccontargli di me,

cane di paglia che accettava la dissoluzione.

Finchè qualcuno non mi ha convinto a guardare dritto in faccia l’orizzonte,

a sentire il suo richiamo,

un’eco lontano di campanelle trillanti.

A prendere il vento e volare.

“A volte però, i cani di paglia prendono fuoco!”

Delle mille serate di freddo passate a scaldarci,

dei risvegli di primavera.

Dei sorrisi mozzati dalle incertezze.

Di un’estate di scoperte.

Dell’accettazione, infine, che non c’è nulla da scegliere, nessun luogo da conquistare.

Io, semplicemente, sono fatta così.

Sempre leggermente fuori posto.

Amo senza appartenere,

perchè l’appartenenza e il possesso non fanno per me.

Mi ripeto che chi si vuole davvero bene è destinato a incrociarsi ancora e ancora.

Mi piace pensare che sarà così, di nuovo, come sempre.

Che qualcuno mi aveva capito, mi aveva capito prima degli altri,

e mi aveva amato prima degli altri.


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