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Ritorno a Kamenge (Burundi) /Giovani per la Pace

Creato il 26 gennaio 2015 da Marianna06

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Non è la prima volta che racconto di Kamenge, il Centro giovanile  dei padri saveriani in Burundi, diretto da padre Claudio Marano.

E lo faccio con gioia perché per me è un sottolineare tutte le volte l’operosità fattiva e l’impegno missionario di un amico e dei suoi preziosi suoi collaboratori, che hanno operato il miracolo tutto umano della realizzazione del “Centre Jeunes Kamenge”.

Ho conosciuto padre Claudio, la prima volta a Roma, parecchi anni fa, in occasione di una delle Settimane nazionali LVIA, organizzate all’epoca, periodicamente, da don Aldo Benevelli, sacerdote cuneese, con la partecipazione di grossi nomi della cultura nei più disparati ambiti del sapere e con taglio decisamente aperto alla mondialità.

Padre Claudio, in una pausa temporanea dalla missione sul campo e, perciò, di rientro dall’ Africa, aveva ricevuto l’incarico, di occuparsi della vendita dei libri con il classico banchetto all’interno della struttura.

Un banchetto  attiguo alla sala scelta per lo svolgimento dei lavori del convegno.

Negli intervalli, tra una relazione e l’altra, mi capitava perciò di avvicinarmi più di una volta all’esposizione dei libri e per gettare un’occhiata sulle ultime novità e  per decidere di fare eventuali acquisti.

Così con padre Claudio,che era un ottimo consigliere in merito, cominciammo un po’ alla volta a fare amicizia. E dico ottimo consigliere non perché l’interesse primario fosse per lui la proposta di vendita (certo anche quella)  ma in quanto io, alle prime armi con la stesura di articoli  riguardanti mondialità e missione, avevo proprio bisogno delle sue competenze di missionario “consumato”.

Tanto che, anche da casa mia, in seguito, finché era in Italia, ci si sentiva per telefono, perché mi consigliasse.

Naturalmente la cosa ha avuto un seguito anche con chi gli è poi succeduto in quello stesso incarico.

Ma ritorniamo a Kamenge, quartiere periferico di Bujumbura, in cui è preferibile non mettere piede in certe ore del giorno e della notte e per la promiscuità del contesto e per la pericolosità dei soggetti in cui ci si può imbattere.

E, proprio questo, la dice tutta sulla scelta progettata di aprire, già nel lontano 1993, un centro per ragazzi in un ambiente popoloso e, al contempo, a sufficienza degradato.

E, naturalmente, sempre con pochi mezzi finanziari disponibili e contando in prevalenza sulla generosità degli amici innamorati dell’Africa.

Ultimamente un’opportunità di aggregazione al Centro, una tra le tante, per esempio, e in verità molto gettonata, è costituita dal cinema all’aperto.

Tutti sappiamo quanto piace il cinema agli africani.

Ebbene, ogni quindici giorni, il Centro di Kamenge offre la visione di un film gratis ai suoi piccoli amici. E significa tantissimo perché almeno toglie i ragazzi per alcune ore dalla strada. E non solo. Li sottrae anche al  cinema-spazzatura, che è arrivato anche laggiù, con cassette porno e altre simili porcherie.

Insomma li fa divertire e li educa allo stesso tempo. Ma pure con il cinema bisogna saper scegliere, proprio  un po’ come si fa per i libri da leggere.

E padre Claudio, neanche a dirlo, sa da sempre il fatto suo. E, perciò, sceglie giusto.

I ragazzi, maschi e femmine, che frequentano il Centro, c’è da dire, che sono diversi e per confessione religiosa  e per etnia.

E sappiamo, ieri e oggi, cosa ciò sia stato e stia a significare in un Paese come il Burundi.

Ieri, una guerra tra hutu e tutsi ,durata  ben 13 anni e con decine di migliaia di morti; oggi molta corruzione politica e prepotenze ad ogni angolo di strada e lobbie che non intendono per nessuna ragione mollare il potere acquisito.

E quindi :  incertezza, precarietà ,destabilizzazione, arbitrii che significano anche carcere per gente innocente.

Dicevamo di ragazzi diversi. Infatti c’è pure un numero  limitato di musulmani tra la popolazione giovanile del Burundi ( 3% considerando inclusi gli adulti). E anch’essi frequentano il Centro e partecipano alle attività proposte.

Però, indipendentemente da attività ricreative come il cinema, i concerti, lo sport, la cosa più importante che il Centro offre, a coloro che lo frequentano, è l’apprendimento dell’uso del computer assieme ad altre competenze e mestieri utili anche nella quotidianità più spicciola.

Un uso, quello del computer, che nei più dotati si può trasformare in futuro in una professionalità riconosciuta e molto richiesta. E garantire loro, magari,un lavoro remunerato.

Riferisce lo stesso padre Claudio  che, ogni anno, dal Centro, già oggi,  escono qualcosa come  non meno di 750  nuovi programmatori. E di informatici l’Africa è noto che ha un grande bisogno per  motivazioni,che non è neanche troppo difficile immaginare.

Tra i giovani ci sono pure dei disabili, che non solo trascorrono giornate serene in armonia con i loro coetanei, lontani da forme certe di emarginazione, che incontrerebbero semmai nelle strade alla mercé dell’indifferenza, o peggio ancora, della cattiveria dei passanti frettolosi, ma possono guardare all’avvenire con tranquillità in quanto sono stati messi nelle condizioni di apprendere un mestiere.

Un mestiere che darà loro di certo da vivere senza essere di peso o di dileggio a nessuno.

E,dunque, scusate se è poco. 

                   

                          Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

 

Per saperne di più  digitare : www.cejeka.org

    

Saluto


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