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Ritratti: Jennifer Connelly (3)

Creato il 20 agosto 2012 da Veripaccheri
Ritratti: Jennifer Connelly (3)
Ad eccezione del tentativo un po' leccato e dal passo soapoperistico del film
di O'Connor in cui la Connelly c' e' e non c' e', si vede e non si vede, e
quando si vede e' quasi sempre nuda, le prove fornite nei lavori di Tamahori e
di Proyas dicono almeno un paio di cose interessanti: la prima e' che la
Connelly e' ormai a proprio agio nei panni di donne non contemporanee - donne
del ricordo, cioè, della recriminazione -.
In "Scomodi omicidi", attorniata da un cast eccezionale che va da Nock Nolte a
John Malkovich, da Melanie Griffith a Chazz Palminteri, via via sino a Michael
Madsen, a Chris Penn, addirittura a Andrew McCarthy e Rob Lowe, si trova al
centro, al tempo stesso
come dark lady e vittima, di una oscura trama governativa e di tresche amorose
incrociate intessute più di rabbia e disperazione, di cinismo e sopraffazione
che di reale trasporto umano, in cui la puntuale ricostruzione d'epoca non e'
mero arredamento ma arricchisce di una sfumatura di rimpianto la consapevolezza
definitiva dell'impossibilita di recuperare una qualsiasi forma di redenzione.
La Connelly, puttana e agnello sacrificale, pone con una certa leggerezza di
fondo il suo appeal retro' al servizio di una storia fondamentalmente cupa,
agita e subita da uomini stanchi e rancorosi, uscendo di scena quasi subito e
da questo momento rappresentando - di fatto - l'unico vero motivo di rimpianto
per chi resta.
Di contro - ed e' il secondo aspetto - nel curioso e poco apprezzato film di
Proyas, l'attrice porta alle estreme conseguenze questo stilema della donna-di-
un-altro-tempo (e' qui una "crooner" di locali notturni in una città
all'apparenza anni '40 non solo dickianamente ma proprio "fisicamente" sospesa
nello spazio e nel tempo, entro una notte perenne, specchio dell'oblio indotto
da una razza aliena manipolatrice della memoria umana), innervandolo pero' di
toni intimisti e malinconici, dove la bellezza del viso e della voce (non
dimentichiamo che la Connolly, in originale, ha un timbro piuttosto morbido,
profondo, in ogni caso estraneo, per capirsi, al tipico "squittio"
dell'intercalare americano al femminile) sembrano assumere i connotati al
contempo di una forma di resistenza alla prevaricazione delle coscienze, di uno
squarcio di luce inatteso, di una specie di estrema consolazione.
di TheFisherKing

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