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Ritrovati i frammenti del bombardiere precipitato a Muro Leccese il 2 luglio ‘43

Creato il 30 marzo 2011 da Cultura Salentina
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© Muro Leccese (zona “Fau”), 2 luglio 1943. Militari italiani impegnati nella bonifica del luogo di impatto del B24-D 42-70475   – Archivio privato Antonio De Pascali

Nel ’43, le fasi preparatorie allo sbarco alleato in Sicilia prevedevano una vasta campagna di bombardamenti aerei sull’Italia meridionale. L’aeronautica statunitense aveva in servizio i micidiali bombardieri B24-D “Liberator” e, in previsione delle operazioni nel Mediterraneo orientale, nello stesso anno spostò dall’Inghilterra a Benina, in Libia, diversi gruppi di bombardieri. La prima missione assegnata ai Liberator prevedeva, per il 2 luglio ’43, il bombardamento dell’aeroporto di Lecce (Galatina) il quale, all’insaputa degli Alleati, era direttamente collegato con quello di Leverano. Qui, erano dislocati i famosi caccia ME109 della Luftwaffe i quali si alzarono in volo e intrapresero diverse battaglie aeree con i bombardieri americani. Molti nostri anziani ben ricordano quel giorno d’estate quando, dal cielo del Salento, piovvero ben cento tonnellate di bombe nell’area compresa tra Taranto, Brindisi e Leuca.

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Un B24-D colpito all'ala sinistra identico al 42-40745 di Muro Leccese

Nel novembre del 2009, sollecitato da Antonio De Pascali, allora Assessore alla Cultura di Muro Leccese, fui spinto ad approfondire la storia dell’abbattimento di un B24-D avvenuto a Muro proprio in quel fatidico 2 luglio del ’43. Il De Pascali, dalle testimonianze raccolte, aveva individuato la zona dell’impatto in un’area notoriamente denominata Fau.  La professoressa Maria Pia Caputo, anche lei di Muro stimolata dallo stesso De Pascali, tra le carte dell’archivio storico comunale aveva ritrovato una delibera, datata 3 luglio ’43 a firma del podestà Giuseppe Maggiulli, con la quale si autorizzava il rimborso di lire 382 a tal Greco Luigi per ricerca, rimozione, trasporto e seppellimento di n° 8 cadaveri di aviatori americani. Dalla ricostruzione storica si è evinto che l’abbattimento del bombardiere americano a Muro, rientrava negli eventi di quella tragica estate del ’43. Dei cento Liberator impegnati nel bombardamento del Salento, venti appartenevano al 44° Gruppo Bombardieri Pesanti. Essi, decollati da Benina alle ore 7:15, valicata la costa sud orientale del Salento puntavano dritti su Galatina ma, inaspettatamente, alcuni si ritrovarono di fronte i caccia tedeschi di Leverano. Tuttavia, diciassette Liberator alle ore 11:31, da un’altitudine di 20.000 piedi, riuscirono a lanciare cinquantuno tonnellate di bombe sull’aeroporto di Lecce. Fu distrutta la pista e diversi aerei ancora a terra, debellata completamente la debole contraerea e incendiati molti hangar. Tra i B24 che non riuscirono a compiere la missione, perché intercettati e abbattuti dai caccia tedeschi, ci fu quello precipitato a Muro. Si trattava del velivolo identificato con matricola 42-40745 che, nel 44° Gr., era assegnato al 68° Squadrone. Il suo pilota, poco più che ventenne e alla sua prima missione, era il primo tenente Robert Peterson. Probabilmente, secondo una ricerca parallela svolta sull’episodio dal leccese Antonio Inguscio, appassionato di storia militare, questo aereo era denominato “SEED of SATAN”. Dalle testimonianze oculari pubblicate dal Department of Army statunitense nel 2004, è stato possibile ricostruire la scena così come apparve quel giorno agli occhi dei muresi. La mattina del 2 luglio ‘43, le condizioni di visibilità erano ottime e, appena superata la costa italiana, il B24-D fu intercettato da un caccia tedesco ME109 con il quale ingaggiò una battaglia. Il caccia tedesco sparando colpi di mitraglia riuscì a colpire il vetro della cabina di pilotaggio per poi concentrare il fuoco anche sulle ali e sui motori. Il motore n. 4 s’incendiò e il fuoco si propagò velocemente sull’ala sinistra sino a spezzarla. Contemporaneamente anche la cabina di pilotaggio andò in fiamme e, perso il controllo, l’aereo iniziò a precipitare disegnando ampi cerchi nel cielo. Il bombardiere, con il carico di bombe inesplose, finì la sua corsa schiantandosi al suolo in un grande scoppio. Le fiamme dell’incendio furono avvistate dagli altri bombardieri che volano nella stessa formazione e nessun membro dell’equipaggio si salvò. I resti mortali degli aviatori, dal 14 febbraio 1950, riposano nel cimitero nazionale Zachary Taylor di Louisville, nel Kentucky.

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© Frammenti di fusoliera e avionica del B24 ritrovati a Muro Leccese - Archivio privato Antonio De Pascali

Questa ricostruzione storica è stata pubblicata nel 2009, con il patrocinio della Città di Muro Leccese, con il titolo “2 Luglio 1943. Battaglia aerea nei cieli di Muro Leccese”. Antonio De Pascali, tuttavia, convinto che ancora tanto ci sia da scrivere su questa storia, da diverso tempo ha iniziato a sondare la zona dell’abbattimento. Le sue ricerche hanno precisamente inizio il 29 giugno scorso quando con il genovese Massimo Solci, appassionato studioso di battaglie aeree, si è recato con un cercametalli sulla zona. La prima indagine ha portato al ritrovamento, dopo 67 anni dall’accaduto, di ben 20 frammenti di lamiera contorta riferibili alla struttura del B24. Da quel giorno il De Pascali e suo figlio Giuseppe setacciano l’intera aerea raccogliendo e catalogando frammenti di vario genere. Molti di questi sono lamierini contorti a seguito dell’esplosione e sui quali si notano i tipici rivetti utilizzati per l’assemblaggio delle parti esterne e più robuste del velivolo. Il piccolo Giuseppe, invece, il 4 dicembre ha trovato un pezzo elettrico e parte di un resistore facente parte della complessa avionica del B24. Altri frammenti, ritrovati il 20 gennaio, mostrano la tipica colorazione verde oliva utilizzata per la mimetizzazione dei Liberator provenienti dall’Inghilterra e assegnati al 44° Gr. Non raramente si rinvengono anche pezzi di alluminio completamente fusi e ciò fa supporre che dall’esplosione si generò un calore di circa 600°C. Ad oggi, complessivamente, sono stati riportati alla luce 34 frammenti appartenuti al B24 e dai particolari che si rilevano si traggono nuovi elementi utili ad ottenere un maggior dettaglio della vicenda di quel 2 luglio ’43. E’ nostro sincero auspicio che l’impegno profuso di Antonio De Pascali e suo figlio Giuseppe possa un giorno coronarsi con l’allestimento di una vetrina nella quale poter pubblicamente ammirare i pezzi di questa nostra piccola storia salentina.


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