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Rivoluzioni arabe: Tunisia procede, Egitto arretra

Creato il 14 gennaio 2014 da Maria Carla Canta @mcc43_

mcc43

- Oggi 14 gennaio 2014, in Egitto si va al voto sulla nuova carta costituzionale, sotto il controllo di un governo messo in sella dai militari e una campagna propagandistica che vede nel numero – il risultato è già scontato – una prova di fedeltà al nuovo regime.

 TUNISIA

Nac Tunisia al lavoro

L’Assemblea ha ripreso i lavori

La Tunisia è, e si sente, in transizione. Quindici giorni dopo il rovesciamento del regime nel 2011, dall’esilio britannico torna a Tunisi Rached Ghannouchi, leader di Ennahda, movimento affine alla Fratellanza Musulmana. Il partito viene legalizzato, partecipa alle prime elezioni libere e le vince il 23 ottobre 2011. Ottiene 89 seggi su 217 alla Costituente nazionale (NCA) e insieme ai partiti laici forma il Governo.

Il processo di trasformazione che deve dare sviluppo economico e diritti civili al paese è messo in difficoltà dall’assassinio dei leader politici  Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. La Tunisia è al bivio: i lavori della Costituente si fermano perché le opposizioni si ritirano. Per uscire dallo stallo Ennadha lascia l’Esecutivo, viene nominato Medhi Jomaa che ha l’incarico di formare un governo di tecnici. Compito principale: portare entro fine anno la Tunisia alle elezioni presidenziali e parlamentari.

L’Assemblea Costituente, dunque, è in affanno, mancano ancora molti articoli della bozza di Costituzione, ma procede. La vita politica è agitata, ma non cupa e tormentata; i nostalgici di Ben Alì non sono scomparsi – e perché dovrebbero? – e le personalità più in vista sono dentro nuovi partiti. Più che da Ben Alì, si dipingono discendenti dal padre della Tunisia moderna Habib Bourguiba. Il più importante di questi partiti della nostalgia  è Nidaa Tounes; nel suo esecutivo c’è Bochra Belhaj Hmida, avvocatessa da sempre impegnata per i diritti delle donne, che dichiara. Molto difficile ma entusiasmante, la Tunisia ha dimostrato ancora una volta d’essere un’eccezione nel mondo arabo con una società civile forte, partiti democratici vigili, cittadine e cittadini molto impegnati. Le sfide sono certamente numerose e tante di più attendono d’essere affrontate. Tuttavia la classe politica e la società civile hanno almeno saputo discernere la via d’uscita, anche se la strada per la democrazia è ancora lunga”.
Tunisia, priva di petrolio, ricca di materiale umano!

EGITTO

Women Egypt vote constitution

Alle urne (separate?)

 Oggi 14 gennaio si apre la consultazione popolare sulla nuova Costituzione sotto un cielo politico assai differente.

Dalla fine del regime di Mubarak si era arrivati a elezioni e alla formazione di un governo guidato dalla Fratellanza musulmana. Le somiglianze con la Tunisia terminano qui. Certamente l’approccio di Mohammed Morsi al potere è stato dirigista, ma le sue prese di posizione sono state spesso stravolte dal vero potere che domina nel paese: la classe economico-militare che ha prosperato sotto Mubarak e non intende né ora né mai cedere il controllo.

Con il golpe – tale è sebbene gli interessi internazionali impediscano di dirlo a chiare lettere – che ha

-defenestrato e imprigionato il Presidente eletto democraticamente e liberato l’ex dittatore Mubarak,
-compiuto repressioni feroci e l’indimenticabile massacro del 27 luglio in piazza Raaba ,
-bandito come movimento terrorista il maggior partito del paese, FJP

il generale Al-Sisi gioca con l’immaginario dei nostalgici di Nasser. Presenta la consultazione odierna come lo strumento che darà stabilità del paese, mentre la connivenza internazionale descrive la nuova Costituzione come libertaria ed emendata dalla deriva islamista. E’ così?

- La legge islamica, sharia, resta il riferimento della legislazione civile, nel contempo è vietata la creazione di partiti sulla base delle appartenenze religiose. Certamente una misura contro la Fratellanza e i Salafiti, ma altrettanto verso i Cristiani, fingendo che le appartenenze religiose, segno identitario fortissimo nel paese, non esistano.

-All’esercito è riconosciuto il diritto (per 8 anni!) di nominare il Ministro della Difesa; e il diritto di non subire controlli sulle sue attività economiche, il che consente agli appartenenti all’esercito d’essere casta economicamente privilegiata, e acquisire sostegno popolare giocando con posti di lavoro, concessioni o divieti, regolando di fatto lo sviluppo dell’intero paese.

-Messa nero su bianco la parità dell’uomo e della donna, magnifico, ma è di fatto istituita l’ineguaglianza fra militari e civili che implicitamente la perpetua.

 ****

Il 14 gennaio 2014 sancisce un’ evidenza: non esiste un mondo arabo politico, esistono nazioni che esibiscono nel presente i residui del dominio coloniale che avevano subito e il modo con cui avevano ottenuto l’indipendenza.

Conquistarla e contrattarla crea un paese diverso da quello che la riceve, come l’Egitto per decisione autonoma della Gran Bretagna: all’esercito straniero si sostituisce quello nazionale. La società civile è trainata: resta a guardare o a seguire per paura o a subire.

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