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Roba da gatti: dinastie.

Da Suster
Roba da gatti: dinastie.Voi che cosa avreste capito se vi fosse arrivata questa foto per mail?
Io non ho capito niente, malgrado poi l'oggetto della mail fosse: "Annuncio funesto".
Abbastanza chiaro, dite?
Sarà. Magari era un rifiuto del mio io ad accettare il lutto, magari ero davvero troppo rincoglionita, iperstimolata dalla miriade di impulsi e multietniche realtà che la città di Madrid offriva ai miei recettori cerebrali di studente espatriata alle prima armi, io che non avevo mai varcato la soglia dei confini nazionali prima dei 18 anni, e che ora, a 23 li varcavo forse per la terza volta, e stavolta all'estero ci andavo per viverci, non per turismo.
Io molto piena di me e dei miei nuovi incontri, delle mie conquiste solitarie, del mio muso a muso con la lingua straniera che se non ci sbatti la testa non la impari mai, allocca come sei, chè ti vergogni a parlare, e ti si sguinzaglia la lingua solo sotto effetto di massicce dosi di superalcoolici, che nella capitale della movida non mancavano mai.
Io, insomma, ricacciavo al mittente qualsiasi eventualità di un annuncio funesto in mezzo a tutta quella vita che mi si spalancava nel profondo delle interminabili notti della ciudad.
Ma parliamo di lei: Cleopatra era il nome anagrafico, ma quando quella gattina giunse a casa nostra alla tenera età di quattro mesi, le fu repentinamente commutato in Cleo, che a sua volta, con gli anni lasciò il posto al più familiare Tesorona. Ed è Tesorona infatti il nome con cui mi viene più spontaneo ricordare questa grande gatta, senza ombra di dubbio la gatta che più connotò il lato felino della mia vita per tanti e tanti anni. Mi piace considerarla la mia "gatta storica", colei che avviò un'interminabile dinastia di gatti, a suon di tre e quattro per volta sfornandone, a cadenze regolari di due tranches l'anno.
Tesorona, dunque, arrivò a casa nostra a mezzo mio padre, che io ero ancora in lutto per la prematura scomparsa di un altro gatto tanto amato: si era infilata in macchina, ci disse lui, mentre era da un cliente, il quale aveva a lungo tentato di convincerlo ad adottare uno dei mici della cucciolata casalinga, rifiutando lui per rispetto al lutto recente, ma alla fine capitolato di fronte alla gattina acciambellata sul sedile passeggero, e va be', la prendo, e quella gatta era nata lo stesso giorno in cui lui, il 26 di ottobre, elemento, forse, che contribuì alla capitolazione del genitore.
E poi: rumore di chiavi alla porta di casa e noi che come ogni sera scendiamo di corsa dai cuscini del lungo divano arancione del salotto, ove ci macinavamo i pomeriggi a colpi di Doraemon e Carletto il principe dei mostri, e corri corri, scalpiccio di piedi scalzi sulle mattonelle a vedere cosa aveva portato il babbo tornando da lavoro. Che poi quasi sempre non aveva portato un bel niente, a parte l'emozione di quel tintinnio di chiavi alla porta e la sua paterna presenza, festosamente accolta. Quel giorno invece c'era lei, ed io dimessamente giogiosa, sempre per rispetto a quel recente lutto, a cui mi ripromettevo solennemente di restar fedele, concedendo alla nuova venuta solo il secondo posto del mio cuore.
Ma lei se lo prese tutto, e da quei miei otto anni fu inaugurata l'epoca Tesorona, destinata a durare fino ai miei ventidue.
E figli, nipoti, pronipoti, fino all'ottava generazione.
E Tesorona generò Folgore, Nebbia e Brina, Notte, Sera e Alba, Sabbia, Ghiaia e Ciottolo, Seta, Cotone e Lino, Senza Nome, Senza Nome, Senza Nome, Senza Nome, Ho perso il conto, Non ho più fantasia, Va be' dai mi ci metto d'impegno, Passiamo al latino, Quisquis, Furfuris, da qualche parte c'era anche una Lana? Boh! E Quisquis generò Bono, e Bono generò Cicerone e Catullo, era l'epoca della mia maturità, inteso come esame di scuola superiore, non certo di raggiungimento di uno stato adulto, io ancora adolescente mentre Tesorona entrava a buon diritto in una serena ed appagata terza età, tronfia di nipoti e nipotastri, figliastri adulterini, bastardi e trovatelli, incroci e scappatelle, adozioni e fratelli di latte.
E la gioventù è un'età ingrata: si guarda tanto avanti, poco indietro, e c'è l'impazienza per un futuro che finalmente ti sembra proprio dietro l'angolo, e tante cose da fare, e tante cose da diventare, e la zavorra degli anni passati da scaricare al più presto. Partire, cambiare aria, città, amici, ambiente, aprirsi al nuovo, lasciare i gatti, ormai sono grande.
Un mea culpa tardivo, o mia fidata compagna, Tesorona, che te ne sei andata e io non me ne sono nemmeno accorta, ed ero altrove, molto impegnata a vivere.
E te ne sei andata giusto nove mesi prima di lui, che quel giorno lontano ti aveva caricata in macchina e portata a casa, tra tintinnii di chiavi e bambini esultanti.
Anche quella notizia mi giunse inaspettata, mentre ero laggiù, in Spagna, sempre troppo occupata a "fare le mie esperienze sacrosante".
Sempre ingrata, ottusa, cieca.
"Corri a casa, tutto è cambiato: tuo padre sta male. Sta MOLTO male. Tuo padre ha bisogno di te."
E io che posso fare? Stanca e persa su una strada?
Ma non importa: prenderò il primo aereo e sarò lì.
Subito a casa.
Non era proprio così la canzone, ma le cose andarono così.
E a casa: "Tesorona dov'è?"
"Ma come? Non hai ricevuto la mia mail?"
"Mh... sì: la foto di Tesorona.Bellissima! Grazie!"
"...E cosa c'era scritto sotto?"
"Uhm..."
Ecco: è andata grossomodo così.
Mi spiace che stavolta Roba da gatti scivoli nella melanconia, forse complice il grigio di questa giornata, che mi fa grigi anche i pensieri, e mi fa pensare a gatti grigi, e grigi ricordi, sbiaditi, allontanati.
Oggi volevo omaggiare Tesorona, chè quasi ricorre la data della sua morte, lei che anagraficamente ricordava con la sua nascita, quella di lui, che poi se n'è andata poco prima di lui, e con lei s'è chiusa un'epoca: l'epoca Tesorona, ma anche quella della mia adolescenza incosciente.
Au revoir!
Roba da gatti, la rubrica del martedì.

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