Paris en liberté è una passeggiata romantica lungo la Senna, ai piedi della Tour Eiffel e nei famosi atelier di moda parigini. Dopo la capitale francese, Tokyo e Roma, anche Milano ha il piacere di ospitare l’esposizione delle fotografie scattate nel secolo scorso da Robert Doisneau. La mostra è stata ben allestita allo Spazio Oberdan ed è visitabile sino al prossimo 5 maggio. Coglie di sorpresa la prima serie di foto dell’esposizione: nel corridoio, disposte una a fianco all’altra, troviamo le facce più espressive dei visitatori del Louvre davanti alla Gioconda. Già nel 1945 Doisneau ribalta il punto di vista consueto. Non è più l’opera in sé ad essere interessante di fronte alla fotocamera, ma chi la osserva. Il mestiere di Robert Doisneau è proprio quello di cogliere in uno scatto l’essenza di una persona, il carattere, e rappresentarne il personaggio. Sono numerosi i grandi nomi che si prestano al suo obiettivo: George Simenon di profilo con la famosa pipa del suo Maigret, Coco Chanel riflessa su sei specchi o anche Picasso con in mano una rivista con la copertina da lui ritoccata.
Ma la vera protagonista è sempre lei, Parigi, naturale ambientazione delle duecento foto, tutte rigorosamente in bianco e nero. Fanno da scenografia i suoi vicoli, i bistrot, le gallerie d’arte. Attori sono i cani e i gatti della città, i suonatori di fisarmonica e gli innamorati. È celebre Il bacio dell’Hotel de Ville, lo scatto in cui Doisneau ritrae due giovani fermi in un abbraccio mentre tutto attorno a loro continua a scorrere. Probabilmente non si tratta di un gesto spontaneo, ma poco importa quando la foto raggiunge lo scopo di impressionare lo spettatore.
«Esistono a Parigi dei posti maledetti. Il passaggio riservato ai pedoni in Place de la Concorde si trova sul luogo dove, due secoli fa, si ergeva la ghigliottina. Oggi alcuni individui particolarmente agili riescono a sfuggire alla muta degli automobilisti». È questo l’inciso di Doisneau che accompagna La muta, una serie di foto del 1969 che ritraggono alcune persone che tentano rocambolescamente l’attraversamento di Place de la Concorde in mezzo alle macchine.
Noto oggi al grande pubblico, Doisneau, dopo essersi diplomato alla Ecole Estienne, scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici. Nel 1931 diventa assistente di André Vigneau e nel 1934 è fotografo per le officine Renault da dove viene licenziato cinque anni più tardi per assenteismo. Nel 1939 diviene fotografo-illustratore free-lance e nel 1946 entra definitivamente all’agenzia Rapho. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Tolosa espone le sue opere e, a partire dagli anni ’60, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo.
La maestria di Doisneau risalta di fronte all’utilizzo dirompente delle tecnologie a sostegno della fotografia, tecnologie di cui oggi si abusa e che a volte ne falsano l’identità. Ancor di più ora, a pochi giorni dalla polemica nata attorno alla foto vincitrice del più importante premio mondiale di fotogiornalismo, il World Press Photo 2013. L’immagine che ha vinto, scattata a Gaza il 20 novembre 2012, è stata infatti modificata per rendere più intensi i colori. E probabilmente uno come Doisneau non avrebbe approvato!
In copertina: Robert Doisneau, Il bacio dell’Hotel de Ville, 1950 – copyright © atelier Robert Doisneau
I due scatti realizzati allo Spazio Oberdan sono di Francesco Pomarico