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Roberto Lassini minaccia: “Se mi arrabbio ho tanto da raccontare”

Creato il 19 aprile 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

“Se mi arrabbio ho tanto da raccontare”

di Iannozzi Giuseppe

Roberto Lassini minaccia: “Se mi arrabbio ho tanto da raccontare”
Più che mai imbarazzante e ingiustificabile il silenzio di Berlusconi sull’abominevole atto di Roberto Lassini, un silenzio politico di forte valenza negativa. Ma Letizia Moratti, attuale sindaco di Milano, all’ANSA: “La mia candidatura a sindaco è incompatibile con la presenza di Roberto Lassini nella lista del Pdl. Mi risulta che il partito stia ufficialmente chiedendo a Lassini il ritiro della sua candidatura”.
Il presidente del Senato Schifani: “Mi aspetto dal Pdl che prenda ufficialmente le distanze da questo candidato Roberto Lassini. Occorre far gesti concreti perché si abbassino i toni e vengano condannate senza se e senza ma queste iniziative”.
Anche Mario Mantovani, senatore e coordinatore regionale lombardo del Popolo della Libertà, ha fatto sapere a Lassini che deve ritirarsi dalle liste elettorali: “Sono a chiederLe ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano. Quella da Lei intrapresa non è la strada giusta e la provocazione da Lei promossa, facendo riferimento alle BR, risulta essere inaccettabile e pertanto da respingere fermamente: noi siamo per la libertà e per il rispetto assoluto della persona e riteniamo che sia il confronto democratico l’unica sede per far vincere le nostre idee e realizzare le nostre speranze. Sono certo che anche lei concorderà con questa tesi e per questo sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la segreteria del Comune di Milano.
Glielo chiedo a nome del coordinamento lombardo e cittadino del Popolo della Libertà”.

Già ieri Mantovani (anche amico di Roberto Lassini), dopo un incontro ad Arcore con Berlusconi, per mezzo di una lettera ufficiale faceva sapere: “Comprendiamo il profondo disagio per aver subito, da innocente, una dolorosa carcerazione preventiva, che ha avuto gravi conseguenze sulla sua vita familiare e professionale.
Sappiamo d’altra parte che la stessa drammatica esperienza ha colpito altri cittadini italiani, che giustamente ora desiderano, come lei, impegnarsi per una legittima battaglia di civiltà. Apprezziamo altresì la sensibilità dimostrata in questi giorni, avendo lei chiarito in
numerose sedi il senso della sua iniziativa provocatoria, anche rappresentando pubbliche scuse nei confronti dei familiari delle vittime e di quanti si fossero sentiti offesi. Lei certamente sa come nel nostro Paese, prima Forza Italia ed ora il Popolo della Libertà da anni si impegnano, a fianco del Presidente Berlusconi, per attuare una vera riforma della giustizia a favore dei cittadini. Ma quella da lei intrapresa non è la strada giusta. Sono certo che anche lei concorderà con questa tesi e per questo sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano”.

Rispondendo a La Repubblica, quando Franco Vanni gli chiede se è “vero” che era “sindaco di Turbigo quando ha conosciuto Mantovani, come lui ha raccontato in un’intervista”, Roberto Lassini risponde: “Siamo amici di famiglia, ci conosciamo da una vita. E abbiamo una comune storia politica nella Dc. Io ho seguito le evoluzioni del partito, oggi sono consigliere a Turbigo eletto con l’Udc”. Roberto Lassini spara pure: “Sono pronto a resistere. E se mi arrabbio ho tanto da raccontare”.

Giorgio Napolitano, ha inviato al Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti, una lettera sull’affaire Lassini, resa presto nota dall’Ufficio Stampa del Quirinale: “Il prossimo 9 maggio si celebrerà al Quirinale il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Quest’anno, il nostro omaggio sarà reso in particolare ai servitori dello Stato che hanno pagato con la vita la loro lealtà alle istituzioni repubblicane. Tra loro, si collocano in primo luogo i dieci magistrati che, per difendere la legalità democratica, sono caduti per mano delle Brigate Rosse e di altre formazioni terroristiche. Le sarò perciò grato se – a mio nome – vorrà invitare alla cerimonia i famigliari dei magistrati uccisi e, assieme, i presidenti e i procuratori generali delle Corti di Appello di Genova, Milano, Salerno e Roma, vertici distrettuali degli uffici presso i quali prestavano la loro opera Emilio Alessandrini, Mario Amato, Fedele Calvosa, Francesco Coco, Guido Galli, Nicola Giacumbi, Girolamo Minervini, Vittorio Occorsio, Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione.
La scelta che oggi annunciamo per il prossimo Giorno della Memoria costituisce anche una risposta all’ignobile provocazione del manifesto affisso nei giorni scorsi a Milano con la sigla di una cosiddetta ‘Associazione dalla parte della democrazia’, per dichiarata iniziativa di un candidato alle imminenti elezioni comunali nel capoluogo lombardo. Quel manifesto rappresenta, infatti, innanzitutto una intollerabile offesa alla memoria di tutte le vittime delle BR, magistrati e non. Essa indica, inoltre, come nelle contrapposizioni politiche ed elettorali, e in particolare nelle polemiche sull’amministrazione della giustizia, si stia toccando il limite oltre il quale possono insorgere le più pericolose esasperazioni e degenerazioni. Di qui il mio costante richiamo al senso della misura e della responsabilità da parte di tutti”.

Sempre più fuori dalle righe le dichiarazioni di Berlusconi: “Non ho nulla di cui rimproverami, l’intervento che ho fatto a Milano lo pronuncerei di nuovo. E questo Lassini nemmeno lo conosco”. Berlusconi ordina ai suoi di non replicare al Quirinale: “Se c’è qualcuno che ha superato il limite sono i magistrati e da tempo. Eppure Napolitano non ha mai detto nulla, nemmeno quando hanno passato alla stampa quelle intercettazioni del presidente del Consiglio che avrebbero dovuto essere distrutte”. Berlusconi si illude e spara a muso duro: “Saranno i nostri elettori a rispondere a Napolitano. Se i pm dovessero prevalere mi spolperebbero, mi toglierebbero le aziende, dovrei lasciare l’Italia. Ma questo non accadrà mai”. La solita vecchia paura di finire male come il suo amico Bettino Craxi e che di minuto in minuto diventa sempre più probabile: siamo di fronte a un uomo che si sta scavando da solo la fossa. Letizia Moratti rischia forte tra bat-casa e altre noie che più o meno di sghimbescio l’hanno resa invisa a Milano e Berlusconi lo sa. Si illude il premier ed è forse tutto ciò che può oramai fare travolto com’è dagli scandali: “A Milano ci giochiamo tutto. Se vinco vado avanti fino al 2013″.


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