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Roberto Saviano apre il Festival internazionale del giornalismo di Perugia

Creato il 12 aprile 2011 da Iltelevisionario

(13-17 aprile 2011) Roberto Saviano apre il Festival internazionale del giornalismo di Perugia (13-17 aprile 2011)Sarà Roberto Saviano ad aprire la quinta edizione del Festival internazionale del giornalismo, in programma a Perugia dal 13 al 17 aprile. L’autore di Gomorra, impegnato in questi giorni nel tour di presentazione del libro Vieni via con me, edito da Feltrinelli e tratto dall’omonimo programma evento televisivo dell’anno, sarà infatti il protagonista di un intervento al Teatro Pavone dal titolo Ti opponi? Sarai delegittimato. Come riconoscere e fermare la macchina del fango. La riflessione sulla “macchina del fango”, su come riconoscerla e come fermarla, sarà al centro dell’intervento di Roberto Saviano: “Il meccanismo è evidente, si gioca a buttare fango su chiunque si opponga a certi poteri, ma nel momento in cui il giocattolo della macchina del fango si rompe, nel momento in cui certi meccanismi diventano palesi, sta al cittadino, capire come funzionano le cose e modificarne il corso”. L’incontro sarà trasmesso in diretta dalle ore 21 su SkyTg24 e sul sito web Repubblica.it. Si potrà assistere all’evento anche dal maxischermo allestito all’entrata del Teatro Pavone. Oggi il quotidiano diretto da Ezio Mauro ha pubblicato, in anteprima, una sintesi dell’intervento di Saviano. Ecco alcuni passaggi importanti:

Che cos’è la macchina del fango? È delegittimazione, attacco personale, screditamento attraverso il gossip, gogna pubblica di fatti privati come un calzino color turchese o una vecchia foto di vacanze su una spiaggia nudista. È un sistema semplice e antico che funziona talmente bene da diventare regola: chi si pone contro il governo o certi poteri, finirà infangato. Critichi? Ti opponi? Sarai delegittimato. Si attiva una macchina fatta di dossier, di giornalisti conniventi, di politici faccendieri che cercano attraverso media e ricatti di delegittimare gli avversari. Spesso si giustificano con la scusa dell’inchiesta. Ma esiste una differenza fondamentale tra diffamazione e inchiesta. L’inchiesta raccoglie una molteplicità di elementi per mostrarli al lettore. La diffamazione prende un singolo elemento privato e lo rende pubblico. Non perché si tratti di un reato e nemmeno di qualcosa che tiene al ruolo pubblico della persona nel mirino. Ma la mette in difficoltà, la espone, la costringe a difendersi. Così il fango intimidisce, ostacola la partecipazione, invita a evitare di rovinarsi l’esistenza.

[…] Lo scopo della macchina del fango è cancellare questa differenza fondamentale. Poter dire e ribadire: siamo tutti uguali, lo fanno tutti. E questo funziona benissimo, perché molti non comprendono la differenza, ma soprattutto perché è comodo pensarci tutti peccatori. Se siamo tutti uguali, nessuno è più costretto a fare uno sforzo per cercare di essere migliore. Questo meccanismo si nutre di una tendenza tipica del nostro Paese: se emergi, sarai stato favorito; se ti esponi, sei un narciso; se hai ambizioni, sei un opportunista. Più un potere è in crisi, più cercherà di portare nel proprio abisso tutto ciò che gli sta attorno. Viene in mente la massima: nessuno è un grand’uomo per il proprio cameriere. Il precetto di oggi che la macchina del fango impone dev’essere: nessun uomo, tutti camerieri. La libertà di stampa in Italia è compromessa dalla certezza che non verrai criticato per quello che dici, ma cercheranno di demolire la tua vita, la tua dignità, anche laddove non c’è ombra di reato.

[…] Ribadisco, l’unico modo per fermare la macchina del fango è non darle credito. Riconoscerla, dire: è fango, non mi interessa, non mi riguarda. Facendo muro contro la maldicenza, non diventandone un veicolo di diffusione, non riprendendo la notiziola su un compenso o su una relazione. Non è difficile avere la possibilità di impastarsi meno con il veleno. Basta ricordare come ci si sente quando si diventa oggetto di illazioni false, di pettegolezzi maliziosi, di mobbing fondato su presunte inadempienze, qualcosa che è capitato a tutti. La macchina del fango è un meccanismo persecutorio che non mira solo a distruggere un avversario, ma che sta scardinando ogni possibile patto di fiducia all’interno di questo Paese. Fermarla equivale a difendersi da un acido corrosivo. Nel maggio del 1924 Giacomo Matteotti denunciò i fascisti per i brogli elettorali e, terminato il discorso, disse: “Ed ora preparatevi a farmi l’elogio funebre”. Sapeva che sarebbe stato ammazzato. Non sembri troppo drammatico il citare Matteotti se oggi la consapevolezza di chiunque si ponga contro il potere del governo sia quella di sentirsi “pronto alla più feroce delle campagne di delegittimazione e fango”. Per ogni denuncia, per ogni critica, per ogni gesto di coraggio, per ogni resistenza, sai già cosa ti capiterà per cui senza paura dinanzi al “tutti facciamo schifo” risponderei come risposero i ragazzi di Locri alla bestialità ndranghetista: e ora infangateci tutti.

Sono oltre 140 gli eventi e più di 300 i giornalisti e gli esperti di tutto il mondo che animeranno le cinque giornate del Festival con incontri-dibattito, tavole rotonde, interviste, presentazioni di libri, workshop, proiezioni di documentari, concorsi, premiazioni e mostre, a ingresso libero. IlTelevisionario seguirà il Festival con approfondimenti e interviste.


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