Magazine Diario personale

Roma: l’errore che non dobbiamo fare.

Creato il 03 novembre 2015 da Cristiana

Ho letto l’analisi su Roma che Lorenza Bonaccorsi ha scritto per l’Unità e penso una cosa: facciamo un errore se l’analisi su Roma e il suo disastro lo liquidiamo dando tutte le colpe ad Alemanno e poi diciamo che l’esperienza Marino non è stata in grado di gestirne i danni.

Non posso essere d’accordo. Siamo sicuri che la macchina amministrativa che non funziona sia cominciata con Alemanno? Che Ama e Atac prima di Alemanno erano aziende virtuose? E come si interviene in aziende così grandi se non con una ristrutturazione profonda, ma lenta, che almeno in Ama per esempio era ed è cominciata? Chi dice che non avere affrontato prima il tema di Malagrotta non abbia comportato esattamente ciò che poi è successo: difficoltà a far ripartire a Roma un ciclo virtuoso dei rifiuti? 

O che i vigili urbani o la macchina amministrativa non abbiano dei limiti da più di questi sette anni? Che anche il centro sinistra non abbia usato le municipalizzate a proprio uso e consumo? Come possiamo non parlare di Mafia Capitale e della responsabilità macroscopica che arriva anche dalla nostra parte? Siamo sicuri che l’Auditorium sia un modello culturale che parla a tutta la città o non vogliamo piuttosto guardare alle esperienze fatte in altre città dove la cultura è seme da diffondere e non da chiudere nelle cattedrali che poi diventano i luoghi dove celebrare in outdoor i salotti? Penso per esempio a Torino. 

Siamo sicuri che ad una città che avesse avuto una visione dopo due mandati come quello di Rutelli e Veltroni sarebbero bastati un Alemanno qualsiasi per cadere in mille pezzi? Mi hanno insegnato che un vero manager si giudica da cosa resta quando se ne va non dai risultati immediati. E siamo sicuri che che in mezzo al terremoto di Mafia Capitale e alle emergenze che ci sono state tra integrazioni e conti da risanare, era facile costruire una visione che non fosse il salvataggio? Questa è una domanda seria, me la sono posta spesso.

Chi ha deciso di concentrare il tema dell’integrazione in macro blocchi nelle periferie? Il business dell’emergenza dell’accoglienza quando è nato? Non siamo giusti nei confronti di Roma se non analizziamo bene gli ultimi 21 anni con coraggio. Non sto cercando responsabilità personali dicendo queste cose, ma ritengo necessario riflettere profondamente su cosa sono stati a Roma gli ultimi decenni. Solo facendo un’analisi laica di questo periodo, senza autoassolvere nessuno o puntare il dito solo su alcuni, Roma può ripartire e rinascere. Perché la verità è che Roma non deve tornare ad essere quello che era nel 2000. Roma deve proprio tramutarsi in Capitale Europea, non lo era nel 1998, non lo era nel 2002, non lo è oggi. 

p.s. Non mi soffermo sull’esperienza Marino, l’ho fatto spesso ed è noto come la penso. Non voglio nemmeno dilungarmi sul rapporto tra Marino e il PD.


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