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Romney moltiplica le sue gaffe e Obama all'Onu esalta la libertà di espressione

Creato il 26 settembre 2012 da Pfg1971

Romney moltiplica le sue gaffe e Obama all'Onu esalta la libertà di espressione

Romney moltiplica le sue gaffe e Obama all'Onu esalta la libertà di espressione

A poco più di 40 giorni dal 6 novembre, dopo diversi mesi in cui lo stato ancora negativo dell’economia americana faceva pensare che Barack Obama potesse mancare la sua rielezione alla Casa Bianca, le cose potrebbero aver preso la piega giusta per il primo presidente afro americano della storia.

 

Le ragioni del nuovo ottimismo democratico non sono da ricercarsi in un sensibile miglioramento delle condizioni economiche del paese, tale da favorire un veloce riassorbimento della disoccupazione che resta ancora superiore all’8% - anche se le prospettive di ripresa non sono poi così lontane – quanto piuttosto nella serie di gaffe inanellate dal suo oppositore repubblicano Mitt Romney.

 

L’ultima in ordine di tempo è quella secondo cui l’ex governatore del Massachussets si è chiesto, in un colloquio con i giornalisti, come mai i finestrini degli aerei siano destinati a rimanere sempre ermeticamente chiusi.

 

Una domanda che denota l’ignoranza, ma anche l’assoluta mancanza di senso pratico di un uomo che, grazie alla sua ricchezza, ha sempre avuto qualcun altro che si preoccupava di risolvergli ogni incombenza propria delle persone normali.

 

Ma prima di questa, vi era stata un'altra gaffe ancora più gravida di conseguenze ed in grado di far capire cosa pensi davvero Romney e il suo partito.

 

Tutto ha avuto inizio da uno scoop di Mother Jones, un settimanale indipendente che ha portato alla ribalta della cronaca un video registrato di nascosto nel maggio scorso.

 

Nel filmato, Romney, parlando ad un gruppo di sostenitori  e finanziatori del suo partito, sostiene che circa il 47% della popolazione americana è costituita da gente che dipende dal governo e dalle sue politiche di welfare e che lui non potrà mai riuscire e convincerla a votare per il suo partito e quindi, proprio per questo, a lui non interessa niente di loro.

 

A parte l’assist perfetto per Obama che non ha potuto replicare altro che lui, come presidente, a differenza di Romney, ha il dovere di interessarsi al 100% degli americani, le parole del candidato repubblicano aiutano a comprendere con immediatezza cosa sia  ormai il partito di Nixon, di Eisenhower o anche di Reagan: una formazione politica, parafrasando un altro grande presidente conservatore, Abraham Lincoln, una formazione politica dai ricchi e per i ricchi, prona gli interessi delle classi più elevate e pronta a disprezzare i meno abbienti che, per la loro indigenza, sono costretti a ricorrere all’aiuto dello stato per le loro necessità primarie, dalla salute al cibo.

 

Ovviamente la gaffe potrebbe costare a Romney il voto degli elettori indipendenti, molto importanti soprattutto negli “swing states”, quegli stati in bilico tra democratici e repubblicani.

 

Non a caso, secondo gli ultimi sondaggi, Obama sarebbe in vantaggio sull’ex governatore in Ohio, in Florida, in Pennsylvania, ma anche in Wisconsin, lo stato di provenienza del candidato alla vicepresidenza, Paul Ryan.

 

In sostanza, se il presidente verrà rieletto sarà stato per suoi meriti, ma anche e soprattutto per demerito di Romney, un candidato inetto, incapace di approfittare di una situazione economica pesante che avrebbe potuto azzoppare qualsiasi presidente in carica.

 

Non solo, l’ex governatore è apparso molto poco adatto a rivestire l’incarico di comandante in capo anche in occasione dei disordini al Cairo e a Bengasi, conclusi con la morte dell’ambasciatore Chris Stevens.

 

In quel frangente, Romney, invece di stringersi intorno al presidente, come è accaduto in passato in ogni crisi di questo tipo, ha tentato di sfruttare politicamente la tragedia per attaccare la Casa Bianca di Obama e la sua politica estera (con una credibilità senza precedenti per una amministrazione democratica).

 

L’ennesima gaffe del governatore ha condotto anche molti suoi colleghi di partito a prendere le distanze dal loro candidato alla presidenza. Della debolezza di Romney sono ormai pienamente consapevoli anche i vertici del suo partito che, per tentare di correre ai ripari e salvare il salvabile hanno deciso di affiancargli il suo vice Paul Ryan.

 

D’ora in poi i due faranno campagna elettorale insieme, in modo da permettere all’ultra conservatore Ryan, molto più solido e preparato, di fare da balia politica al suo boss, lui che ha l’età del primogenito di Romney. Il tutto mentre Obama, intervenendo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dato al mondo una lezione di tolleranza e di rispetto della diversità religiosa e di opinioni.

 

Per confutare le rivolte musulmane contro gli occidentali a causa del filmetto che avrebbe offeso Maometto, il presidente ha difeso il principio della libertà di espressione.

 

Ha infatti ricordato che spesso, in occidente, si registrano opinioni blasfeme contro il cristianesimo, ma non per questo esse sono proibite, anzi, si fa di tutto perché queste possano essere liberamente espresse.

 

Un richiamo a Voltaire e al suo spirito di tolleranza illuminista che dovrebbe attecchire di più proprio laddove le condizioni attuali lo farebbero ritenere impossibile     


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