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Rubrica - "Libreria d'Annata" - "Il breviario del brivido"

Creato il 03 maggio 2014 da Letteratura Horror @RedazioneLH

Rubrica “Il breviario del brivido” curata da Bruno Tasso, è l'antologia horror presentata oggi da Nicola Lombardi per la rubrica La Libreria d'annata, tenuta in esclusiva dallo scrittore per Letteratura Horror
Correvano gli anni Sessanta e la casa editrice Sugar proponeva nella collana Week-end un sacco di titoli curiosi, stimolanti, originali, avventurandosi a testa alta fra i generi: fantascienza, mistery, spionaggio, humor, poliziesco… e horror, naturalmente.

In questa collana sono comparsi il mitico Malpertuis di Jean Ray e La casa delle streghe di H.P.Lovecraft, tanto per gradire. Oltre alla splendida antologia Il breviario del brivido, curata da Bruno Tasso nel 1967. Vediamo un po’ che cosa ci offre.
Il volume – il cui sottotitolo ci informa raccogliere nientemeno che I diciassette più famosi racconti del terrore - è suddiviso in quattro sezioni. A fare gli onori di casa cominciano naturalmente I precursori, vale a dire J.S.Le Fanu con Tè verde, B.Stoker con La casa del giudice e R.L.Stevenson con Markheim: autori e titoli più che paludati, come si può constatare. Superclassici, verrebbe da dire. Senonché, ne I Classici ci si imbatte subito dopo. Ed ecco un gioiello onnipresente, La cuccetta superiore di F.M.Crawford, seguito dallo spettralissimo Oh, fischia e io verrò, ragazzo mio dell’immortale M.R.James. Tocca poi a un altro piccolo capolavoro farci rabbrividire, La zampa di scimmia di W.W.Jacobs: incantevole! H.G.Wells ci racconta le tremende disavventure di Pollock e l’uomo dei Porroh, lasciando poi la parola al gigantesco A.Blackwood e alla sua Confessione. Chiude la sezione un classico per eccellenza, Lovecraft, con l’allucinante I ratti nel muro.
A questo punto, dopo aver messo in campo alcuni fra i più accreditati campioni del passato, l’antologia apre la sezione IL TERRORE SCENDE PER LE STRADE e riavvicina gli incubi alla quotidianità. Qui troviamo Le mani di Ottermole di Thomas Burke, Delitto senza passione di Ben Hecht, Lo zolfanello dell’immenso Cornell Woolrich e Sapendo quello che so ora di Barry Perowne.
Siamo infine invitati ad affrontare LA METAFISICA DEL TERRORE, e ad accompagnarci pensano Conrad Aiken (Neve silenziosa, neve segreta), il talentuoso Stanley Ellin (La festa), il leggendario Roald Dahl (Un tuffo nell’oceano) e Charles Criswell (Un serto per i vivi).
Dalla quarta di copertina: “Bruno Tasso, uno dei maggiori specialisti del genere, ha seguito l’evoluzione del racconto nero in tutte le letterature e lungo tutto il suo affascinante iter e ne offre qui una vasta panoramica che non solo è altamente emozionante e avvincente, ma presenta altresì un notevole valore letterario. E se, come è lecito ritenere, nella nostra società della repressione e delle inibizioni il terrore, il vero terrore, è la leva delle nostre più inconsce catastrofi psichiche, a buon diritto la macchina del brivido può essere definita una autentica liberazione, una levitazione nell’assurdo, un terapeutico ritorno alla realtà.” Analisi forse in parte superata, oggi, dal punto di vista sociologico, ma concettualmente attualissima.
Non possiamo a questo punto fare a meno di menzionare un curioso prodotto messo in cantiere dalla Sugar nel 1982, ovvero l’antologia Oscure circostanze – I dieci più famosi racconti del terrore, curata (?) da Massimo Rondinelli. Si tratta in realtà di una selezione da Il breviario del brivido, di cui sono state mantenute le prime due sezioni, I Precursori e I Classici, con la sola differenza dell’aggiunta in quest’ultima de Il pozzo e il pendolo di Poe. L’originale prefazione di Bruno Tasso viene qui ridotta e palesemente ricalcata (per quanto non accreditata: al buon Tasso infatti si riconoscono unicamente le traduzioni dei racconti, ad eccezione di quello aggiunto). Strana operazione…

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