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Ruby Sparks – Torino Film Festival (Fuori Concorso)

Creato il 28 novembre 2012 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Ruby Sparks – Torino Film Festival (Fuori Concorso)

Anno: 2012

Distribuzione: 20th Century Fox

Durata: 104’

Genere: Commedia, Romantico

Nazionalità: USA

Regia: Jonathan Dayton e Valerie Faris

Uscita: 6 dicembre 2012

Calvin Weir-Fields è un giovane scrittore sulla soglia dei trent’anni. La sua fama negli States è altissima in virtù di un suo romanzo scritto quand’era diciannovenne. Da allora Calvin non riesce a scrivere nulla che non vada oltre un racconto breve e la sua popolarità sembra averlo schiacciato da un decennio, per un blocco dello scrittore con cui fa quotidianamente i conti. Ma la sua fobia “da foglio bianco” sembra sbloccarsi quando sogna una bellissima ragazza, Ruby Sparks, per la quale prova subito un innamoramento estremo. Il suo problema a relazionarsi con la gente, e in particolar modo col gentil sesso, trova così una valvola di sfogo: Calvin si getta totalmente nella scrittura del suo probabile nuovo romanzo. Ma al giovane scrittore capita il sogno osceno per antonomasia di qualsiasi sognatore e artista: le sue pagine prendono vita e la bella Ruby un giorno si personifica nella vita di Calvin. Ma lei non è un sogno allucinato dello scrittore: Ruby esiste veramente e tutti possono vederla e interagirci. La felicità di Calvin è immensa, arrivando anche a scoprire che se scrive nuove informazioni su Ruby nel suo romanzo queste si concretizzano. La volontà di modellare, come un tirannico demiurgo, la personalità della ragazza non attraversa mai la mente di Calvin. Ma quando il loro rapporto da idilliaco inizia a mostrare cenni di cedimento Calvin ricorrerà a questo immorale stratagemma. Eppure le cose non possono che peggiorare.

Jonathan Dayton e Valerie Faris tornano alla regia dopo sei anni di silenzio e dopo il piccolo grande caso cinematografico che significò il loro lavoro precedente, quel Little Miss Sunshine (2006) che tanto fece parlare di sé per grazia, brio e intelligenza. L’opera del 2006 a suo modo ha rappresentato un manifesto per una larga cultura statunitense che non riusciva a miscelarsi con la propaganda fiera e integerrima promossa in quegli anni. Mentre si sbandierava uno Stato risoluto, granitico e nerboruto che voleva ripristinare il suo primato internazionale dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, vi era un intero popolo che – per usi, costumi e background sociale – non riusciva ad essere parte di questa nuova fondazione degli Stati Uniti. La famiglia Hoover era esattamente ciò: la volontà di aderire ad un modello patinato e dominante e l’impossibilità di riuscirci, in una tensione interna fra volontà e potenza che nelle sue pieghe grottesche trovava quella acuta ilarità che ha fatto grande Little Miss Sunshine. E nel tornare alla regia con Ruby Sparks, presentato Fuori Concorso durante l’ultimo Torino Film Festival, Dayton e Faris ripropongono nuovamente questa tensione, stavolta addolcita e diluita da delle coordinate geopolitiche e storiche più miti. Calvin è un novello Victor Frankenstein ma senza la premeditazione, a cui capita di creare involontariamente la donna dei propri sogni. Tutta l’opera è giocata fra i desideri covati da una vita da parte dello scrittore e la possibilità di metterli in pratica attraverso Ruby. Lo scarto, virulento, che passa fra le volontà di Calvin e la loro fattuale messa in pratica sono la cifra su cui ragionano i registi, in una commedia romantica che trova nella dimensione favolistica un ottimo terreno di azione. Jonathan Dayton e Valerie Faris ritornano nel loro luogo del delitto poetico, ribadendo come già fatto in precedenza che “volere è potere” è un motto spesse volte errato o sinistro, appannaggio di una retorica da cui dobbiamo saper prendere le distanze. La vita è molto più confusa e combattuta di come tanti ce la dipingono, dove neppure il sogno più perfetto rimane incorrotto, dove persino la personificazione della donna dei nostri sogni è soggetta a problematiche e lo scarto fra desiderio e la sua oggettivazione deve essere ben ponderato.

I registi firmano un’opera gradevole, decidendo d’agire ancora una volta sul crinale che divide comicità e tragedia, mostrandosi a loro agio in questo terreno e assai capaci di creare la giusta miscela. Tuttavia Ruby Sparks soffre di un “peccato originale”, per il quale i registi non hanno totale colpa. La verità è che Dayton e Faris propongono quella che forse è una fra le grandi madri di tutte le storie – un’opera d’ingegno, una creazione che prende vita – ma non fanno appieno i conti con le specificità del lungo minutaggio cinematografico. Difatti l’idea, per molti versi peccaminosa, possiede una potenza iniziale, cioè quando il dispositivo narrativo si inizia a intavolare, indubbia. La magnificenza del narrare di un sogno che prende vita ammalia, investendolo, lo spettatore. Dopodiché un incipit accattivante come il suddetto deve confrontarsi con i suoi inevitabili sviluppi, e questi devono essere all’altezza dello spunto che li ha generati. Ed è forse qui che l’opera mostra di più le sue debolezze: una volta iniziata la relazione fra Calvin e Ruby il lungometraggio non riesce a rendere merito allo spunto narrativo che l’ha generato, per una storia poco foriera d’acutezze e tutto sommato classica. I registi sono stati così, inconsapevolmente, vittime della loro stessa trovata, che non hanno saputo sviluppare con pregnanza nei suoi punti più lenti e critici. Ciononostante Ruby Sparks rimane una godibilissima commedia romantica e di ottimo gusto, nella quale viene riprodotto un vero e proprio tributo al mondo favolistico come a quello dei sogni e della potenza della narrazione (cinema compreso). Sperando che non passino altri sei anni per rivedere il duo registico all’opera.

Emanuele Protano

 


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