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Rugby: Capitan Merlino: il mio ruolo tra responsabilità e soddisfazioni

Creato il 11 dicembre 2014 da Sportduepuntozero

IMG_0182O Capitano! Mio Capitano” recitava la poesia di Whitman e tutti, qui all’Albonico, sembrano sussurrare questa celebre frase quando passano vicini ad Andrea Merlino.

Il “Mago”, così lo chiamano tutti ed è facile intuire il perchè, ha 23 anni e quando parla del suo sport, il rugby, gli si illuminano gli occhi come se parlasse della donna della sua vita: “l’ho conosciuto a scuola; sai, quando vengono a presentare sport diversi da quelli più comuni. Appena l’ho incontrato è stato un vero e proprio colpo di fulmine… amore a prima vista. Innanzitutto perchè è uno sport che ti scarica molto; c’è il contatto fisico, la mischia: una grande valvola di sfogo per lo stress che accumuli. Poi perchè è uno sport di squadra. Giocando insieme ad altri ragazzi si crea inevitabilmente un legame molto forte; noi quando scendiamo in campo affrontiamo delle vere e proprio battaglie insieme, ed è una cosa bellissima. Il rugby, secondo me, è una scuola di vita. Ti insegna a vincere e a perdere; a prendere le botte ma anche a restituirle e, tutto quello che ti succede in campo può, metaforicamente parlando, capitare nella vita quotidiana”.

Andrea sta finendo gli esami di economia. Scaramanticamente non vuole dire quando si laureerà, ma si intuisce che la famigerata data è alle porte. Divide la sua vita tra lezioni, esami, allenamenti e partite e ne parla come se fosse la cosa più bella del mondo. “Ultimamente stiamo facendo due sedute mattutine di palestra oltre ai 4 allenamenti settimanali. Dalle 6 alle 8 così poi chi deve lavorare e andare all’università non ha problemi. Quando arrivo a lezione sono già sveglio da parecchie ore e sulle mie spalle ho già una bella dose di attività fisica” ride mentre fa questa affermazione davanti alla mia faccia stupita.

Ormai da due anni il Mago è il capitano del Cus Ad Maiora e sembra che questa carica gli calzi alla perfezione. Lui non è il più grande dei suoi compagni e, come ci tiene a sottolineare, neanche il più bravo ma ha senza dubbio grandi doti di leadership. “Fare il capitano è un onere e un onore. Devi essere diplomatico ma al tempo stesso determinato quando devi dire la tua. Devi saper stimolare, incoraggiare e trascinare la squadra sempre. E, se quando tutto va bene, è una cosa che viene naturale, nei momenti difficili, quando le cose non stanno andando come avresti voluto, è una responsabilità molto grande. Amo questo ruolo ma certe volte è arduo farlo combaciare con il mio essere anche un semplice giocatore/componente della squadra. Cercare di bilanciare queste due posizioni è l’obiettivo che mi pongo tutti i giorni ma è la cosa più difficile dell’essere capitano”.

Nelle ultime settimane la pioggia non ha dato tregua ad Andrea e compagni che sono stati costretti ad allenarsi nel fango (nel vero senso della parola): “si, diciamo che non è stato molto piacevole. Però ormai ci siamo abituati ed è giusto così. Allenandoci in queste condizioni almeno siamo preparati a tutto. Il nostro sport prevede anche il fango ogni tanto”.

Fango e delusioni, perchè dopo la scivolone contro Piacenza, ultima in classifica, adesso per il Cus Ad Maiora si mette male e per conquistare il terzo posto in classifica per accedere ai playoff non si potranno più commettere errori. A capitan Merlino spetterà il compito più duro; pur soffrendo come qualsiasi altro componente della squadra, dovrà cercare di spronare i compagni a non darsi per vinti. : “siamo molto amareggiati per il risultato finale di domenica. Soprattutto perchè non lo meritavamo alla luce di quello che si era visto in campo. Le prossime partite sappiamo perfettamente che saranno durissime, ma le giocheremo alla morte cercando di non farci sfuggire l’ennesima occasione”.

Una fioca speranza per continuare a regalare soddisfazioni al pubblico affezionato c’è. Cosi che all’Albonico si senta sussurrare il resto della poesia: “la nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato”.


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