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Rugby : Intervista a Mauro Porporato, dopo il test match contro l’Irlanda in Nazionale Under 18.

Creato il 05 marzo 2014 da Sportduepuntozero

20140303-112834.jpg“La convocazione mi ha riempito di felicità. Ero a scuola e ho ricevuto un sms in anteprima da Matteo, il mio allenatore dell’accademia. Mi spiace per i prof ma per quel giorno ho proprio smesso di sentire le lezioni.”

Chi ha abbandonato per un po’ il ruolo di studente modello, è il torinese Mauro Porporato. Classe 1996 per 181 centrimetri di altezza, il rugbista aveva tutte le ragioni per festeggiare, poichè neo-convocato in Nazionale Under 18. Qualche settimana fa, nello Stadio “Maini” di Colorno, in occasione del test match contro l’Irlanda, ha indossato per la prima volta, “la magica” maglietta azzurra, per usare le parole di papà Gualtiero, che ha poi dichiarato essere stato “il coronamento di un sogno.”

“Durante la partita mi sono divertito molto, anche se non ero nel mio ruolo “abituale” di Mediano e quindi la preoccupazione di sbagliare era ancora maggiore. Giocare Ala è stato molto stimolante. Ha richiesto tanta attenzione in più, non avevo l’abitudine a fare certi movimenti che quel ruolo richiede. L’emozione più grande in partita? Cantare l’inno, e il momento in cui, entrando in campo, ho sentito il “boato” degli amici provenire dagli spalti.”

Tanti infatti erano gli amici a bordo campo, accorsi a sostenerlo. Si erano uniti al Volvera rugby, che aveva organizzato un pullman per i ragazzini del club per venire a vedere la nazionale giocare.

Mauro ha poi sottolineato le differenze tra le due squadre. Inaspettatamente, la più forte fisicamente era quella italiana, “ma loro, a differenza nostra, hanno saputo essere più “cinici” e determinati a portare a casa il risultato, probabilmente perché sono più abituati a quei livelli di gioco e di pressione.”

Quella della famiglia Porporato, spiega il papà, non è mai stata una “casa di rugbisti”, eppure dopo sette anni di palla ovale, sono diventati esperti, anche per quanto riguarda la qualità della pastasciutta del terzo tempo che, a Colorno, “era al sugo e salsiccia”, ha spiegato Mauro.

I “colleghi” con cui ha trovato più feeling sono Giovanni Pettinelli, il suo compagno di camera e capitano, Matteo Minozzi numero 10 e Alberto Buratti, tutti e tre dell’accademia di Mogliano Veneto. A tal proposito, ne abbiamo approfittato per chiedergli della sua personale esperienza nella neo-nata Accademia torinese. “Mi trovo benissimo.Si è formato un bellissimo gruppo, nonostante le diverse provenienze e l’essere stati avversari nel campionato di club. Questo affiatamento è uno dei nostri maggiori punti di forza dentro e fuori dal campo, prova ne sono gli ottimi risultati del Torneo delle Accademie.”

“Si goda il bel momento, dopo tutte le sveglie alle cinque e mezza per gli allenamenti o le infinite lavatrici di fango.” Parola di papà Gualtiero. Intanto Mauro sogna “il massimo, vincere la Coppa del mondo. Spero proprio in una vita nel rugby, ma sono consapevole del fatto che in Italia “di rugby non si vive”, quindi al primo posto cerco sempre di mettere gli studi.” Sms di convocazioni importanti, a parte.


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