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Rwanda, Victoire Ingabire se la cava con 8 anni!

Creato il 02 novembre 2012 da Dragor

 

 

Victoire 8

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  Riepiloghiamo i fatti. Nel gennaio del 2010 Victoire arriva in Rwanda dall’Olanda, dove ha passato 18 anni in esilio. Non soltanto ha fatto una favolosa carriera che l’ha portata alla testa dei servizi contabili di una multinazionale, ma è la presidentessa del partito di opposizione FDU (Forces Democratiques Unies) formato da Hutu della diaspora, e in agosto vorrebbe sfidare Paul Kagame alle elezioni presidenziali. Scende dall’aereo, passa i controlli doganali, prende un taxi e si fa portare al Memorial del Genocidio. Lo visita da cima a fondo, si raccoglie con aria debitamente compunta davanti alle terribili testimonianze e poi fa questa stupefacente dichiarazione: «Bene, ho visto il Memorial dei Tutsi uccisi dagli Hutu. Quando potro’ vedere il memorial degli Hutu uccisi dai Tutsi?»

   Le sue parole fanno il giro di Kigali a velocità supersonica. Il tam-tam è ancora più rapido dei cellulari. 5 minuti dopo, mia cognata mi telefona indignata: «Ma lo sai che cos’ha detto quella p… ? La mamma è furibonda, vuole andare a strozzarla.» In effetti, in un paese dalle ferite ancora aperte, tutto proteso nello sforzo di ritrovare l’unità e la riconciliazione, di superare il razzismo predicato per 34 anni dalla feroce dittatura clerico-fascista di Juvénal Habyarimana, praticamente in bilico sulla lama di un rasoio, queste parole suonano come quelle di un tizio che nel 1946,dopo avere visitato il campo di sterminio di Treblinka, dicesse: «Bene, ho visto il Memorial degli ebrei uccisi dai nazisti. Quando potro’ vedere il memorial dei nazisti uccisi dagli ebrei? »   

   Parole a dir poco indelicate, per non dire provocatorie. Cosi’ un funzionario si è avvicina a Victoire le bisbiglia (i nostri funzionari non alzano mai la voce, bisbigliano): «Per favore, signora Ingabire, sarebbe cosi’ gentile da seguirmi?» 10 minuti dopo Victoire si trova privata del passaporto e assegnata a residenza. Qualche giorno dopo le viene offerta una suite nella famosa prigione « 1930 » corredata da un elegante taglio di capelli alla Yul Brynner e da un’elegante tunica rosa with the compliments of the Rwandan Governement.   

   Sospettando che sotto il fumo ci sia l’arrosto, la magistratura di Kigali contatta quella di Amsterdam e la polizia olandese perquisce l’abitazione di Victoire. E’ come scoperchiare il vaso di Pandora: salta fuori una fitta corrispondenza fra Victoire e la milizia terrorista FDLR (Forces Démocratiques de Libération du Rwanda) composta da genocidari rifugiati in Congo. Ci sono lettere, numeri di telefono, ricevute di bonifici bancari. Una lettera attesta che Victoire, ritenendo le FDLR troppo « timide », intendeva formare un’altra milizia allo scopo di « terrorizzare le città frontaliere del Rwanda per obbligare il governo a una svolta autoritaria e provocare una sollevazione popolare. » I suoi 4 complici, tutti ex membri delle FDLR arrestati in Congo,  confermano ogni cosa. Si’, Victoire voleva formare una nuova milizia terrorista. Si’, Victoire mandava soldi per comprare armi.

   Per 2 anni il processo è stato uno dei più mediatizzati della storia, diffuso in diretta TV come uno spettacolo di gala.  Non scorderemo mai i trionfali ingressi di Victoire in aula, sorridente come una star sotto i flash dei fotografi, con il codazzo del suo formidabile collegio difensivo composto da 4 avvocati scelti fra i più bravi della Pallida Albione. Anche le condizioni della detenzione erano trasparenti. Chiunque poteva visitare la prigione (le nostre prigioni, piene zeppe di genocidari, sono aperte al pubblico) e Victoire ha ricevuto innumerevoli delegazioni di fans per non parlare di quelle della Croce Rossa e delle varie ONG. Nessuno ha trovato da ridire.   

   E cosi’, dopo 2 anni di processo, mercoledi’ scorso è arrivata la sentenza. Nell’aula strapiena la giudice Alice Eulisa ha annunciato che Victoire si prende 8 anni per avere svolto attività di terrorismo, attentato alla sicurezza dello Stato e negato il Genocidio del 1994 contro i Tutsi. In compenso viene assolta dall’accusa di avere promosso l’ideologia del genocidio. Bisogna dire che se l’è cavata bene. Altro che 8 anni, io le avrei dato 8 ergastoli. Non ha promosso l’ideologia del Genocidio? Evidentemente i magistrati non hanno letto il veleno che ha pubblicato sul Web. Ma per sua fortuna Dragor non faceva parte della Corte. E fra un paio d’anni Paul Kagame farà il magnanimo gesto di «perdonarla» lasciandola libera di tornare in Olanda, cosi’ tutti diranno «wow, com’è buono il presidente del Rwanda.» Perché il nostro è un paese meraviglioso dove tutto è possibile. Pensate, bastano 6 ore per registrare un’impresa e 3 giorni per avere la cittadinanza!   

Dragor


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