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S’è desta

Creato il 20 agosto 2010 da Parolecomplicate

Mettiamo un autunno, il prossimo, di campagna elettorale. Violenta, personale, cieca da una parte. Immaginiamo, per un attimo, il loro popolo. Abituato ad essere ingozzato di paura come delle oche. Mettiamo che ad un certo punto dall’orizzonte piatto di nebbia verso cui hanno sempre guardato si scorga una luce nuova. Una luce che suggerisce un dubbio, che diventa piano piano domanda e poi interesse. Mettiamo che dall’altra parte si voli alto, si faccia poesia. Si lasci perdere il correre in tondo per andare ad urlare che il mondo, in fondo, è un posto tanto bello. Che basta incontrare, allargare le braccia. Che il bello non si rifiuta per distrazione: si accoglie, si assapora. Mettiamo che la nostra gente sia ancora capace di meravigliare.

Immaginate le loro facce, verso la mezzanotte delle schede, che diventano sempre più tese, paralizzate della stessa paura con cui hanno infranto sogni e negato felicità. Immaginate le loro sicurezze di marmo, sgretolarsi davanti alla consapevolezza del dover rispondere degli scorsi 15 anni davanti alla storia e ai loro nipoti. Mettiamo un colpo d’ala inaspettato, istintivo. Un gol al 93′ in fuorigioco in una finale di Champions, dopo aver subito per tutta la partita. Mettiamo che alla fine ci si prenda per mano commossi, con le lacrime agli occhi dal cambiamento. E che poi si costruisca assieme una profezia, un Paese di liberi. Detto ciò: il nobel per la pace a Fini, no?


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