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S’era fatta l’Italia

Creato il 04 maggio 2010 da Paz83

Qualche tempo fa Alessandro Sallusti disse che a lui e agli Italiani tutto sommato di cose come le celebrazioni dell’unità d’Italia fregava ben poco e che erano altri i problemi che preoccupavano i cittadini. Lo disse in televisione. Sempre in televisione Calderoli ha detto (e non solo lui, che c’è forse chi ha detto di peggio) che preferisce fare altro, dice lavorare, piuttosto che partecipare alle manifestazioni commemorative. Bossi ha detto che è solamente retorica e non sa se andrà, ma potrebbe ripensarci se a chiederglielo fosse direttamente il presidente della Repubblica, ma giusto perché gli sta simpatico, non per altro.

Bossi e Calderoli sono due esponenti del governo in carica, governo di questo paese. Negli Stati Uniti del Federalismo a tutto campo la bandiera del paese viene spesso issata con orgoglio nei locali, nelle case e nei cortili dei cittadini (anche di quelli immigrati a onor del vero talvolta) e le celebrazioni annuali e non, delle ricorrenze patriottiche e commemorative sono molto sentite in maniera trasversale. Mai un politico da quelle parti si sognerebbe di dire che non ha nessun interesse o voglia di prendere parte a tali manifestazioni anche per il solo e semplice motivo che tale gesto decreterebbe con tutta probabilità la sua immediata morte politica e sociale. Ancora di più, mai un politico soprattutto se di livello nazionale si sognerebbe di dire che con la bandiera nazionale ci si spazzerebbe il fondo schiena, perché questo vorrebbe dire una immediata corcata di mazzate sulla testa, oltre che l’immediata radiazione a suon di pedate nel sedere dal paese. E pure i giornalisti, io credo, mai si sognerebbero di dire cose anche solo vagamente simili. Ma come giustamente cantava qualcuno delle mie parti noi non siamo mica gli Americani, noi, che si dice, prima degli Americani la ci siamo arrivati per fortuna (o sfortuna, e questo dipende molto dal fatto che tu sia Nativo o meno).

No, noi abbiamo qualche problemuccio anche su di una cosa come la nazionale di Calcio.Si dice sempre che il problema “insanabile” dell’Italia è la sua frammentazione a più livelli. Forse farsi trovare uniti almeno in queste circostanze aiuterebbe non poco. Abbiamo da poco scavalcato l’onda polemica del 25 aprile, della liberazione dal Nazifascismo dove la diatriba tra chi ha vinto e chi ha perso è ancora forte senza mai per altro concentrarsi sul punto focale della faccenda: ovvero la cacciata di quel cancro dal paese, e il resto forse conta un po’ meno. Ma almeno sull’unità nazionale, sulla nascita di questa benedetto paese come un tutt’uno varrebbe forse la pena di sforzarsi un tantino di più. E badate bene che non è una questione di politica, ma di identità, di visione unitaria. Si tratta, nonostante le differenze, di riconoscersi in un punto di partenza comune, una sorta di binario che permetta al tutto di non deragliare, e si sa che se non c’è identità condivisa poi sorgono i problemi. Chiedere al Belgio ultimamente.

Poi facciano come vogliono, ma un punto in comune da qualche parte dovremo pur trovarlo prima o poi.

Foto in copertina di PianuraReno


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