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Sabato 26 dicembre 1953

Creato il 26 dicembre 2010 da Cbneas1968
Sabato 26 dicembre 1953
TELEVISIONE
17,30 PROGRAMMA PER LA DONNA
20,45 TELEGIORNALE
21,00 SETTE GIORNI DI TV
Presentazione dei principali programmi televisivi della settimana successiva
21,15 DOMANI IN GARA, a cura di Carlo Bacarelli, Fausto Rosati e Ansaldo
21,25 SETTENOTE
Programma di musica leggera con la partecipazione dell'Orchestra diretta da Carlo Savina
Presenta Virgilio Riento
Realizzazione di Alda Grimaldi
22,00 SOTTO LE STRADE DI PARIGI
Film poliziesco
Regia di Bill Karn
Prodotto da Harold E. Knox
Interpreti: Brian Donlevy, Carol Turston, Leonard Penn
22,30 REPLICA TELEGIORNALE
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Stavolta parliamo di tarda preistoria. E' il Santo Stefano del 1953 e mancano ancora otto giorni al via ufficiale delle trasmissioni televisive italiane, ma è un'ufficialità formale. E' già dal mese di settembre che cominciano a prendere forma tutti quei programmi destinati a svilupparsi nei mesi, se non addirittura negli anni seguenti. Basti citare alcuni titoli: La domenica sportiva, Un, due, tre (non ancora con Ugo Tognazzi e Raimondo Vianello, che debutteranno nel settembre del 1954), Arrivi e partenze, con un giovane Mike Bongiorno, L'orchestra delle 15, appuntamento musicale della domenica pomeriggio condotto da Febo Conti, e altro ancora.
Su tutto troneggia, comunque, il Telegiornale, ormai abbastanza ben organizzato. Come si sa, il primo notiziario televisivo andò in onda martedì 9 settembre 1952 (alcune fonti citano la data del giorno successivo ma, come ci ricordava giorni fa Pino Frìsoli, non è un'informazione attendibile, considerato il fatto che inizialmente il TG veniva trasmesso solo nei giorni pari della settimana) e nel giro di un anno da trisettimanale divenne quasi quotidiano, non venendo diffuso la domenica (per far posto a un consuntivo generale dei fatti della settimana) e il lunedì, giorno di Telesport.
Nel 1953 il telegiornale viene realizzato principalmente a Milano, con qualche inserimento da Roma e Torino. Non c'è ancora Riccardo Paladini, l'annunciatore dalle orecchie a sventola (in realtà inesistenti, ma frutto solo di un gioco di telecamera), che arriverà in pieno '54, quando cioè la messa in onda del notiziario avverrà da uno studiolo romano presto smantellato, il P1 di Via Asiago, bensì un giornalista, autore e dicitore già noto ai radioascoltatori, Furio Caccia (prestatosi tempo prima simpaticamente a comandare il ballo della raspa in una fortunata incisione discografica a 78 giri affidata alla voce canora solista di Nilla Pizzi: famosa la sua gaffe linguistica inglese nell'invitare in più idiomi i ballerini al cambio - Cambiare ! Changer ! To change ! (sic!) - laddove andava usato l'imperativo Change e basta -).
Di quel TG pionieristico, che proprio sul finire del 1953 trova in Vittorio Veltroni, padre di Walter, il primo vero direttore, rimangono solo alcuni inserti filmati girati in esterni e non siamo in grado di vedere registrazioni su vidigrafo da studio. Ci affidiamo quindi a testimonianze di protagonisti e ad alcuni dati tratti da un libro del 2002, opera della giornalista Maria Grazia Bruzzone e pubblicato da Rizzoli, L'avventurosa storia del TG in Italia, lavoro interessante e complessivamente di buon livello:
Sabato 26 dicembre 1953
Un giovane ossuto dalla faccia scavata e dalla voce calda che risponde al nome di Furio Caccia (...) signore torinese per bene, già portabandiera del regio reggimento dei granatieri, di simpatie monarchiche, che si era trovato in un campo di concentramento insieme al genero di Vittorio Valletta e, tornato a Torino, il 25 aprile era stato assunto al volo come annunciatore di Radio Torino Libera grazie alla sua bella voce e a qualche esperienza di presentatore. Diventato radiocronista, si era poi trovato quasi per caso a far parte della piccola pattuglia dei pionieri del telegiornale. (...)
A cominciare l'avventura del nuovo telegiornale sono soltanto in cinque, cinque illustri sconosciuti, due soli i redattori - lettori, entrambi torinesi e neppure giornalisti: Furio Caccia curava gli interni, Fausto Rosati, un giovane che lascerà presto il tg per un incidente, gli esteri e lo sport. In compenso Pugliese aveva scelto con cura i tecnici: due operatori cinematografici, Carlo Oddone e Duilio Chiaradia che sarebbe diventato uno dei migliori della RAI. Il quinto è il montatore Giuseppe Monachesi. A questo sparuto drappello si sarebbe presto affiancato Carlo Alberto Chiesa, tecnico validissimo nonchè marito dell'attrice Isa Barzizza e documentarista della "Settimana Incom", il migliore dei cinegiornali, al quale Pugliese era convinto che il telenotiziario dovesse ispirarsi.
Sono solo in cinque, e però nel nuovissimo palazzo RAI di Corso Sempione, costruito da Giò Ponti nel '42 ma ultimato solo da poco, non hanno trovato posto. Si sono dovuti sistemare in uno stabile poco lontano, di proprietà di un certo Nicki Chini,
un greco enorme e brizzolato che commerciava in articoli di abbigliamento e, oltre all'abitazione e allo studio, aveva lì il laboratorio nel quale ci divertivamo a sbirciare le lavoranti. A raccontarlo è Bruno Ambrosi, arrivato pochi mesi dopo e da allora giornalista alla RAI milanese, dove fino alla pensione ha occupato la scrivania che fu di Vittorio Veltroni, un sobrio scrittoio di legno con tre cassetti. Al Sempione non ci volevano. Chini era un patito di elettronica e ci aveva ceduto un piano intero del suo palazzetto. In cambio di un affitto, naturalmente, più un congruo numero di televisori che aveva sistemato in ogni stanza. (...)
Nell'unico stanzone ci sono i tavoli per scrivere e la moviola per montare i filmati. Racconta Furio Caccia: Il sonoro non c'era. Montarlo sarebbe stato troppo complicato, con gli scarsi mezzi che avevamo. Del resto, i magnetofoni a nastro che avevano appena sostituito il disco rigido erano ancora poco maneggevoli. Il commento ai vari servizi veniva fatto a voce durante la messa in onda, sulla base di appunti che leggevamo in diretta io o Rosati. O addirittura servendoci delle cronache radiofoniche. All'inizio non avevamo nè agenzie nè stenografi. E per attualizzare il TG ascoltavamo il GR delle 20,30 e usavamo quei resoconti come traccia sui quali imbastire i testi da leggere in video alle 20,45. (...)
Dice Enzo Luparelli, che prestissimo entra nella squadra come "produttore", responsabile di tutta la parte tecnica: I montatori allora erano bravissimi. L'invertibile, la pellicola che non ha bisogno di sviluppo e stampa, non c'era ancora, e per guadagnare tempo si erano abituati a montare direttamente il negativo. Sulla moviola i bianchi erano neri e i neri bianchi, ma il cervello faceva automaticamente l'inversione. In trasmissione bastava schiacciare un tasto e tutto ritornava a posto.
Caccia: Eravamo ossessionati dalla tempestività, anche se praticamente facevamo tutto noi due, interni, esteri e sport. Ma potevamo contare su cinque corrispondenti, a Torino, Genova, Bologna, Trieste e Firenze. E sui filmati della United Press e della NBC che arrivavano in aereo in grandi "pizze", magari qualche giorno dopo il fatto. (...) Senza telescriventi, agenzie, nè cronisti veri e propri, i primi TG sono delle scatole chiuse. Partono da Milano con i filmati già attaccati l'uno all'altro, preceduti dal "Buonasera" del lettore di turno e dalle notizie dal vivo. A un certo punto, quando arrivavano i servizi romani, entravano in scena i cartelli "Qui Milano", "Qui Roma" per dare tempo al collegamento. (...)
Tutto ciò che non è filmato o filmabile tendenzialmente non viene preso in considerazione. E coi tempi ancora lenti della cinepresa, dello sviluppo, dell'organizzazione precaria, a soffrirne è l'attualità. Si perfeziona così l'idea di leggere le notizie direttamente in video. Un espediente che pare naturale, ma alimenta gelosie, preoccupazioni e fa nascere le prime feroci polemiche. Caccia:
La vecchia guardia della radio sosteneva che così si faceva una brutta copia del GR e si snaturava il linguaggio della TV fatto di ritmo e di movimento, gli altri ritenevano che solo in questo modo si potesse passare da un'impostazione da cinegiornale a un notiziario quotidiano completo.
Vinsero i secondi. Mandammo in onda le prime notizie "dal vivo" rendendole meno statiche con fotografie, telefoto, grafici ed elementari animazioni. La somiglianza col GR però era ancora molto forte. Ma quando, per rendere più attuale e vivace il nostro notiziario ci mettemmo ad ascoltare il GR delle 20,30 per avere le notizie fresche e decidemmo di personalizzare la lettura con commenti estemporanei, i contrasti aumentarono. (...)
Il linguaggio di quel primissimo TG è piano, discorsivo, privo della patina dell'ufficialità e dell'enfasi retorica che caratterizza l'informazione radiofonica e avvolgerà anche il notiziario televisivo degli anni successivi. Lasciati a loro stessi, i redattori - lettori sono ancora liberi di improvvisare. Racconta ancora Caccia: Ci sforzavamo di personalizzare le notizie. Volevamo essere più umani, andando in onda parlando a braccio, cosa che alla radio, dove ogni parola era strettamente filtrata, non si faceva. Certo non potevi pensarla contro mette le mani avanti Ambrosi. E aggiunge: Del resto, alla RAI eravamo tutti benpensanti. Anche i rapporti con gli uomini politici erano ancora inespressi. Tra noi e loro c'era pure una separazione fisica. Prima della teleselezione, Roma era davvero lontanissima. (...)
Le cose cominciano a cambiare con Vittorio Veltroni, arrivato alla guida del TG sperimentale sin dal luglio del 1953(...). Ex radiocronista sportivo (...), ha un carattere che tutti ricordano estroverso e gioviale, è di un attivismo frenetico e coinvolgente. In breve riorganizza il notiziario introducendo la scansione per pagine: in testa le "Notizie dal vivo", poi le "Notizie dall'interno" e le "Corrispondenze dall'estero", infine gli "altri servizi" leggeri e lo sport.
(MARIA GRAZIA BRUZZONE, L'avventurosa storia del TG in Italia, Rizzoli, 2002, pagine 5, 16-19, 21-22, 26, 28).
Così le TV news made in Italy mossero i primi passi di una strada che le avrebbe portate, in quasi sessant'anni e anche per merito del pluralismo radiotelevisivo (discutibile finchè si vuole, ma, almeno sulla carta, piena espressione di democrazia), a diventare pure struttura portante di canali tematici che, sia pur diffusi tramite satellite, godono di un pubblico sempre crescente di affezionati.
Vi ringraziamo per l'attenzione e, dandovi appuntamento al prossimo post (che sicuramente precederà l'appuntamento di Capodanno, con cui per una volta il Focolare interagirà direttamente con Facebook nelle modalità che presto scoprirete), vi salutiamo caramente e cordialmente.
Sono le 13,40 di lunedì 27 dicembre 2010 quando augura a tutti voi un buon proseguimento di giornata
CBNeas .

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