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Saladin Ahmed: Il trono della luna crescente

Creato il 05 ottobre 2014 da Martinaframmartino

Saladin Ahmed: Il trono della luna crescenteSaladin Ahmed è nato a Detroit nel 1975, ma fra i suoi ascendenti si trovano persone provenienti da diverse nazionalità quali libanese, egiziana, irlandese e polacca. Sul suo sito ha inserito una biografia abbastanza lunga, ma per pigrizia io mi accontento della versione breve in cui Ahmed si autodefinisce scrittore, poeta, insegnante e burbero. Non avendolo mai incontrato non posso dire nulla su quest’ultimo punto, ma a leggere la versione lunga della biografia si scopre che ha iniziato a scrivere seriamente poesia verso la metà degli anni ’90, molto prima di dedicarsi alla narrativa. I primi racconti di cui ho trovato traccia risalgono al 2009, il primo romanzo, Il trono della luna crescente, al 2012. Prima di leggere il romanzo comunque mi ero imbattuta casualmente in un suo articolo dedicato ai mondi fantasy, articolo che ho letto con una certa attenzione prima di scrivere a mia volta un paio di articoli e che ovviamente ha attirato la mia attenzione sullo scrittore: http://www.npr.org/2013/01/06/168631403/at-home-in-fantasys-nerd-built-worlds. Già che ci sono vi piazzo il link a un altro aricolo che ho trovato in seguito, giusto per capire un po’ meglio Ahmed: http://whatever.scalzi.com/2012/02/07/the-big-idea-saladin-ahmed/.

Il trono della luna crescente è stato finalista sia al premio Hugo (e George R.R. Martin lo aveva indicato come possibile libro da votare prima che venisse scelta la cinquina finalista) che al Nebula, e ha vinto il Locus per il miglior romanzo d’esordio. Qualcuno, guardando la copertina, mi ha chiesto se si tratta di un romanzo per ragazzi. La risposta è no, senza alcun dubbio. Io ho letto la versione originale, oltre un anno fa, perciò non posso parlare della traduzione e qualche dettaglio può essere sparito dalla mia memoria, ma l’impressione era che si tratta di un ottimo libro per adulti. Non ha il respiro della grande saga epica, ma a volte anche una semplice avventura può essere piacevole.

Iniziamo dall’ambientazione. Se noi siamo abituati a una simil Europa Medievale per i fantasy, qui siamo in Oriente, nelle terre delle Mille e una notte, in quelle terre da cui hanno origine i jinn come il Bartimeus di Jonathan Stroud o da cui vengono i guerrieri come Ammar ibn Khairan di The Lianos of Al-Rassan di Guy Gavriel Kay. Non che le trame di questi romanzi abbiano qualche punto di contatto, ma le atmosfere per certi versi sono legate fra loro. Se tralasciamo tre intermezzi la cui funzione si capisce con il tempo i punti di vista sono cinque, quindi non tanti, e tutti ben individualizzati. I personaggi hanno dubbi, si chiedono quale sia la cosa più gusta da fare, si tormentano per errori veri o presunti del passato e per le possibilità future. La trama è principalmente di “spada e magia”, ci sono duelli combattuti tanto con armi fisiche quanto con armi magiche, ma ci sono anche intrighi politici e complotti ben costruiti e amalgamati l’uno nell’altro. C’è spazio per interrogativi di tipo sociale e per la religione, parte integrante della realtà in cui si muovono i protagonisti. Ci sono culture diverse, con la necessità di relazionarsi fra loro. Lo stile è scorrevole, il libro si legge facilmente e, pur essendo parte di una serie, è autoconclusivo. Del seguito comunque per ora non credo che si sappia nulla, solo che l’autore lo sta scrivendo.
Se conoscete l’inglese qui potete leggere il primo capitolo: http://www.saladinahmed.com/wordpress/the-books.
Lettura consigliata.



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