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Salari minimi, cosa ne pensano gli economisti?

Creato il 29 marzo 2013 da Keynesblog @keynesblog
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Nel modello neoclassico il salario minimo sopra il punto di equilibrio tra domanda e offerta di lavoro provocherebbe disoccupazione

Il blog della Chicago Booth (sì proprio quella dove insegna Luigi Zingales) ha domandato ad un panel di economisti delle maggiori università statunitensi cosa pensassero dell’aumento a 9$/ora del salario minimo federale, proposto da Obama, che sta facendo discutere da mesi gli Americani. I risultati sono sorprendenti solo per chi crede ingenuamente che l’economia sia una scienza esatta: la professione economica non sa decidere che effetto questa misura potrebbe avere sull’occupazione.

Abbiamo analizzato la questione dei salari minimi (cioè di un compenso minimo orario sotto il quale nessuna impresa può assumere un lavoratore) diverso tempo fa su questo blog. Nacque anche un’accesa discussione con Noise from Amerika, che ci rimproverò di sostenere una tesi che nessun economista sarebbe disposto a sottoscrivere, ovvero che l’aumento del salario minimo non provochi disoccupazione. Il nostro articolo era invece basato su diversi studi condotti negli Stati Uniti che mostrano l’impossibilità di stabilire un effetto negativo sull’occupazione, neanche considerando solo i lavoratori a basso salario o i giovani.

Il blog della Chicago Booth (sì proprio quella dove insegna Luigi Zingales) ha domandato ad un panel di economisti delle maggiori università statunitensi cosa pensassero dell’aumento a 9$/ora del salario minimo federale, proposto da Obama, che sta facendo discutere da mesi gli Americani. I risultati sono sorprendenti solo per chi crede ingenuamente che l’economia sia una scienza esatta: la professione economica non sa decidere che effetto questa misura potrebbe avere sull’occupazione.

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Solo il 34% si dice convinto che avrebbe un effetto negativo. Il 32% dice che non l’avrebbe o che non sarebbe misurabile. Un rilevante 24% è incerto. Gli equilibri non cambiano pesando le risposte a seconda della sicurezza espressa degli intervistati, ma ovviamente si riduce la percentuale di incerti.

Più marcata invece è la fiducia degli intervistati circa la poca rilevanza degli effetti distorsivi.

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E’ da notare che questo sondaggio arriva mentre gli Stati Uniti ancora soffrono di una disoccupazione piuttosto elevata che si sta riassorbendo molto lentamente. Eppure, degli intervistati, solo uno ha posto esplicitamente l’argomento neoclassico più naturale: “Se c’è disoccupazione, allora vuol dire che i salari sono già troppo alti rispetto all’equilibrio di mercato”. Al contrario, un altro intervistato ha sarcasticamente sostenuto: “Sì, so la risposta di Econ 101 [corso universitario base], ma le evidenze empiriche sostengono che l’effetto negativo sarebbe tra piccolo e zero”. Come dire, quel che è scritto nei libri di testo ha poca rispondenza con la realtà.

In Italia (e in Germania) non esiste un minimo salariale per legge, ma solo i minimi stabiliti dai contratti collettivi di lavoro tra imprese e sindacati, che però non coprono milioni di lavoratori precari. L’argomento è entrato tangenzialmente in campagna elettorale, ma dopo il voto è totalmente scomparso.

Concludiamo con nota dolente: purtroppo né Luigi ZingalesAlberto Alesina hanno partecipato al sondaggio.


Archiviato in:Economia, Lavoro, Teoria economica Tagged: Alberto Alesina, Barack Obama, Luigi Zingales, mercato del lavoro, Noise from Ameika, salari minimi, Stati Uniti, USA

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