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Salone del Libro: Cronache dal Paese delle Meraviglie Volume 3

Creato il 22 maggio 2015 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Salone del Libro: Cronache dal Paese delle Meraviglie Volume 3

Alessandro Baricco ha come al solito sbalordito una platea pendente dalle sue labbra. All'interno di un Salone ricco di parole, lui ha usato le proprie, magiche e avvolgenti, per raccontare il silenzio. Come esempio di sublimi meraviglie d'Italia, lo scrittore ha portato quattro silenzi da lui ammirati nel corso della vita: un momento del duetto tra Violetta e il padre del suo amato ne La traviata di Giuseppe Verdi, un sonetto di Dante, il "bosco dei violini" in Trentino e per ultimo, incredibile a udirsi, il silenzio stesso del pubblico lì presente, rapito dalla sua arte di narrare una delle sue storie preferite, il Cyrano de Bergerac.

Piacevoli gli incontri al "Caffè Letterario" di Guido Gobino, mastro cioccolataio torinese. Margherita Oggero ha amichevolmente chiacchierato con Bruno Gambarotta sul suo nuovo romanzo, La ragazza di fronte (Mondadori), mentre i due "Fabi", Geda e Genovesi, hanno discusso sull'ultima pubblicazione di quest'ultimo, Chi manda le onde (Mondadori).

A un anno di distanza dalla presentazione di Rosso Istanbul (Mondadori), Ferzan Ozpetek è tornato a Torino per parlare del suo ultimo romanzo, Sei la mia vita (Mondadori), le cui pagine sono state lette da Carolina Crescentini. All'interno della cornice di un amore intenso e appassionato tra un regista e un altro uomo, si snoda il ricordo di una vita: il viaggio dalla Turchia all'Italia, sognando di studiare e fare cinema, le persone che hanno lasciato il segno, gli amici, gli amori, le speranze, le delusioni, i successi. Storie popolate da figure indimenticabili e bizzarre; sullo sfondo, il palazzo di via Ostiense e la città di Roma raccontata nelle sue metamorfosi. Gli anni Settanta/Ottanta e l'atmosfera di libertà senza freni, la trasgressione, il femminismo, l'AIDS, la solidarietà, gli incontri folgoranti con alcuni protagonisti del cinema italiano. E Ozpetek ha anche presieduto la giuria del Premio "Morandini Corti d'Autore", occasione che ha trasformato i padiglioni del Salone in un lungo tappeto rosso per le star del cinema italiano intervenute come giudici: Geppi Cucciari, Neri Marcoré, Carolina Crescentini, Valentina Lodovini, Paola Minaccioni, oltre a giornalisti e critici come Piera Detassis e Alberto Barbera. Il più amato dizionario di cinema italiano ha voluto premiare i giovani talenti: i tre cortometraggi migliori, che rientreranno nella prossima edizione del Morandini, sono stati visionati dalla giuria e da un pubblico ammaliato da tale concentrato di cinema italiano in così pochi metri quadrati.

E accanto alla massiccia presenza del cinema, non poteva stare in silenzio il mondo televisivo. Enrico Mentana, Carlo Freccero e Franco Iseppi hanno discusso su Il servizio pubblico (Vita e Pensiero) di Jérome Bourdôn, curato per l'edizione italiana da Massimo Scaglioni, libro in cui per la prima volta si racconta la storia integrata delle televisioni europee.

Anche il giornalismo ha animato la programmazione del Salone. Roberto Saviano ha incontrato Günter Wallraff, maestro tedesco del giornalismo d'inchiesta, per un racconto dall'interno della cruda realtà del mondo del lavoro.

Luciana Littizzetto e Marco Presta hanno intrattenuto allegramente il loro affezionato pubblico parlando delle loro ultime pubblicazioni, L'incredibile Urka (Mondadori) e L'allegria degli angoli (Einaudi). La cretineria contemporanea e le anomalie del tempo della crisi viste da uno speciale angolo prospettico che fa sfociare tutto in una risata liberatoria.

Ma la dolcezza, la poesia, la meraviglia vera e propria, è arrivata per il gran finale. Il professore che tutti vorrebbero come maestro di vita, Roberto Vecchioni, ha cullato il suo pubblico con un excursus letterario che vale più di qualsiasi lezione accademica. Dall'amore patologico di Saffo, tanto straziante nella gelosia e nel dolore per il distacco, quanto dolce e avvolgente nelle sue prime manifestazioni, ai versi infuocati e anarcoidi di Archiloco, dal desiderio represso e lacerante della Fedra di Euripide alla passione devota e maltrattata, mesta e potente dell'elegiaco che ancora riecheggia negli spasmi degli innamorati, l'immortale Catullo. Un elogio della letteratura, dell'amore, e dell'amore per la letteratura che da sempre induce i cuori palpitanti a tradurre per iscritto quanto di più inesprimibile risiede in loro. Meravigliarsi, oggi, per parole così antiche, è la prova più grande della persistenza di un sentire comune, di un impulso ad amare che non dovrebbe conoscere limiti, discriminazioni, soprusi. "Vivamus atque amemus", diceva Catullo.

Si chiudono le porte del Paese delle Meraviglie.

Arrivederci al prossimo anno.

Fotografie di Manuela Marascio


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