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San Vito sbarca ancora nelle sue amata terra.

Creato il 22 giugno 2013 da Marcella

 

La Festa del Santo Patrono

 

Un grande amore e una grande devozione lega i pescatori a San Vito Martire.

Il 15 giugno scorso si è svolta la festa di San Vito.

E’ stata una grande festa per tutti.

Le imbarcazioni si sono riunite tutte in rada nel porto perché tutti i pescatori non vogliono mancare alla festa del Santo.

Statua del Santo commissionata dai pescatori

Statua del Santo commissionata dai pescatori

La festa dei pescatori inizia nel pomeriggio con il tradizionale gioco dell’ “antenna a mare”, pittoresco e divertente. Si tratta di un palo lungo 10 metri, sospeso sull’acqua e insaponato, alla cui estremità sta la bandiera che il vincitore dovrà afferrare. L’agonismo è assicurato e anche… le cadute in acqua.

gioco dell'antenna a mare

gioco dell’antenna a mare

All’imbrunire del 15 giugno, le imbarcazioni in rada nel porto di San Vito escono in mare ad accogliere festosamente la barchetta che trasporta il giovane Vito, il suo maestro Modesto e la nutrice Crescenza.

Mentre la barchetta approda a terra e il piccolo Santo sbarca, le imbarcazioni dei pescatori devoti lo salutano con il suono delle loro sirene e il lancio di razzi mentre il popolo si accalcato a riva saluta l’arrivo del piccolo Santo e dei suoi compagni.

Approdo dei santi

Approdo dei santi

Alla notte, la pittoresca processione si snoda per le vie del paese.

La statua del Santo rivestita delle insegne – la corona (il premio di Dio), la palma (la vittoria del martirio), la croce (la forza della fede) e il mantello degli ex voto d’oro dei fedeli (la loro devozione) – è portata a spalla dai portatori di Alcamo devoti del Santo.

statua del santo messa nella cripta del santuario

statua del santo messa nella cripta del santuario

San Vito nel suo santuario al Capo è infatti invocato da tutti i paesi del golfo di Castellammare, dai paesi del trapanese, dell’ericino, della Valle del Belice, di Partinico e del palermitano e da altre lontane zone della Sicilia. Numerosi accorrono i pellegrini a chiederne la intercessione. All’ingresso del paese il Sindaco consegna le chiavi del Comune a rinnovare questo legame tra la comunità civica e il Santo. Inizia poi la discesa solenne attraverso la via grande fino al Santuario.

santuario

santuario

La festa segna l’inizio della stagione estiva. Alla sera, durante il tempo della festa, sono previsti intrattenimenti musicali.
Tra le tradizioni popolari, quella che contrassegnava le feste ericine e che ha trovato ampia eco in tutti i nuovi paesi nati dallo smembramento del Comune di Erice è quella “della Cavalcata e dei personaggi”.

In origine, nel sec. XVII, era una sfilata di personaggi a cavallo, riccamente vestiti. Seguiva la rappresentazione di quadri biblici con personaggi che sfilavano a piedi. Successivamente, questa rappresentazione di quadri biblici a piedi si evolse: divennero quadri plastici quelli della Passione, e quelli mariani o allegorici cominciarono ad essere allestiti sui carri per essere trasportati e aumentare il loro effetto scenico. La processione dei personaggi apriva la festa. L’ultimo carro, quello trionfale, era costituito da una mezza barca, su cui prendeva posto un coro di bambini vestiti da angeli e l’orchestra. L’ultima processione dei personaggi fu tenuta a San Vito Lo capo e ad Erice nel 1974.

Sempre a San Vito Lo Capo si è ripresa da parecchi anni la cavalcata in abiti d’epoca, con ricchi e sfarzosi vestiti.

L’evento, che verrà riproposto all’interno dei festeggiamenti in onore di San Vito, si collega idealmente alla Cavalcata, manifestazione tipica delle feste ericine.

La processione figurata rappresenta il martirio e la gloria di San Vito.

Il popolo cristiano consacra alla memoria del suo martirio il Santuario del Capo che sarà chiamato in suo onore per sempre San Vito Lo Capo.

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UN PO’ DI STORIA MISTA A LEGGENDA

In nome di Dio guariva gli infermi, quanti fossero colpiti da rabbia o morsi da animali, o compromessi nella salute per un improvviso spavento, scacciava gli spiriti immondi.

Ma, a dispetto dei numerosi miracoli operati, la sua opera fu coronata da scarso successo, e si concluse col castigo inflitto da Dio a Conturrana.

La credenza popolare ritiene che il giovanetto San Vito, martire al tempo di Diocleziano, sia stato in questo paese non benevolmente accolto, allorquando si era colà rifugiato, accompagnato dai precettori Modesto e Crescenzia.

il martirio dei 3 santi

il martirio dei 3 santi

L’inesorabile ira divina si era abbattuta sul paese, seppellendolo completamente sotto una frana, non appena i tre profughi avevano lasciato il centro abitato, dirigendosi verso il mare.

Sempre secondo tradizione Santa Crescenzia, voltandosi a guardare la città che crollava, divenne pietra nello stesso punto dove adesso sorge la cappella, alla quale ancora oggi gli abitanti del luogo attribuiscono poteri magici.

CAPPELLA DI SANT CRESCENZA

CAPPELLA DI SANT CRESCENZA

Per San Vito, invece, seguì una breve dimora nell’Egitarso e, dopo un viaggio attraverso la Sicilia e la Basilicata, il martirio, il 15 giugno del 299.

Col tempo crebbe la fama della chiesa e dei “miracoli” attribuiti al martire Vito e a Santa Crescenzia e così, per accogliere i numerosi fedeli che arrivavano in pellegrinaggio – e, soprattutto, per difenderli da ladri e banditi – l’originaria costruzione andò trasformandosi in una fortezza-alloggio.

Tale realizzazione risale alla fine del quattrocento. Fin dall’inizio, il Santuario fu fatto centro di una grande devozione, e la fama dei miracoli che il Santo qui operava varcava anche i confini della Sicilia, richiamando in ogni stagione numerosissimi pellegrini. Anche gli stessi corsari, nemici dichiarati della fede cattolica, avevano rispetto per il Santo e per il suo tempio.

Nel frattempo aumentavano i pericoli di incursioni di pirati barbareschi, così, lungo le coste dell’isola, cominciarono ad essere edificate numerose torri di avvistamento. Le torri principali erano tre, due sono ancora visibili e sono torre Scieri e torre Isolidda. La terza invece, torre Roccazzo, ubicata sul piano Soprano che si estende ad ovest del paese di San Vito (il luogo fu appositamente scelto perché l’unico atto a garantire la corrispondenza con le altre due torri), venne demolita per far posto al semaforo militare nel 1935.

torre isulidda

torre isulidda

torre sciere

torre sciere

All’inizio del settecento iniziarono a comparire le prime case tutto intorno al Santuario, in particolare i possidenti Gaspare Vultaggio e Giuseppe Vultaggio, con i figli Gaspare ed Antonino, viventi nella prima metà del Settecento, sono indicati tra i primi abitanti. Alla fine dello stesso secolo, attorno alla chiesa esisteva già un piccolo nucleo di abitazioni.

Nasceva così San Vito Lo Capo.

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Nell’arco dei secoli, la cittadina ha accolto esploratori, viaggiatori e persino commissari governativi che, mossi da curiosità, interessi culturali o militari, misero a punto meticolose ed interessanti descrizioni sulla geografia dei luoghi visitati.


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