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[Sardegna, mondo] Maria Lai: un ricordo dell’artista bambina.

Creato il 18 aprile 2013 da Subarralliccu @subarralliccu

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Giocavo con grande serietà e ad un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte”.

In queste parole, che sanno di stupore ma anche di grande determinazione, si legge tutta la vicenda umana e creativa di Maria Lai, l’artista di Ulassai che si è spenta all’età di 93 anni.

Il mio ricordo personale di questa piccola grande donna, dalla voce flebile ma capace di richiamare attorno a sé l’attenzione della critica internazionale, così come dei bambini seduti a leggere le sue opere parlanti, è legato al grande privilegio di aver contribuito a far conoscere la sua mostra I Presepi” a Ghilarza, il mio paese, nel 2008.

 Maria ha giocato con tutto, rispettandone i significati e le potenzialità espressive: pane e telai, ricami e libri cuciti, ceramiche e terracotte, traendo ispirazione dalle fiabe tradizionali sarde e aprendosi al mondo intero, con fiducia e respiro.

 A mio giudizio l’opera che più la rappresenta è stata l’esperimento di arte collettiva “Legarsi alla montagna” che ha fortemente voluto nel 1981 nel suo paese, intervenendo sul paesaggio, evidenziandone le sue bellezze; tutte le case di Ulassai vennero legate tra loro da un nastro azzurro che le univa poi alla montagna. Creò armonia e unione tra le persone senza forzature, nodi, così come fa l’arte, che viene accolta dagli occhi come un istinto animale. Un fiocco legava le famiglie dove regnava l’armonia, mentre dove c’era inimicizia il nastro passava dritto, ma lambiva le case, come una speranza. Il lavoro di Maria Lai è stato paziente, è stato ascolto delle persone e tenacia della tessitura, così come avviene nei rapporti più solidi, quelli che arricchiscono.

Vi lascio le sue parole, che hanno la grazia e la forza di chi ha gli occhi per guardare lontano. E in fondo l’arte non è che un’eredità al mondo, il dono più bello che si possa ricevere.

 Il viaggio è la casa“. “Non solo la mia casa, ma quella di tutti noi. Siamo sulla terra, che gira a circa trenta chilometri al secondo, in un viaggio che è pur sempre un viaggio speciale, dove non si distingue la partenza dal ritorno. La vera nostalgia non è quella per un’isola. È l’ansia di infinito“.


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