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Sartoria, aprirne una dopo la laurea in Design (puntando sulla moda etica)

Creato il 05 luglio 2015 da Elisadibattista @laureartigiani

sartoria more antonella abbrancati

Il suo lavoro artigiano è iniziato con la tesi di laurea. Proprio così, quelle pagine fitte di ricerca e parole nell’ambito del Design Industriale sono state il primo passo verso la sartoria, con un’attenzione speciale all’uso etico dei materiali. Antonella Abbrancati, 31 anni, originaria di Crotone ma da anni a Roma, ha un laboratorio di moda in Campo de’ Fiori e il proprio brand, More  (Mix Originale di Riuso con Etica).
Antonella, raccontaci: come hai scoperto la passione per la manualità?
«Sono passioni che si sviluppano fin da piccoli:ho passato gran parte della mia infanzia ad inventare e costruire giochi, dai vestiti delle bambole, a piccole case di cartone o a lavorare l’argilla. Poi crescendo ho maturato spontaneamente la passione per l’arte, il disegno, i colori… E poi di nuovo i vestiti. Già dall’adolescenza non mi accontentavo di indossarli, dovevo modificarli, personalizzarli. Quando si è trattato di scegliere l’Università non avevo più dubbi: la creatività era la mia strada. Non sapevo ancora bene in quale direzione, ma sapevo che avrei voluto fare un mestiere creativo».

In che modo l’hai trasformata nel tuo lavoro?
«A 19 anni da Crotone sono arrivata a Roma e mi sono iscritta alla facoltà di Architettura, indirizzo Grafica e Comunicazione Visiva. Ero appassionata ma anche curiosa di tutto quello che una grande città come Roma poteva offrirmi. Le mie prospettive lavorative erano ancora lontane, era il tempo di sperimentare, di divertirmi. È stato durante il corso di laurea Specialistica in Disegno Industriale svolto presso l’ Istituto Superiore Industrie Artistiche che ho cambiato il mio approccio con gli studi. Non studiavo soltanto, non immagazzinavo soltanto, ma mi rendevo conto che elaboravo. La mia tesi di laurea è stato il primo vero mattone messo nel mio futuro lavorativo».

In che modo?
«Dopo un lavoro di ricerca in uno degli ambiti del design a me più cari, il design per gli eco-sistemi, ho iniziato ad indagare le problematiche che minacciano il pianeta come ad esempio quella dei rifiuti, in particolare quelli tessili, e ho cercato nel ruolo di futura designer delle possibili soluzioni. Ho proposto come soluzione la valorizzazione dell’ Ethical Fashion, ovvero un’attività imprenditoriale che rendesse la moda etica, producendo dei capi di alta qualità tessile ed estetica partendo da materiale di recupero, trasformando così il rifiuto in una risorsa. La mia tesi di laurea è stata quindi il mio primo business plan, dopodiché non sono più riuscita a separarmi dall’idea di poter fare un lavoro creativo, che mi entusiasmasse e permettesse di unire una mia passione di sempre (trasformare vestiti) all’opportunità di fare qualcosa di utile che in qualche modo nel suo piccolo apportasse un miglioramento nelle abitudini di più persone».

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Come hai costruito la tua professionalità artigiana?
«Dopo l’Università, dove ho imparato a disegnare e progettare il prodotto, ho proseguito gli studi presso una scuola di sartoria e moda dove ho invece ho imparato a realizzarlo, a metterlo su tessuto e cucirlo con le giuste tecniche sartoriali. Poi come autodidatta ho continuato a studiare e sperimentare mossa da una sconfinata curiosità e tutt’ora continuo a ricercare».

Prima di dedicarti a More Lab hai avuto altre esperienze lavorative?
«Ho iniziato a lavorare come grafica presso importanti enti già durante gli anni della Specialistica ma con contratti precari. Una volta conseguita la laurea invece ho inviato diversi CV mossa dalla comune ricerca della sicurezza del “posto fisso” ma pur avendo qualche buona esperienza e il massimo dei voti nessuno mi ha contattata. La cosa non mi ha però demoralizzata poiché le mie giornate erano già piene della mia passione e da qui la scelta di accettare il part time nel mondo dell’istruzione che mi garantiva uno stipendio minimo e tempo da dedicare allo sviluppo e alla messa a punto della mia attività. Così anni di ricerche, studi, corsi vari ed esperienze mi hanno portata all’apertura effettiva del mio laboratorio a luglio 2014».

Oggi More Lab è il tuo principale lavoro?
«È il mio unico lavoro. Mi permette di non chiedere soldi a terzi e di vivere in maniera normale. Ammetto di fare però rinunce ed altrettanti sacrifici ma se questo mi porta serenità e soddisfazione non mi pesa molto. Spero in futuro di potermi permettere qualche viaggio in più e una maggiore stabilità».

Quanto costa indicativamente avviare un’attività come la tua?
«Il mio investimento iniziale è stato di 15mila euro. Con questa cifra ho comprato i macchinari necessari allo svolgimento dell’attività, il mobilio, ho apportato qualche piccola ristrutturazione al locale e ho sostenuto le spese di avvio attività».

Come promuovi la tua sartoria? il digitale e i social ti aiutano?
«Avere una vetrina su strada in uno dei quartieri del Centro di Roma è senz’altro una buona promozione. Passo molto tempo a valorizzare i miei capi esponendoli al meglio e cercando di comunicare il più possibile con disponibilità e gentilezza con la gente che passa, in modo da contare sul passaparola. La mia pagina Facebook è sempre aggiornata con le immagini delle mie ultime creazioni e rispondo volentieri e presto a tutte le informazioni o semplici curiosità che mi vengono richieste. Anche il sito internet mi permette di essere presente sul web, ma devo ammettere di avere ancora molto da fare e poco tempo a disposizione per curare tutto come verrei».

La tua laurea la sfrutti?
«Sì, sicuramente. Aver scelto delle facoltà creative seppur non proprio incentrate solo sulla moda ha sancito la differenza dei miei prodotti rispetto alla concorrenza. Lo studio della forma è fondamentale per me. Ogni mio capo infatti ha dietro un progetto ed un modello di studio che mi porta a creare dei prodotti unici che raccontano la storia di quello che quel capo è stato e di quello che è diventato dopo il mio restyling. Tutto ciò mi è possibile grazie alla preparazione e all’impostazione mentale al progetto che mi hanno dato le facoltà che ho scelto. Inoltre, altra mia caratteristica è l’uso della geometria sia per riassemblare il materiale di recupero che prima smonto e poi rimonto in un tessuto nuovo sia per realizzare modelli su misura in base a gusto personale e/o caratteristiche fisiche soggettive».

Progetti futuri per la tua sartoria?
«Spero di continuare a migliorarmi per raggiungere sempre più persone e dimostrare loro che è possibile indossare un capo unico, particolare ed etico allo stesso tempo. Spero ovviamente di aumentare il fatturato e di riuscire a permettermi qualche sfizio in più e maggiore stabilità. Inoltre vorrei non occuparmi io da sola di tutto ma allargare la mia attività a persone nuove con competenze complementari alle mie con cui condividere il mio progetto».


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