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Save the children a Bari, “preoccupa esodo da Africa”

Creato il 16 febbraio 2011 da Lalternativa

“L’esodo di questi giorni dalle coste africane è preoccupante e lo scenario che vede tanti paesi vicini all’Italia in situazioni così difficili e traballanti sul piano delle istituzioni ci impone di attrezzarci”. E’ l’allarme lanciato oggi a Bari dal responsabile dei programmi Italia-Europa di Save the Children Italia, Raffaela Milano, che oggi ha sottoscritto un protocollo d’intesa con la Regione Puglia per la tutela e l’accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati. “Puglia e Sicilia – ha detto Milano – sono le prime regioni in Italia a sottoscrivere un protocollo d’intesa di questo genere”.
La Puglia, in particolare, secondo l’onlus “ha fatto grandi passi avanti sul fronte dell’accoglienza e con l’accordo vogliamo fare in modo che tutte le strutture pugliesi siano adeguate a standard di qualità che consentano ai minorenni la migliore integrazione possibile nel nostro Paese”. Quanto ai giovani che arrivano in Italia, “le ragazze – ha sottolineato Raffaela Milano – sono due volte vulnerabili, perché come tutti i minorenni sono facilmente preda dei circuiti di illegalità e di sfruttamento, ma sono oggetto anche di tratta sessuale che purtroppo è un fenomeno in crescita”. La presenza di mediatori culturali nelle comunità è, quindi, “un fattore cruciale, poiché sin dall’arrivo del minore è indispensabile informarlo sulle opportunità offerte dalla legge italiana e sui vantaggi derivanti dall’intraprendere un percorso d’integrazione rispetto alla fuga con il gruppo di connazionali”. In Puglia solo il 50 per cento delle comunità ha un servizio di mediazione culturale strutturato e solo il 30 per cento si appoggia a consulenti legali specializzati in materia di diritti dei minorenni. “L’assenza di mediatori culturali nelle comunità leccesi – sottolinea Milano – è un fattore cruciale. Noi, a prescindere dall’emergenza, abbiamo lanciato un appello sulla concessione di permessi di soggiorno. Non vogliamo che i percorsi d’integrazione s’interrompano quando un ragazzo, che è stato in un centro di accoglienza ed ha studiato, raggiunge la maggiore età: non può sentirsi un clandestino nel Paese che lo ha accolto ed ha investito sulla sua formazione. Vorremmo che per questi ragazzi fosse più agevole convertire il permesso di soggiorno”.

E l’accordo con la Regione è arrivato contemporaneamente ai dati sugli sbarchi dei minorenni sulla costa pugliese nel 2010: intutto sono 503 dei quali 296 non erano accompagnati; 207 erano invece con i genitori. I dati sono gli ultimi forniti dalla Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere. Per la stragrande maggioranza i minorenni non accompagnati che raggiungono le coste pugliesi – soprattutto quelle del Salento – provengono dall’Afghanistan. Un terzo dunque del totale dei migranti sbarcati in Puglia nel 2010 è rappresentato da minorenni, 285 in più – è stato sottolineato oggi – rispetto al totale dei minorenni sbarcati in Sicilia nello stesso periodo. Talvolta vengono rintracciati in mare a bordo di barche a vela di medie-grandi dimensioni battenti bandiera francese o statunitense, stipati sottocoperta – insieme anche a migranti adulti. In altri casi, sono stati invece rintracciati sulla terraferma, a poca distanza dal porto. Ai dati riferiti dalla Direzione centrale dell’Immigrazione e dalla Polizia di frontiera bisogna aggiungere 90 minorenni stranieri non accompagnati rintracciati – sempre nel 2010 – dalle forze dell’ordine, dai servizi sociali o da associazioni all’interno del territorio pugliese. Si tratta per lo più di ragazzi provenienti dal Bangladesh che hanno raggiunto la Puglia prevalentemente nascosti all’interno di tir, auto o furgoni, riuscendo a superare i controlli alla frontiera. Gli sbarchi in Puglia, a differenza di quelli in Sicilia, sono aumentati sensibilmente rispetto al 2009, a testimonianza della ricerca da parte dei migranti di nuove rotte, soprattutto dall’Asia. Rotte caratterizzate, per quanto riguarda i minorenni, da viaggi sempre più lunghi e sempre più rischiosi. Anche in Puglia, come in Sicilia, si rilevano infine alti tassi di fuga dei minorenni una volta collocati nelle comunità. Tassi che, nel corso del 2010 hanno raggiunto la quota allarmante del 93% nelle comunità (ubicate soprattutto nella provincia di Lecce) che ricevono i minori giunti a seguito di sbarchi. Analizzando i dati relativi alle fughe, le percentuali più elevate, in particolare, si registrano nelle comunità che offrono meno servizi, soprattutto di mediazione culturale e accesso all’istruzione e al lavoro.

Ma a Bari oggi sugli sbarchi tunisini ha detto il suo punto di vista anche l coordinatore nazionale Cgil immigrati, Kurosh Danesh: “Stiamo parlando – ha spiegato – di 5300 persone in tutto, quindi per un Paese come l’Italia non penso si possa considerare una emergenza. E poi era una cosa prevedibile, e se ci fosse stata più consapevolezza, l’Italia avrebbe dovuto farsi trovare pronta”. “Qualcuno – ha spiegato – ha tentato di bollarli come criminali ma per fortuna il suo tentativo non è riuscito. Adesso – ha rilevato – c’é un atteggiamento che sembra di accoglienza”. Però – ha sottolineato – “per esperienza dico che di solito non è così. Conoscendo il ministro Maroni per le politiche che fa – ha precisato – sono politiche puramente ideologiche su queste cose, fatte solo per raccattare qualche voto inculcando un po’ di paura. E questo mette in crisi tutta la struttura delle politiche di ingresso nel Paese”. Sulla polemica riferita agli aiuti dell’Ue all’Italia per gestire l’accoglienza, Danesh ha detto che “già sono stati stanziati i soldi per questo tipo di eventi, e per averli basta solamente una domanda da parte dei Paesi membri” e “non serve creare tutta la polemica sull’Europa che non ci sostiene”. “Intanto – ha aggiunto – queste persone stanno in questi centri che offrono una accoglienza non umana. Quindi il governo al più presto deve dare una risposta efficace: non può tenere la gente così”. ”In molti – ha concluso – non vogliono restare in Italia e per questo non si fanno identificare ma si allontanano preventivamente dai Cara, poiche’ secondo la convenzione di Dublino sono obbligati a tornare nel Paese dove è stato riconosciuto loro il diritto di asilo. Queste persone, però, quando vengono fermate dalla polizia, finiscono nei Cie e poi di nuovo da dove sono venuti”.

Intanto sono 9 gli stranieri arrestati e 98 i clandestini rimpatriati nelle ultime 24 ore nelle operazione coordinate dalla Direzione centrale dell’immigrazione e delle frontiere con l’obiettivo di contrastare l’ondata di sbarchi avvenuti negli ultimi giorni. Le operazioni sono avvenute in diverse città italiane. In particolare, spiega il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, al porto di Ancona è stato arrestato un greco che aveva tentato di far entrare in Italia 48 clandestini (34 afgani e 14 iracheni) nascosti all’interno di un tir. Due scafisti, sempre greci, sono inoltre stati bloccati dalla Guardia di Finanza al largo di Santa Maria di Leuca. Dalla loro barca a vela erano sbarcati 49 clandestini, in prevalenza afgani, iraniani ed iracheni. Tre gli scafisti albanesi, invece, bloccati nei pressi di Isola Capo Rizzuro a bordo di un gommone che aveva trasportato 48 tra afgani ed iraniani. Tutti i clandestini sono stati condotti nei centri di Crotone e di Otranto, per l’avvio delle procedure d’asilo. Quanto ai rimpatri, rientreranno in patria 50 egiziani, bloccati, insieme ad altri 44 connazionali, dopo lo sbarco di ieri sulle coste ragusane. Di questi ultimi 44, 37 sono minori e quindi sono già stati affidati a strutture loro dedicate, mentre 7, di cui 3 arrestati per favoreggiamento dell’immigrazione illegale, sono a disposizione dell’autorità giudiziaria. Il rimpatrio dei 50 egiziani nelle ore immediatamente successive al loro sbarco, sottolinea il Dipartimento, conferma la continuità della cooperazione di polizia tra l’Italia e l’Egitto.


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