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Scandalo in Giappone: prestiti alla mafia Yakuza, il gruppo Mizuho nel caos

Creato il 29 ottobre 2013 da Stivalepensante @StivalePensante

Teste che saltano e stipendi trattenuti, per sedare la scandalo dei prestiti bancari alla mafia giapponese Yakuza. 

La sede centrale della Mizuho Bank di Tokio (bankingmergers.blogspot.com)

La sede centrale della Mizuho Bank di Tokio (bankingmergers.blogspot.com)

Il gruppo finanziario giapponese Mizuho prova a correre ai ripari, annunciando una serie di misure disciplinari ai danni dei suoi più alti funzionari. Tra loro lo stesso presidente Yasuhiro Sato, che aveva ammesso di essere al corrente da tempo della destinazione di alcuni prestiti erogati dal gruppo alla mafia giapponese: lo scandalo era esploso a settembre, quando il gruppo finanziario aveva stimato la cifra nell’equivalente di oltre 1,5 milioni di euro.

I concessionari di auto usate che costellano le periferie solitarie di Tokyo e di altre città giapponesi, fino a qualche mese fa, erano solo un collegamento improbabile tra una delle più grandi banche del Giappone e il gruppo mafioso Yakuza. In un metodo di uso frequente, i membri della banda criminale si muovevano tramite un concessionario per comprare decine di automobili, le Mercedes Benz nere che sono di solito quelle preferite dai mafiosi giapponesi. Gli acquisti venivano effettuati per un importo di gran lunga superiore rispetto al solito prezzo di listino, affinché si riuscisse ad ottenere un prestito per coprire il prezzo gonfiato delle macchine. 

Ieri, il gruppo bancario del gruppo finanziario Mizuho ha pubblicato i risultati di un’indagine interna che ha sottolineato come questi “clienti”, attraverso una società di credito al consumo affiliato, ​​la Orient Corporation, hanno permesso di ottenere almeno 2 milioni di dollari, 230 transazioni in piccoli prestiti, senza vagliare adeguatamente il loro background. Sono stati, così, scoperti collegamenti con la criminalità organizzata del Giappone che utilizzavano questi presta nomi per finanziare le loro attività illecite.

Dalla sua la “Mizuho Bank”, che ha autorizzato questi prestiti dal 2010, ha omesso di informare le autorità.Questo è stato scoperto grazie ad un rapporto richiesto ad alcuni avvocati esterni incaricati dalla banca per indagare sul caso. Gli avvocati, però, hanno aggiunto che non hanno trovato alcuna prova sull’intenzionalità di nascondere i conti da parte deifunzionari Mizuho. Di questi, però, alcuni, agli investigatori che li interrogavano, hanno risposto “di non ricordare quello che è successo”.

“Mi scuso dal profondo del mio cuore – ha commentato il presidente Sato in una conferenza stampa, in seria difficoltà davanti alle telecamere - prendo molto sul serio il fatto che ci troviamo in questa situazione”. Lui ed altri 53 dirigenti, tra gli attuali e passati, avranno un taglio dello stipendio per un massimo di sei mesi; il presidente del gruppo, Takashi Tsukamoto, che svolge un ruolo prevalentemente consultivo presso la banca Mizuho, ​​invece si dimetterà a giorni.

I membri di tutti questi gruppi della criminalità organizzata non dovrebbero avere tale accesso a finanziamenti, da parte di grandi banche come Mizuho, a seguito di una legge del 1991 che ha reso il riciclaggio di denaro illegale. Da allora, le autorità giapponesi hanno rafforzato le regole che richiedono che le banche siano più rigorose nei controllo sui potenziali clienti per verificare, appunto, eventuali legami con la criminalità organizzata. Evidentemente questo non è bastato.

Lo scandalo, però in borsa, sembra non aver causato danni per le azioni della società che in realtà ieri sono salite del 2,45%.


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