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Schizofrenico

Creato il 20 aprile 2015 da Propostalavoro @propostalavoro

SchizofrenicoFolle, schizofrenico, demenziale: come, altrimenti, definire il mondo del lavoro italiano di oggi?

Le nuove assunzioni sono state oltre 70 mila? Niente di più sbagliato: sono state solo 13. Il Jobs Act ha, quindi, già fallito, prima ancora di cominciare? In realtà no, perchè il contratto a tutele crescenti è operativo solo dal 1 marzo, mentre i dati fanno riferimento al bimestre gennaio-febbraio, ma evidenziano che iniziative, come quelle della Legge di Stabilità, non è che diano grandi risultati.

Ma il nuovo contratto renziano porterà, finalmente, più stabilità e meno precariato? Assolutamente no: al termine dei tre anni di "flessibilità", previsti dalla legge, non esiste alcun obbligo di stabilizzare il lavoratore.

Ma almeno la flessibilità del mercato del lavoro porterà maggiore occupazione? Non esiste alcuna correlazione tra flessibilità del lavoro e occupazione: se n'è accorto – finalmente, dopo anni – anche il Fondo Monetario Internazionale, uno degli organi della famigerata Troika, che da sempre spinge per una maggior liberalizzazione del mercato del lavoro.

Nell'ultimo World Economic Outlook, infatti, si legge che a favorire la crescita economica di un Paese non sono la deregolamentazione del mercato del lavoro, né la flexicurity, ma la preparazione e le competenze dei lavoratori, la qualità dell'imprenditorialità (cioè, la libertà imprenditoriale e il livello di investimenti), la volontà di investire in ricerca e sviluppo.

Tutti settori dove l'Italia è tremendamente deficitaria: i nostri lavoratori hanno preparazione e competenze, mortificate, però, da livelli salariali indecenti, tant'è vero che, negli ultimi anni, la fuga dei cervelli sta assumendo dimensioni preoccupanti. Intanto, tasse elevate e burocrazia eccessiva frenano imprenditorialità ed investimenti, in qualunque settore.

Eppure, la flessbilità va alla grande nei Paesi che l'hanno adottata (soprattutto, nel Nord Europa): perchè, quindi, non potrebbe funzionare anche in Italia? Perchè, in quei Paesi, la flexicurity è bilanciata da un welfare che funziona: reddito minimo o di cittadinanza; Centri per l'Impiego che seguono, passo passo, l'aspirante lavoratore verso un nuovo impiego; sussidio di disoccupazione che mette il disoccupato al riparo dai guasti del mercato del lavoro.

Nessuna di queste cose esiste in Italia: il nuovo sussidio di disoccupazione, la Naspi, è entrato in funzione, ma non garantisce molta protezione dalla disoccupazione di lunga durata (cioè chi è senza lavoro da oltre un anno: in Italia sono il 7%, contro una media europea del 4,9%); la riforma dei Centri per l'Impiego è un cantiere a cielo aperto, mentre il reddito minimo sembra sparito dai radar della politica. Quindi, come potrebbe la flexicurity, base del Jobs Act, funzionare anche in Italia?

Ecco perchè, in mezzo a questo marasma, sarebbe stato saggio puntare su piani precisi, basati su regole certe, fondi esistenti e consistenti. Invece, il grande errore della riforma renziana – buona o meno che sia – è stato quello di farne uno spezzatino, da mettere in Gazzetta Ufficiale un pezzo alla volta, con mesi di distanza, cambiandone le regole in corsa ad ogni soffio o lamento di questa parte politica o di quel sindacato. E ancora non è completa.

L'esempio da cui si sarebbe dovuto imparare è la Garanzia Giovani: nessuna programmazione seria e centralizzata, fondi poco significativi, scarsa informazione, pochissimo coordinamento con le aziende, Centri per l'Impiego poco preparati. C'è da stupirsi, se si sta rivelando un flop?

Eppure, paradossalmente, si sta ripetendo lo stesso errore con il Jobs Act. Di questo passo, da questo sistema schizofrenico, non riusciremo ad uscirne tanto facilmente.

Danilo


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