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sclerosi multipla SM: non è causata dall’insufficienza cerebrospinale venosa cronica CCSVI

Creato il 25 ottobre 2010 da Unamelalgiorno

lo stato attuale della ricerca consente di stabilire che la CCSVI (insufficienza cerebrospinale venosa cronica) non è la causa della sclerosi multipla: lo hanno dichiarato i partecipanti del simposio tenutosi a Goteborg per il 26° congresso dell’ECTRIMS organizzato dalla European Charcot Foundation, nell’ambito del più importante confronto annuale in Europa sulla ricerca ed il trattamento sulla Sclerosi Multipla.
I principali esponenti degli studi finora realizzati hanno esposto i risultati ottenuti dalle loro sperimentazioni cercando di rispondere alle domande ancora aperte su questo argomento e che dividono la comunità scientifica: esiste la CCSVI? È la CCSVI una forma patologica indipendente? Si deve trattarla  chirurgicamente? E’ una delle cause  o un fenomeno che scaturisce dalla SM? E’ presente solo nella SM o anche in altre malattie neurologiche o addirittura in persone sane? Qual è il migliore test diagnostico per rilevare la presenza della CCSVI?
In base agli studi oggi disponibili i ricercatori hanno affermato che la CCSVI è presente in almeno il 25% dei sani, oltre ad essere presente anche in altre patologie neurologiche.
Inoltre una  ricerca italiana (Baracchini et al.), di cui sono stati anticipati i risultati, non ha evidenziato CCSVI nelle CIS, le forme iniziali di sclerosi multipla.
La variabilità riportata nella percentuale di prevalenza della CCSVI nella SM ha portato tutti gli esperti a concludere sulla necessità di definire delle linee guida sull’applicazione delle diverse tecniche diagnostiche (tra le altre la risonanza magnetica e la venografia) oltre alla tecnica di ecodoppler.
Come sottolineato durante l’incontro, per arrivare a risultati certi sulla prevalenza e sul significato della CCSVI è necessario realizzare studi su campioni di popolazione, sana e con SM,  molto più ampi di quelli utilizzati fino ad oggi:  risponde a questa esigenza lo studio multicentrico italiano promosso e finanziato dall’AISM.
Tutti gli esperti  hanno concordato sulla necessità di disporre dei risultati di questi studi prima di proporre il trattamento endovascolare.


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