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Scongiurare una nuova guerra mondiale: si apre il Forum di Rodi 2014

Creato il 26 settembre 2014 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
Scongiurare una nuova guerra mondiale: si apre il Forum di Rodi 2014

Giovedì 25 settembre 2014 è stata inaugurata, con una cerimonia presso l’Anfiteatro di Rodi, l’edizione 2014 del Rhodes Forum, appuntamento annuale organizzato presso l’isola greca dal World Public Forum “Dialogue of Civilizations. L’IsAG, che è partner del WPF “Dialogue of Civilizations”, è presente quest’anno con due delegati: il Presidente Tiberio Graziani e il Direttore Generale Daniele Scalea. Tema del Forum di quest’anno è “Prevenire la Guerra Mondiale tramite la solidarietà globale: 100 anni dopo”.

La mattina del giorno successivo, venerdì 26 settembre, i lavori del forum sono stati avviati con l’incontro plenario di apertura presso la Olympic Hall dell’Hotel Aldemar. Il presidente del WPF “Dialogue of Civilizations”, Vladimir Jakunin, ha annunciato la presenza di più di 400 partecipanti da tutto il pianeta e sottolineato la capacità del Forum di prevedere, già negli anni passati, quella che è la configurazione del mondo attuale, da lui riassunta nei seguenti caratteri: crisi sistemica, crescente ineguaglianza sociale, politica di controllo (sui cittadini, sulle società, sul “caos pilotato”), emergere dell’estrema destra. Jakunin ha anche voluto sottolineare, a livello semantico, l’opposizione tra “crescita” – che può essere semplicemente frutto delle manipolazioni della finanza – e “sviluppo” – che presuppone invece un reale miglioramento della qualità della vita. In conclusione, Jakunin non ha potuto esimersi da un accenno sulle attuali questioni internazionali che riguardano il suo paese, la Russia. Ha messo in guardia dal sferrare attacchi troppo duri contro il suo paese, poiché essi non faranno altro che rafforzarne il desiderio di unità.

La parola è quindi passata a Miloš Zeman, presidente della Repubblica Ceca. Anch’egli si è pronunciato contro le sanzioni, incapaci di risolvere le crisi ma in grado solo di impedire il dialogo e radicalizzare la parte colpita. Il Ministro dei Trasporti greco, Michalis Chrisochoidis, intervenuto in rappresentanza del Governo del paese ospitante, ha altresì sottolineato la necessità di contenere il nazionalismo in Europa, mentre ha espresso ottimismo sulla risoluzione dell’affare riguardante l’Iran.

Matthias Platzeck, ex presidente del Bundesrat tedesco, ha indicato la preoccupante tendenza in Europa Occidentale di voler “punire” la Russia. A suo avviso, Russia ed Europa Occidentale conoscono poco l’una dell’altra e questo ostacola il dialogo. C’è però, a suo avviso, un grande potenziale di cooperazione tra la NATO e l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva.

S.E. Shaikha Dheya bint Ebrahim Al Khalifa, della famiglia reale del Qatar, ha ripercorso la storia dell’ultimo secolo della sua regione. L’arabismo politico – ha spiegato – cercò di superare le divisioni tra gli Stati nazionali ma fallì anche a causa dell’interferenza esterna. Shaikha Al Khalifa ha difeso la messa fuori legge in molti paesi arabi della Fratellanza Musulmana con la considerazione che è una società clandestina e non possono esservi due governi in uno stesso paese. Ha pure dichiarato apertamente che il fenomeno dell’estremismo salafita armato deve molto all’attività delle intelligence di alcuni paesi, ma ha – sorprendendo la platea – accusato l’Iran (lamentando a tal proposito che il negoziato 5+1 esclude molti paesi interessati e non dovrebbe considerare solo la questione nucleare prima di normalizzare i rapporti con la Repubblica Islamica). Ha comunque sottolineato che l’emergere del fenomeno jihadista è stato favorito pure dalle azioni errate degli USA. Il suo discorso ha suscitato un certo dibattito col pubblico: tra gli altri è intervenuto anche l’ex vice-ministro iraniano Gholamali Khoshroo.

La successiva sessione plenaria ha riguardato la “Cultura della non-violenza: Tolstoj, Gandhi e l’eredità di J.C. Kapur”. La moderazione è stata affidata al co-Presidente del WPF “Dialogue of Civilizations” e professore all’Università di Notre Dame Fred R. Dallmayr. In apertura sono stati letti i messaggi del Patriarca di Mosca e di Tutte le Russie Kirill e del Ministro degli Esteri della Federazione Russa Sergej Lavrov.

Il Prof. Fred Dallmayr ha descritto i concetti di svaraj e satya graha secondo Gandhi. L’autodeterminazione (svaraj) non deve per lui stabilire un nuovo rapporto di dominazione bensì una situazione di giustizia. Lo svaraj non è solo lotta politica contro l’imperialismo ma anche etica per la democrazia. Il principio di satya graha stabilisce che si persegua la giustizia rifiutando di fare del male ma essendo pronti a subirlo se necessario.

Il primo relatore, l’ex Ambasciatore indiano Alan Nazareth, ha criticato il fatto che l’ONU, creato per evitare la guerra, sia stato utilizzato da USA, Francia e Gran Bretagna per bombardare obiettivi civili in Libia. Bisogna a suo giudizio riformare il Consiglio di Sicurezza, in particolare sulla questione dei membri permanenti.

Ravi Bhoothalingam, studioso indiano del Institute of Chinese Studies, ha ragionato su come l’opposizione nelle lingue occidentali sia espressa quale contraddizione tra due parole, mentre in sanscrito col prefisso o suffisso a una radice comune e in mandarino pittoricamente come nel simbolo del yin yang. Il carattere computazionale della lingua indiana dà ai suoi parlanti una naturale capacità nella tecnologia informatica, così come quello pittorico del mandarino predispone i cinesi all’ingegneria. Kapur, ha ricordato l’oratore, era affascinato dalle possibilità della cooperazione tra le due grandi civiltà asiatiche.

Lo studioso britannico Anthony Werner ha focalizzato il suo intervento su un’importante fonte di Tolstoj, ossia Henry George che, descrivendo gli USA nel 1870, ravvisava la contraddizione tra una nazione che diventava sempre più ricca e un numero di poveri che aumentava costantemente. George proponeva un’unica tassa sulla proprietà, equivalente al valore aggiunto che le è conferito da quanto la circonda, frutto dello sforzo della società. Ciò ha permesso all’oratore di sottolineare che il valore di mercato dipende in parte dal merito della collettività.

Alexandre Christoyannopoulos, docente alla Loughborough University, ha individuato la “regola d’oro” di Tolstoj, così come quella di Gesù, nel principio della reciprocità (fare agli altri ciò che si desidera sia fatto a sé stessi). Tolstoj pensava che tutte le religioni abbiano una moralità comune e Christoyannopoulos ha ipotizzato ch’essa si possa trovare proprio nella regola aurea della reciprocità.

Akeel Bilgrami, direttore del South Asia Institute, ha sostenuto che l’idea più fondamentale per Tolstoj e Gandhi non fosse il binomio occidentale “libertà ed eguaglianza”, bensì il vivere una vita meno alienata.

La sessione è stata chiusa da Ashis Nandy, del Centre for the Study of Developing Societies. In tutte le società, ha sostenuto, l’etica è sorretta da ragione e compassione, talvolta pure dall’estetica. L’illuminismo ha ridotto però l’etica a un frutto della sola ragione, permettendo la giustificazione dei massacri del Novecento. Tolstoj e Gandhi rifiutavano questa etica razionalista per una più tradizionale.

Nel pomeriggio si è tenuta una nuova sessione su “Ordine mondiale e politica del cambio di regime”, moderata dal Prof. Hans Köchler, presidente della International Progress Organization. Il cambio di regime dal basso può essere positivo secondo Richard Falk, professore emerito alla Princeton University e primo relatore della sessione, ma quello da fuori è sempre negativo perché riproposizione del colonialismo. Siccome ci troviamo oggi in epoca post-coloniale, esso non raggiunge lo scopo ma crea solo caos.

Aleksandr Meziaev, preside del Dipartimento di Diritto Internazionale dell’università TISBI, ha parlato in tono critico delle corti penali internazionali. Esse, secondo lui, violano le più elementari regole del diritto: gli imputati sono incarcerati anche in assenza di prove, testimoni o accuse formali (come è successo a Kenyatta e Gbagbo). Durante il processo Bemba gli avvocati della difesa sono stati arrestati. L’imputato Katanga è stato riconosciuto colpevole senza che fosse fornita una motivazione, e per accuse diverse da quelle ipotizzate dal procuratore. Le corti penali internazionali sono in realtà parti del conflitto: gli imputati sono scelti dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e gli Stati non aderenti sono costretti a rispondere ai loro trattati costitutivi. Si tratta, secondo Meziaev, di una deformazione del diritto internazionale.

Il professore Lyal S. Sunga del Raoul Wallenberg Institute of Human Rights and Humanitarian Law ha sottolineato che l’intervento può essere considerato umanitario solo se privo di interessi personali. L’intervento umanitario così configurato è non solo legittimo, ma persino obbligatorio laddove non vi siano altri mezzi per impedire a un governo di massacrare il suo popolo. Il problema sta nel valutare la genuinità delle motivazioni umanitarie.

Gli interventi occidentali sono regolarmente accompagnati da incriminazioni internazionali: così ha sostenuto John Laughland, direttore del Institute of Democracy and Cooperation di Parigi. L’etica punizionistica risale al 1914 ed è in contrasto con la tradizione, secondo cui il nemico non è un criminale ma è anzi esentato dalle normali leggi penali. Quest’etica influenza la condotta e la conclusione di una guerra, intesa esclusivamente in termini di atrocità e castigo. L’ONU secondo lo studioso britannico non è la soluzione ma il problema: non impedisce ma promuove le guerre di aggressione. L’interventismo non è scoraggiato da princìpi giuridici ma solo da fatti concreti.

Professore emerito dell’Università di Ankara, Türkkaya Ataöv ha fatto un’ampia panoramica sulle questioni internazionali odierna. In Medio Oriente e Nordafrica ritiene che democrazia e Islam non possano sopravvivere l’una senza l’altro. In Ucraina vede una crisi iniziata da USA e UE che vogliono conquistare l’intero paese all’Occidente. Ha inoltre parlato della lotta del “99%” contro il fondamentalismo del mercato.

La relazione della Prof.ssa Jane Elizabeth Kelsey (Università di Auckland) ha presso le mosse dalla tesi di Tony Anghie (2005) che il diritto economico internazionale sia uno strumento imperialista. L’agenda economica degli USA è inscindibile da quella politica. Le dispute economiche internazionali hanno premiato nel 75% dei casi gl’investitori di USA e UE, principalmente a danno di Argentina, Venezuela, Cechia, Egitto. L’Egitto è il paese con più accordi economici bilaterali che lo rendono soggetto a numerose controversie. Questi trattati stanno comunque aumentando esponenzialmente in tutto il mondo. Essi prevedono protezioni speciali per gli investitori, arbitrati internazionali segreti. Si è arrivati al punto che società acquistano e vendono i casi aperti. Nel 2013 un investitore kuwaitiano ha ottenuto dalla Libia un risarcimento per un affare cancellato: a fronte di 5 milioni di dollari in perdite dirette, ha ottenuto 935 milioni, comprensivi dei mancati profitti e dei danni morali. L’Egitto ha 22 ricorsi pendenti con richieste per 20 miliardi. Uno di essi deriva dall’aumento del salario minimo.

L’avvocato Christopher Black ha invece offerto la sua personale esperienza di difensore d’imputati presso corti penali internazionali: un’esperienza di intimidazioni, maltrattamenti e irregolarità. Per lui i tribunali internazionali sono solo strumenti di propaganda.

L’ultimo intervento è stato di David Hoile, professore alla Sudan International University. La Corte Penale Internazionale, ha ricordato, ha giurisdizione solo su 1/3 dell’umanità e dipende dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU (di cui tre membri permanenti non aderiscono al TPI ma vi deferiscono i cittadini di altri Stati). Il TPI è figlio dell’UE che lo finanzia per 2/3 e rifiuta aiuti ai paesi poveri che non vi aderiscono. Il TPI è infatti inerte rispetto ai crimini di paesi europei in Afghanistan e, malgrado l’abbondanza e varietà di denunce, apre procedimenti solo verso africani neri.

Il Forum di Rodi 2014 proseguirà fino al 28 settembre con vari incontri e sessioni.


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