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Scott Snyder e Greg Capullo per il Batman dei New 52!

Creato il 05 novembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

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Non era facile prendere le redini di , quando tre anni fa la ha reboottato tutto il suo universo narrativo facendo ricominciare ogni sua testata dal n. 1.

A partire dal 2006, infatti, e fino ai mesi immediatamente precedenti a questa rivoluzione, il demiurgo della storyline principale sul Cavaliere Oscuro era stato Grant Morrison, ideatore di un’intricata run che scavava nelle radici stesse del personaggio e della realtà che gli gravitava intorno, andando addirittura a ripescare elementi di vecchie storie dimenticate e donando loro nuovi significati.
Morrison ha concluso la sua lunga gestione dell’Uomo Pipistrello sulla testata Batman Inc., anch’essa ripartita con numerazione azzerata, ma sarebbe stato un altro l’autore principale del personaggio: Scott Snyder.
Snyder, potendo sfruttare uno scenario vergine, non sembra soffrire di sudditanza psicologica rispetto a quanto realizzato da Grant Morrison: Snyder mantiene un atteggiamento molto “iniziatico” con gli archi narrativi che elabora, nello spirito ancor più che nella sostanza, e va a toccare 3 elementi chiave del personaggio: il legame con Gotham City, il conflitto con il Joker, le origini dell’eroe.

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Il legame con Gotham City: la Corte dei Gufi

La prima, lunga run che Scott Snyder imbastisce è incentrata su una nuova nemesi per il Cavaliere Oscuro. L’idea è vincente in quanto l’organizzazione che Batman deve affrontare adotta come proprio simbolo il gufo, un animale che in natura è effettivamente un avversario del pipistrello. Ma il comun denominatore tra i contendenti appare ancora maggiore quando ci si accorge, numero dopo numero, del fatto che i Gufi siano parte integrante del tessuto di Gotham City da molti secoli.

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Lo sceneggiatore dimostra subito grande intelligenza nel cominciare il suo lavoro sul personaggio: mette in evidenza quanto il rapporto di Batman con la sua città sia importante e viscerale, mostrando subito ai lettori il peso che Gotham ha nelle storie di Batman.
La sagacia di questo progetto è ancora maggiore, considerando che sempre Morrison aveva posto l’accento su questo elemento della mitologia batmaniana, mostrando scorci del passato della città per testimoniare come la simbologia del pipistrello fosse ben radicata in Gotham, assai prima della scelta di vita di Bruce Wayne.
Non solo: mentre Morrison mostrava come la città fosse sempre stata sotto il segno del pipistrello, Snyder introduce l’idea che qualcun altro rivendichi il possesso del cuore di Gotham. I Gufi, appunto, così inseriti nel tessuto cittadino da aver avuto influenza in numerosi eventi importanti del passato.
Si mantiene quindi un collegamento tra il prima e il dopo reboot, ma laddove l’autore scozzese rivestiva queste riflessioni con una patina esoterica, Snyder rimane più razionale, e, nonostante inizialmente non manchino appigli a spiegazioni fantasiose, il tutto si riduce “solo” ad un gruppo di malviventi consolidato da intere generazioni nel luogo. La qual cosa non manca di mettere comunque i brividi nel lettore!
I Gufi, comunque, non appartengono solo al passato: sono tuttora vivi e vitali, e difatti muovono il loro più grande attacco contro colui che può essere per loro una seria minaccia. Batman, ovviamente.
I Gufi riescono a mettere le loro grinfie sul protagonista, lo imprigionano in un grottesco labirinto, lo portano sull’orlo della follia dopo averlo fiaccato mentalmente e fisicamente. In Batman #5 vediamo uno dei punti più bassi del Crociato Incappucciato, uno dei momenti in cui è al minimo storico delle sue abilità, in una situazione in cui soffre veramente.

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Ma è proprio in questo frangente che Batman può rialzarsi; è quando ha toccato il fondo, che trova le forze per riemergere. E così si prepara al maxi-evento chiamato La notte dei Gufi, dove l’atavica organizzazione emerge dagli antri oscuri per conquistare i punti-chiave della città. Un’escalation terroristica ben gestita dagli autori in gioco: coinvolgendo infatti tutte le testate inerenti a Batman e tutti gli alleati dell’eroe,

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i vari team creativi hanno potuto raccontare un’unica, lunga e perigliosa notte in cui i Gufi hanno sferrato il loro attacco definitivo alla città, con tutta la bat-family in azione per contenere questa drammatica escalation.
Il finale della saga delude le aspettative create dal complesso intreccio, ma lo scontro finale che affronta Batman è comunque carico di significato e permette di chiudere piuttosto degnamente la storia.

La run deve buona parte della sua riuscita anche alla parte grafica. Greg Capullo si dimostra infatti un ottimo partner per Scott Snyder, riuscendo pienamente col suo stile fortemente gotico a rappresentare le sensazioni messe in piazza dalla sceneggiatura.
Il suo Batman è esteticamente molto affascinante, tanto nel costume quanto nelle espressioni del viso, sempre fortemente comunicative. La bravura del disegnatore si rivela soprattutto nelle storie in cui Batman è a un passo dalla perdita della lucidità: il modo in cui Capullo realizza gli occhi del Cavaliere Oscuro, con quello sinistro più piccolo e iniettato di sangue, rende immediatamente e perfettamente lo stato d’animo in cui versa il personaggio.
Anche l’aspetto dei Gufi, la loro maschera in particolare, è un altro elemento interessante da analizzare: molto semplice, con pochi fronzoli, quella maschera bianca racchiude in sé sia il mistero che l’ambiguità che il gufo come animale porta con sé… e che certamente anche i nemici di Batman annoverano tra le loro prerogative. Agile ed elegante, è quanto basta per ispirare ansia in chi la vede.

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Il conflitto con il Joker: Morte della Famiglia

Chiusi i conti (almeno per il momento) con i Gufi, Batman deve vedersela col suo nemico per eccellenza: Joker.

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Sulle pagine dei primi numeri di Detective Comics post reboot, il pagliaccio del crimine si era visto asportare la faccia da un altro freak di Gotham, Dollmaker, nella run orchestrata da Tony Daniel. Dopodiché il Joker è sparito dalla circolazione e dalle pagine delle bat-testate, fino a quando Scott Snyder non l’ha riportato in scena su Batman #14 (edizione italiana), per aprire la nuova saga che avrebbero calamitato l’attenzione dei lettori per un’altra lunga serie di mesi.
Partiamo col dire che anche in questo caso grande merito va a Greg Capullo: da un lato continua molto bene a visualizzare Batman, dall’altro riversa grande attenzione al Joker, regalando una versione rispettosa del passato, coniugata però con elementi nuovi, dovuti al fatto che il pazzo si è dovuto riattaccare la faccia, in una sorta di metaforica rinascita che ha portato al suo ritorno in città. In questo modo il ghigno tipico del villain permane, ma in qualche modo diviene ancora più disturbante: la faccia del
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Joker assume quasi l’aspetto di una grottesca maschera, tenuta attaccata al volto da un paio di corde, e questo fa sì che non aderisca perfettamente alla testa del pazzoide.
Quest’assurdo mosaico si completa con la tenuta sfoggiata dal clown, non il solito costume violaceo ma una tuta da meccanico, che lo rende ancora più inquietante.

La trama che questi disegni servono non è meno interessante. Snyder prosegue il suo cammino di indagine dei punti cardine di Batman costruendo il suo personale confronto tra l’eroe e il pazzo. Non è una novità che il Joker sia ossessionato da Batman, ma forse stavolta come non mai ha preparato una trappola veramente complessa e articolata, che con lucida follia va a colpire gli affetti del

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giustiziere, cominciando da Alfred per arrivare ad insidiare tutti i componenti della bat-family. Il pagliaccio del crimine riesce addirittura ad insinuare nelle mente degli alleati di Batman il sospetto di aver scoperto la vera identità dell’eroe e, a cascata, anche quelle dei propri compagni d’azione.
Obiettivo del Joker è quello di creare caos e disordine, di portare crisi e dissapori nel gruppo: è questa senz’altro la maniera più subdola ed efficace per demolire una parte importante del mondo di Batman.
In un colpo solo, in un crescendo di sospetti e pericolo, Scott Snyder dice la sua sul rapporto tra Batman e il Joker e dimostra anche quanto sia importante per il Cavaliere Oscuro quella rete di alleanze che ha costruito negli anni, a dispetto della convinzione comune secondo cui l’eroe di Gotham sarebbe solitario.

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Le origini di Batman: Anno Zero

La genesi dell’Uomo Pipistrello è stata raccontata molte volte, in molti modi e in diversi media. Se a livello nazional-popolare la versione più diffusa è probabilmente quella data dal film Batman Begins del 2004, nell’ambito fumettistico rimane imprescindibile Anno Uno, di Frank Miller e David Mazzucchelli, graphic novel del 1987 dalla quale il film di Cristopher Nolan ha preso parecchi elementi.

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Una volta che si è presentata l’esigenza di narrare per l’ennesima volta le origini del personaggio come conseguenza del reboot dell’universo DC, è proprio guardando a questa celebre storia che Scott Snyder ha composto Anno Zero, che in effetti fin dal titolo cita esplicitamente il lavoro di Miller. L’autore ha ripreso quegli elementi classici alla base del mito batmaniano, fissati nella storia da Year One, come la lontananza del giovane Bruce Wayne da Gotham, le esperienze in giro per il mondo che gli hanno permesso di affinare le proprie abilità psicofisiche, la gang di Cappuccio Rosso che imperversava agli inizi di attività dell’eroe. Ma, a fianco di questi elementi, Snyder inserisce alcune significative differenze, sfruttando la nuova ambientazione temporale e le differenze che il reboot ha portato con sé.
Gli esempi più lampanti sono la presenza dello zio di Bruce, fratello della madre, a capo della Wayne Enterprise, che cerca di coinvolgere Bruce negli affari di famiglia, ma anche l’introduzione di Edward Nygma, futuro Enigmista, che fa da consulente proprio al suddetto zio.
Anche il conflitto tra Bruce e Alfred, pur non essendo del tutto inedito, viene qui acuito fino ad una rottura che, per quanto momentanea, certamente colpisce l’animo del lettore.
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Ma il punto più alto della prima rush di Anno Zero (pubblicato in Italia su Batman #23-24-25) è senz’altro nel terzo episodio, quando Bruce prende coscienza del simbolo che lo guiderà lungo il proprio percorso e con esso anche di un modus operandi più ponderato e organizzato nella sua lotta al crimine e alle ingiustizie.
La scena, nota e memorabile, in cui il giovane Wayne dichiara solennemente “Sì, padre, sarò un pipistrello”, viene ripresa anche qui, ma con una messa in scena e un’idea di fondo che la arricchiscono e la rendono ancora più incisiva: Bruce ha appena fatto il passo più lungo della gamba, confrontandosi con la gang di Cappuccio Rosso quando non era ancora preparato per competere con questi criminali, e dallo scontro ne esce pesto, spezzato nel fisico e nell’animo. Ma proprio quando sarebbe portato a rinunciare, nell’ora del dubbio, trova la forza nel ricordo del padre per portare avanti la sua missione, e il simbolo del pipistrello trova la sua origine, contemporanemente, nell’animale che entra dalla finestra e nel branco di chirotteri presenti nel buco in cui cadde da bambino. Le splendide tavole di Capullo sono un compendio fortemente evocativo per questo grumo di sensazioni che avvolgono il protagonista e che costituiscono un tassello chiave della run e della mitologia di Batman.
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Greg Capullo, quindi, si è dimostrato anche stavolta all’altezza del compito, ed è riuscito perfettamente nell’impresa: ogni tavola trasuda dedizione, quella di Batman nel poter fare qualcosa per lenire la sua disperazione e quella dell’artista nel ritrarre questo fervore giovanile. Capullo non si ferma alla soluzione più semplice, ma arricchisce le sue vignette con soluzioni sempre ficcanti: il dialogo tra Bruce e Nygma, per esempio, è compreso in una tavola a forma di spirale concentrica che rappresenta un oroboro, il serpente che si mangia la coda e simbolo dell’infinito, il che comunica perfettamente sia la forma del discorso (labirintica e per enigmi) sia il contenuto, incentrato proprio sull’oroboro.

Scott Snyder e Greg Capullo hanno lavorato di cesello per fornire ai lettori nel modo migliore la loro visione di Batman, sfruttando le caratteristiche che hanno reso celebre e conosciuto il suo mondo e l’opportunità che i New 52 hanno offerto in termini di libertà creativa.
Con grande perizia, Snyder ha selezionato e isolato le peculiarità che più gli sembravano rilevanti e intorno ad esse ha costruito nuove sfide per il Crociato Incappucciato, mettendo in difficoltà crescente il protagonista per fortificarlo sempre più. Capullo, dal canto suo, ha favorito questo lavoro con i suoi disegni, ricchi di particolari, di fascino e di inventiva.
Il risultato è una delle stagioni qualitativamente più felici per le avventure a fumetti del personaggio.

Abbiamo parlato di:
Batman #1-2-3-4-5-6-7-8-9-10-11 (per La Corte dei Gufi)
Batman #14-15-16-17-18 (per Morte della Famiglia)
Batman #23-24-25 (Per Anno Zero – Città segreta)
Scott Snyder e Greg Capullo
Traduzioni di Stefano Visinoni
RW-Lion, da maggio 2012 a marzo 2014
72 pagine, spillato, colori – € 3,50 (cadauno)

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